L.A. Noire

di Roberto Vicario

A distanza di sei anni dalla sua uscita originale, L.A. Noire è ancora oggi un titolo unico nel suo genere. Un’esperienza ludica incredibilmente viva e pulsante; lucida nel voler descrivere i volti opposti della Los Angeles in piena “golden age”, all’interno di un contesto narrativo che trasuda “hard boiled” fin dai primi secondi di gioco.

Team Bondi, responsabile originale del progetto, è stata ingiustamente smantellata e quasi “dimenticata”; eppure, nonostante i difetti che ancora oggi permangono, L.A. Noire si porta in dote uno stile narrativo innovativo e soprattutto una delle migliori implementazioni di mappatura facciale.

Ma per coloro che non hanno avuto il privilegio e la fortuna di giocare questo titolo, Rockstar ci propone una versione riveduta e corretta per Xbox one (X) e PS4 (Pro), ma soprattutto Switch; versione che andiamo ad analizzare proprio in questa quick review.

Sunshine over Hollywoodland

La storia non è cambiata di una virgola, ma semplicemente offerta con un succulento contorno composto dai DLC rilasciati in seguito all’uscita originale. Torniamo quindi a vestire i panni di Cole Phelps, eroe di guerra tornato a Los Angeles per entrare nell’LAPD. Cole è un personaggio con cui è difficile non entrare in empatia. Il classico reduce che punta a diventare un eroe buono e pulito, ma così ostinato da venir contaminato dal male che infetta una città tanto affascinante quanto pericolosa. Vivremo così l’escalation di Phelps all’interno dei vari di dipartimenti della Polizia che, come nell’inferno di Dante, porta a situazioni sempre più corrotte e oscure.

Per dimostrare le nostre abilità di detective dovremo analizzare le prove con cura, scovarle sulle scena del crimine e interrogare i sospettati. Il tutto all’interno di un sistema che ancora oggi funziona così bene grazie alla sua unicità. I difetti originali sono ancora presenti, a partire da un sistema di combattimento tutt'altro che valido, e quello di shooting che sembra quasi accessorio.

C’è però una vera esaltazione della parte investigativa, con gli interrogatori che sono il cuore pulsante dell'esperienza ludica. Le espressioni facciali sono ancora oggi validissime, e scrutare ogni singola smorfia (volutamente accentuate nella recitazione) sarà fondamentale per indirizzare le domande da porre al sospettato o al testimone.

Il trittico “Verità, dubbio e menzogna” è stato sostituito da un più contestualizzato “asseconda, forza e accusa”, in modo da rendere più coerenti le affermazioni o i quesiti; mentre durante la fase di esplorazione ed indagine, l’uso del rumbe HD dei joy-con di Switch sarà fondamentale nella raccolta delle prove e degli indizi.

E su Switch?

Su Switch il gioco offre due anime differenti. Una sorta di Dottor Jekyll e Mr.Hide. In versione portatile, nonostante il peso degli anni si senta, riesce ad essere un titolo fluido e piacevolissimo, con la positivissima aggiunta dei controlli touch; al contrario, una volta messo all’interno della dock station, L.A. Noire mostra il fianco a tutta ad una serie di incertezze abbastanza percettibili: aliasing, pop-up e un frame rate che in alcuni momenti rallenta vistosamente (fortunatamente non sono così frequenti). Un'opera quindi riuscita a metà, che nonostante i difetti che per dovere dobbiamo menzionare, rimane pienamente godibile.

Nulla da segnalare invece sotto l'aspetto puramente audio, con il già ottimo doppiaggio in lingua inglese, e i sottotitoli per colo che non masticano la lingua della Regina. La colonna sonora spazia poi su una serie di pezzi contaninati dal jazz, che faranno sicuramente la gioia di tutti gli appassionati.