ATARI 2600+: recensione dell'ultima mini-console... che è stata la prima ad entrare nelle case dei giocatori.
ATARI 2600+ è l'ultima mini-console che riporta nelle case di tutto il mondo la storica piattaforma degli anni '80
L’ATARI 2600 è forse la prima console casalinga con un successo worldwide – non la prima a cartucce e nemmeno la prima in senso assoluto – ma così famosa che il nome comune di console negli anni ’80 si diceva ATARI, come negli anni ’90 Nintendo e PlayStation… da quando esiste. Tutti ne volevano una in casa e nel film Blade Runner si pensava che il futuro non avrebbe avuto solo le auto volanti, ma anche la mega-corporazione di quest’ultima azienda… cosa che, come ovviamente avrete notato, non avvenne (però per le auto volanti ci siamo vicini).
Il Nintendo Mini Nes è stato l’apripista di una marea di piattaforme che possono avere senso, anche solo dal punto di vista collezionistico, in alcuni casi anche sul fronte di riscoperta di alcune gemme del passato o alcune pessime idee buttate lì, tanto per mettere un pezzo di plastica in un negozio, anche se comunque è indicativo, in un mondo votato al cloud, quanto per il pubblico ancora abbia senso il prodotto fisico a livello feticistico.
L’ATARI 2600+ nasce probabilmente in modo tardivo, ma con la volontà di sfruttare l’onda lunga della retro-mania, ma nel mix di voler fare troppa economia e avere buone idee… qualcosa si è incastrato. Partiamo subito dalla più cattiva delle domande: ha senso oggi giocare ai titoli per una piattaforma di quarant’anni fa? Francamente, purtroppo, no. Anche i più datati tra i nostri lettori (di cui io faccio parte) converranno che c’è un limite anche alla memoria e vedere quattro pixel su schermo, lievemente più evoluti di Pong – sapevate che nella mente del suo ideatore (Nolan Bushnell) il 2600 nasce con la volontà di portare quel gioco, il primo della storia, per cabinato, nelle case di tutto il mondo? – oggi, non si può proprio vedere.
Il sistema poi non è prettamente una riproposizione realizzata pedissequamente, le dimensioni sono inferiori di circa il 20% e nel suo cuore batte un emulatore. La parte migliore di tutto ciò è la compatibilità con le cartucce originali comprese nei suoi due successori, ovvero il 5200 e il 7800, se andate poi sul sito di Atari troverete le indicazioni di quali titoli siano compatibili e quali no.
Nella confezione troviamo, oltre alla console, ad un cavo HDMI, un cavo di alimentazione - senza alimentatore -, una cartuccia multi-gioco e un joystick.
La “meccanica” prevede l’inserimento della cartuccia, attendendo che il sistema estragga la rom e venga emulata dal sistema. Di per sé non funziona male, anzi, seppure avere un menù con un briciolo di grafica non sarebbe stata una cattiva idea, così come avere delle rom caricate in memoria – perché non metterle tutte dato che non hanno appeal commerciale? –, ma soprattutto tra le cose esteticamente belle da vedere all’accensione (leggasi nessuna, a parte il logo Atari) offerte dal sistema operativo, si è speso del tempo per prevedere un’assurda scelta di offrire 16:9 (che rovinano l’immagine e basta) e i classici 4:3.
Dei dieci giochi presenti molti di questi sono per due giocatori – ma se vorrete il secondo joystick ve lo dovrete comprare a parte – moltissimi sono anacronistici e senza un briciolo di logica nel 2023… si salva solo il super-classico Missile Command, ma nella sua totalità è un'offerta davvero striminzita.
Proseguendo una pessima tradizione delle altre mini-console di cavi di collegamento dei pad e alimentazione sono iper-corti – impensabile l’idea di giocare attaccati alla TV con un joystick iper-corto – per quanto comunque l’estetica abbia mantenuto immutabile la propria forza.
In definitiva quindi si può dire che l’effetto nostalgia non abbia funzionato del tutto. Chi è un aspirante giocatore di Atari 2600 si ritrova una capsula del tempo semi-vuota con la quale (non) riuscirà a fare quasi nulla, se non lo sparuto numero di titoli inizialmente inclusi; chi è già un possessore e amante dell’originale si ritrova poco materiale per godere di qualcosa di nuovo – filmati, manuali, memorie, tanti giochi… nulla – per qualcosa che non è stato graziato nemmeno dal tempo, come lo era tutto ciò che ha vissuto le ere successive, quindi, purtroppo, è un “nì”.