Kona

di Roberto Vicario

Dopo una prima release su Steam in early access, arriva anche su console il primo di quattro episodi sviluppati dal team Parabole. Siete pronti a gettarvi nella lande innevata del Canada? Allora armatevi di giubbotto pesante e salite in macchina…ci aspetta un mistero da risolvere.

Il fragore della neve

1970. Carl fa l’investigatore privato e viene chiamato per un caso ad Atamipek, nel cuore del Quebec. A chiamarlo è stato un certo Signor Hamilton, uno straniero che una volta arrivato nella cittadina ha deciso di impossessarsi di gran parte delle proprietà locali, tra cui una miniera che ha volontariamente deciso di riaprire.

Mentre si reca verso l’appuntamento Carl subisce un incidente in auto e, dopo aver ripreso i sensi, si trova circondato da una bufera di neve. Come si è potuti passare da una tiepida giornata d’autunno ad una gelida bufera di neve invernale? Questa è solo la prima di tante domande a cui, il nostro protagonista, dovrà trovare una risposta.

Non temete, raccontato così, Kona potrebbe assomigliare al classico walking simulator in cui il contesto narrativo è l’unico sprono che ti porta a proseguire nell’avventura. Il titolo dei Parabole è invece un prodotto che punta ad offrire un’esperienza leggermente più sfaccettata in cui la scoperta si mischia alla risoluzione di enigmi, misteri e alla sopravvivenza vera e propria.

Arrivati all’emporio della città il signor Hamilton viene trovato morto e tutti gli abitanti della città sembrano scomparsi. Questa sarà solamente la prima di tante domande a cui dovremo cercare di dare una risposta. Per farlo dovremo muoverci all’interno di una mappa non vastissima, ma comunque esplorabile sin dall’inizio nella sua totalità.

Man mano che ci addentreremo all’interno delle varie abitazioni, sul nostro taccuino verranno annotare scritte e foto (il nostro investigatore possiede una splendida Polaroid!) che ci serviranno per risolve i tanti “mini” casi che porteranno a galla il vero problema, confluendo poi in un finale che (onestamente) non ci ha particolarmente soddisfatto.

Il gioco offre anche diversi spunti survival. Carl ha tre elementi da tenere sempre sotto controllo: salute, calore e stress. Il primo è la nostra vita e, una volta scesa a zero, decreta il game over; il secondo tiene conto della nostra temperatura corporea e, scesa sotto lo zero, ci porterà alla morte. Per poterci riscaldare dovremo avvicinarci a dei fuochi, ed evitare di passare troppo tempo all’aperto. Infine, lo stress riduce e rende meno precisi i nostri movimenti.

A questi elementi si aggiungono poi tutta una serie di elementi di crafting, in cui dovremo cercare oggetti utili a realizzare cose che ci serviranno per le più disparate necessità: dalla semplice creazione di un fuoco, a strumenti più complessi e magari utili per completare qualche enigma.

Peccato che tutto prosegue in maniera lineare, limitandosi ad un “cerca nel punto A e porta tutto nel punto B”, e mettendo nel mezzo l'elemento del freddo (ma particolarmente pericoloso) e la presenza di lupi che rappresentano l'unico elemento "action" del tiolo.

Diciamo peccato perché in quanto ad atmosfera Kona non è per nulla malvagio, anzi. Le lande canadesi innevate, il fragore ovattato della neve, la sensazione di solitudine e molte altri sensazioni, sono pienamente percepibili e si trasformano in un tratto caratteristico del titolo. Se quindi da un certo punto di vista il carisma non manca, dall’altra troviamo lacune non solo sotto l’aspetto puramente di gameplay, ma anche nella componente tecnica.

Una bufera da rivedere

Se infatti il gameplay rimane comunque un fattore molto soggettivo,e che a molti potrebbe non pesare, meno opinabile è la componente tecnica. La realizzazione della tempesta di neve è l’unico elemento che riesce a salvarsi e, per quanto centrale all’interno della storia, non è sufficiente a far chiudere un occhio su tutto il resto. Alcune texture sono parecchio insufficienti, così come una serie di animazioni che non ci hanno decisamente convinto. Tragici invece i tempi di caricamento: improvvisi, lunghi e in grado unicamente di frammentare un gioco che si basa principalmente sull’atmosfera. Sotto questo aspetto non ci sono appigli alla quale potersi aggrappare: bisognava fare di più.

Meglio la componente audio con un narratore onnisciente piuttosto valido e doppiato molto bene in inglese ,così come una colonna sonora, curata dal gruppo folk canadese CuréLabel. Il gioco, per chi non conosce la lingua inglese, è comunque doppiato in lingua italiana.