L.A. Rush

di Andrea Casetti
Immaginate di essere un noto asso del volante di Los Angeles, che si è costruito una fama non da poco a suon di vittorie in corse clandestine. Immaginate inoltre di aver accumulato un gruzzolo tale da potervi acquistare una splendida villa, con tanto di garage gremito di vetture sportive, muscle cars, SUV e quanto altro. Immaginate infine di ricevere una sgradita visita da parte di ignoti (non troppo, a dire il vero: il mandante della visita è Lidell Rey, un vostro rivale) che vi ripuliscono il garage. In assenza di prove vi resterebbe una sola cosa da fare: rispolverare i guanti da gara, riprendere in mano il volante del primo catorcio che avete posseduto, partecipare a gare clandestine e portare a termine missioni di vendetta in stile Driver.


Los Angeles
Quella appena raccontata è sostanzialmente la trama di questo L.A.Rush (LAR, da qui in poi), che si colloca in quella miniera d'oro rappresentata dai titoli di corse clandestine. In questo caso avrete a vostra disposizione la sterminata Los Angeles, con tanto di collina di Hollywood, quartiere di Beverly Hills, molo con ruota panoramica eccetera, percorribile sia di giorno che di notte e gremita di vetture facenti parte il traffico cittadino nonché di volanti della polizia piuttosto suscettibili alle vostre scorribande.
A suggerirvi l'antipatia dei tutori dell'ordine nei vostri confronti ci penseranno delle stellette in stile GTA, da cui LAR ha ereditato sia l'esecuzione di spettacolari slow-motion con visuale esterna in occasione dei salti più importanti, che la possibilità di girovagare liberamente per la città alla ricerca di eventi nascosti o più semplicemente di percorsi di gara alternativi.

Minestrone di idee
Pur presentando diverse analogie con il capolavoro firmato Rockstar, LAR non disdegna di strizzare l'occhio a serie altrettanto famose. Di chiara ispirazione Burnout-iana sono infatti le visuali utilizzate in occasione degli incidenti, così come di Driver-iana memoria appare lo stile di alcune missioni di guida. Riconducibile infine alla serie Midnight Club la struttura di gara vera e propria, con tanto di checkpoints da attraversare possibilmente per primi.
Il gioco include 36 auto comprensive di licenza (tra cui figurano Subaru, Saleen, Nissan, Mitsubishi, Buick, Chevrolet e Cadillac), più 20 prototipi ideati dalla fantasia degli sviluppatori, tra sportivissime, SUV e muscle cars. Ciascuna vettura è esteticamente danneggiabile, mentre le prestazioni non subiranno minimamente la vostra aggressività al volante. Anche le ambientazioni possono risentire della vostra guida spericolata: lampioni, steccati, auto parcheggiare e quanto altro potranno essere travolti, lasciando così alle spalle il segno del vostro passaggio, come il solo Attila sapeva fare.


Assente ingiustificata: la velocità
Graficamente il gioco si assesta su livelli poco più che discreti: le auto in vostro possesso sono ben realizzate, con un buon modello di gestione dei danni. Anche le ambientazioni sono piuttosto ben curate, mentre a lasciare un po' perplessi è la realizzazione delle auto del traffico, forse un po' troppo povere dal punto di vista dei poligoni.
Ciò che però realmente latita in LAR è la sensazione di velocità che dovrebbe contraddistinguere un titolo arcade come questo, palpabile solo grazie all'effetto di distorsione dovuto al NOS, peraltro il peggiore visto sinora. Per il resto il gioco sembra praticamente fermo, anche a causa del frame rate fisso a 30 fps che certo non aiuta a dare sensazioni maggiormente positive.
Se a tutto ciò si aggiungono un vistoso fenomeno di pop-up e degli effetti particellari poco più che mediocri si capisce come il comparto grafico di questo LAR sia incapace di stupire.

Difficile o frustrante?
I problemi sopraelencati non sono purtroppo gli unici palesati da LAR, che propone un livello di difficoltà elevato, non tanto per le capacità di guida degli avversari bensì a causa del fatto che tutto è organizzato contro di voi: il traffico in primis è pre calcolato e posizionato giusto per far schiantare voi (e solo voi), magari a 200 metri dall'arrivo. Anche gli scontri con gli altri piloti vi vedono in netto svantaggio: bene che vada vi faranno esibire in un testacoda, ma potrete anche essere protagonisti del classico incidente, mentre la vettura guidata dalla CPU proseguirà indenne la sua corsa.
A tutto questo si aggiunge poi un posizionamento quanto meno infelice dei checkpoint, che vi costringeranno il più delle volte a fare dietro front nel tentativo di "riprendere la pista" (facendovi così perdere un'infinità di tempo), e soprattutto un sistema di gestione dei crediti a dir poco irritante che, oltre a richiedervi un enorme esborso di quattrini sia per l'acquisto di un auto che per l'iscrizione ad una gara, vi obbligherà a ripetere più volte lo stesso tipo di corsa al fine di evitare la perdita di ingenti somme di denaro. E non sarà nemmeno possibile utilizzare trucchetti come riavviare la console, in quanto all'inizio della gara vi verrà prelevata la cifra convenuta, quindi verrà effettuato il salvataggio automatico. In soldoni, in caso di riavvio, la gara è considerata persa.


Sepolto
Anche nel caso in cui siate arrestati dalla polizia vi toccherà sborsare dei soldi, ma per fortuna la somma non è eccessiva e, soprattutto, capita di rado di essere beccati. Quindi spesso e volentieri vi ritroverete a dover gareggiare (più e più volte di fila) nell'unica gara a iscrizione gratuita al fine di racimolare qualche soldo in vista di competizioni più impegnative, per poi perdere i soldi e ricominciare daccapo.
In conclusione, questo LAR non riesce a convincere a causa della parte più importante di un gioco, il gameplay: la frustrazione si farà sentire ben presto, togliendovi ogni motivazione ad affrontare le 30 missioni e le varie gare per sbloccare le auto nascoste. Si tratta del classico esempio del fatto che non basta mettere assieme un buon numero di idee collaudate per realizzare un prodotto valido.