Kingdom Hearts III
Dopo essersi lasciato alle spalle il 2012 con Dream Drop Distance, Kingdom Hearts ha subito una brusca battuta d’arresto, complici alcuni problemi gestionali legati alla cessione di alcune licenze che avevano spinto Nomura, storico game director, a fermare i lavori, aspettando tutto il materiale necessario utile a comporre il terzo capitolo proprio come se l’era immaginato.
Mentre il tempo passava inesorabile, Square Enix ha recuperato terreno pubblicando qualche prodotto legato al franchise, realizzando per l’occasione varie versioni remix, utili a riunire sotto un’unica piattaforma le diverse opere uscite frammentate sul mercato.
Il vero e proprio accenno di passo avanti lo abbiamo potuto testare con mano nel 2017, anno in cui Nomura, con la versione 2.8, aveva pubblicato Fragmentary Passage. In questo breve stralcio di storia in cui potevamo vestire i panni di Aqua, noi giocatori potevamo finalmente ammirare quello che sarebbe potuto essere Kingdom Hearts 3, rinnovato non solo nella veste grafica ma anche in un gameplay più dinamico e accattivante.
Fino alla pubblicazione delle ultime news pubblicate nel corso dei mesi, siamo rimasti tutti più o meno in un limbo, poiché come un incredulo San Tommaso volevano avere la copia del gioco tra le mani prima di poter credere che fosse tutto vero. Kingdom Hearts 3 è finalmente arrivato ragazzi, senza trucco e senza inganno.
UROBORO
In molte avventure epiche viene utilizzato spesso il concetto di ciclicità. Molti degli eventi accaduti in passato possono ripetersi con una modalità simile, o identica a quella precedente, e alcune volte il cammino dell’eroe diventa quello di rompere lo schema degli eventi modificandone quindi la conclusione.
La storia di Kingdom Hearts segue il diagramma quasi a menadito, solo che aggiunge all’interno della formula tante piccole sfaccettature interessanti e particolari, codificate per l’occasione dagli sviluppatori in modo che lascino emergere in modo pregevole tutti gli elementi estrapolati dalla collaborazione con Disney.
Il carburante che tiene in vita questa macchina complessa è composto dai cuori, una metafora immaginata da Nomura non solo come semplice organo di vita, ma anche come vero e proprio contenitore dell'anima. Le molteplici rivelazioni nel racconto fanno affidamento proprio a questo, ed è importante che ogni giocatore esterno alla saga capisca che questo elemento ricorrente è la chiave per decodificare il filo conduttore che lega tutti i capitoli del franchise.
In merito alla storia preferiamo non dirvi veramente nulla, perché capiamo lo stato d’animo di chi appassionatamente ha seguito, aspettato e sperato sulla venuta di un capitolo in grado di portare avanti la storia (e magari concluderla, chissà).
Dai trailer mostrati in giro sappiamo tutti comunque che la storia vede nuovamente protagonisti Sora, Donald e Goofy alle prese con l’esame utile a riacquistare il potere del risveglio, valore indispensabile per avventurarsi all’interno del mondo oscuro. Il piccolo gruppo di amici cercherà di ottenere il premio (e molto altro ancora) visitando diversi mondi della Disney, ce ne sono otto per l’esattezza di cui uno è il Bosco dei 100 Acri, oltre a continuare ad allenarsi per diventare sempre più forte. D’altronde questo terzo capitolo della saga viene posto cronologicamente subito dopo Dream Drop Distance, capitolo in cui anche altri personaggi seguiranno la strada della luce alleandosi al gruppo contro Xehanort e complici vari.
I mondi Disney visitati vengono come di consueto corrotti dall’oscurità, ma questa volta i cattivi cercano di ottenere molto di più dai cuori di chi li abita, fattore che incita il giocatore (anche quello non appassionato, se dovesse esistere) ad andare avanti per scoprire qualcosa di più. L’idea di imbastire le solite storie parallele dove Kingdom Hearts cerca di affiancarsi alla vicenda di una pellicola Disney è sempre divertente, finanche interessante soprattutto quando le due cose riescono a fondersi senza troppa fatica. A differenza del secondo capitolo più corposo in termini di contenuti, i mondi presentati quest’oggi nascondono in parte attività collaterali che rendono la permanenza molto più divertente e piacevole. La costruzione dei mondi non si limita quindi allo svolgimento naturale delle attività legate alla storia, ma permette ai giocatori di correre alla ricerca di tanti extra che spaziano dal semplice ritrovamento dei tesori al fotografare loghi di Topolino segreti per ottenere ricompense in più.
Oltre ai mondi Disney il giocatore avrà la possibilità di esplorare diversi luoghi legati al franchise, ma non vi diciamo davvero altro per non rovinarvi alcuna sorpresa.
DINAMISMO PURO
Il gameplay del gioco ha subito notevoli evoluzioni nel corso del tempo, non solo sfruttando la potenza di calcolo delle piattaforme su cui è stato prodotto, ma soprattutto sfruttando tutta una serie di meccaniche particolari capaci di rendere il combattimento tanto frenetico quanto spettacolare.
Oltre al semplice attacco fisico o magico, Sora può accedere a una serie di comandi situazionali pensati per accelerare il combattimento ma anche per renderlo un pelino più strategico. La funzione di attacco viene supportata, dopo un numero di combo sequenziali messe a segno, dal comando fusione, pensato ideologicamente per seguire le caratteristiche base del Keyblade utilizzato per l’occasione. Questo particolare comando può rendere Sora letale nel momento in cui la sequenza di colpi viene portata a segno con intelligenza, soprattutto perché la medesima può sommarsi a tanti altri comandi situazionali creati per l’occasione.
Le possibili combinazioni di attacchi a cui può accedere il protagonista spaziano su diversi livelli di approccio, variabile a seconda dello stile di gioco che il giocatore vuole impostare nel corso del combattimento. Alla fine di ogni sequenza è possibile lanciare una potente mossa, che può comprendere magie, giostre ispirate a Disney World (comando Attrazione) e attacchi devastanti su lungo raggio. Sora possiede anche la capacità di sfruttare colonne o superfici adatte grazie al Fluimoto, un potere che se usato doverosamente concede di intervallare il posizionamento sul campo, effettuando al contempo attacchi chirurgici pronti a farvi uscire da situazioni piuttosto caotiche. Infine i membri del gruppo che accompagna il protagonista possono utilizzare comandi situazionali dedicati, che prendono libera ispirazione da ogni individuo appartenente alle saghe Disney coinvolte nel gioco.
Il primo difetto del gioco emerge su come sono state giustificate le difficoltà (Easy, Normal, Hard) dato che accedendo alla categoria di mezzo il prodotto appare comunque fin troppo facile e dannatamente poco impegnativo. Dall’officina Moguri è possibile potenziare i Keyblade, ma dovrete trovare degli oggetti rarissimi utili allo scopo.
Graficamente il gioco ha lavorato egregiamente sulla console di prova (Xbox One), mantenendo quasi sempre stabile il framerate su 60 fotogrammi al secondo, scalando soltanto nei passaggi fra gameplay e cutscene. I colori vivaci dei mondi, ora molto più ampi che in passato, lasciano spazio a un perfetto coinvolgimento a livello di texture e dettagli, che nel caso specifico completano l'opera con una perfetta colonna sonora e un doppiaggio, come sempre, lavorato ad hoc nei minimi particolari.
EXTRA PER TUTTI I GUSTI
Il naturale svolgimento della storia, come scritto poco sopra, viene naturalmente accompagnato dalla presenza di tantissimi mini-giochi pensati per diversificare l’offerta e renderla più longeva. Il mondo di Toy Story offre la possibilità di giocare all’interno di un videogioco di successo chiamato Verum Rex, oppure il regno di Corona regala a Sora la possibilità di destreggiarsi nella piazza cittadina ballando la Danza del Sole. Insomma, le attività sono moltissime e non vi neghiamo che passerete anche qualche piacevole ora a solcare i mari insieme a Jack Sparrow alla ricerca di tesori nascosti, mentre se volete un po’ di calma c’è sempre il mondo dei 100 Acri, dove l’unico passatempo disponibile è quello di aiutare Tappo a sistemare il giardino, grazie a un gioco molto simile al vecchio Puzzle Bubble.
L’insieme di attività collaterali continua ad ampliarsi a Crepuscopoli, dove un piccolo chef ha deciso di aprire un bistrot. Trovando degli ingredienti perduti nei mondi esplorati di gioco, potremo infatti decidere di andare ad aiutare a cucinare il nostro amico ratto, preparando così deliziosi piatti da usare in battaglia per ottenere caratteristiche extra.
In Kingdom Hearts 3 ha fatto ritorno anche la GummyShip, navicella fantastica creata ad hoc per affrontare i viaggi nello spazio tra i mondi che però oggi, a differenza del passato, viene creato sotto forma di open-world. Grazie alla nostra astronave possiamo esplorare queste porzioni di gioco alla ricerca di progetti extra da usare nel garage di costruzione, scontrandoci perfino con gruppi di navicelle Heartless molto potenti che potranno essere sconfitte solo usando un po’ di intelligenza e tanti riflessi. Oltre ai progetti utilizzabili nel garage, l’astronave potrà salire di livello sbloccando un valore necessario, in sede di costruzione, a montare tanti componenti al fine di realizzare il vostro pezzo unico in equilibrio tra potenza di fuoco e manovrabilità. Anche in questo caso abbiamo notato un livello di sfida non eccessivamente alto, fattore che spingerà i più temerari a iniziare il gioco sin da subito a difficoltà più elevata.
La presenza del Gummifono, praticamente il cellulare di Kingdom Hearts, vuole chiaramente strizzare l’occhio alle generazioni di oggi, lanciando per l’occasione una modalità fotografia basica pensata per ottenere oggetti extra facendo delle foto particolari (richieste dei Moguri o simboli di Mickey). Il piccolo smartphone ha anche al suo interno l’intero grillario presente nelle precedenti avventure, oltre a una serie di mini-game ispirati alle vecchie glorie che potranno essere trovati in alcuni forzieri segreti sparsi per i mondi. Anche se l’aggiunta può sembrare scontata, viene comunque adattata perfettamente al contesto, acquistando comunque un valore aggiunto.
Come ultimo difetto, passateci il termine, è doveroso segnalare la presenza di un’incredibile quantità di cutscene che da un lato servono allo scopo di spiegare tutto lo spiegabile (o quasi) ma dall’altro rischiano di rompere troppo il ritmo tra un combattimento e l’altro.