La Tigre e il Dragone

di Loris 'Berryvox' Berardi

Spesso molti giochi pur non essendo tecnicamente perfetti hanno sbalordito il mondo dei videogiochi per la loro giocabilità, ovvero per il modo in cui il giocatore poteva apprendere più o meno facilmente i comandi e come questi poi si interfacciavano col gioco stesso. "La Tigre e il Dragone" non è altro che un picchiaduro 3D a scorrimento, dove una volta battuti tutti i nemici o dopo aver svolto una determinata azione si può procedere oltre nel livello fino ad arrivare a un boss o comunque a un personaggio più forte(capirai!)dei soliti nemici, da battere per superare il livello e affrontare quello successivo. La linearità di questo titolo è paragonabile a quella di un'autostrada di pianura! Ogni cosa è palesemente scontata e procedere all'interno del gioco risulterà noioso dopo pochissimo tempo, la meccanica di gioco si basa su una logica tipica dei picchiaduro a scorrimento dei primi anni 90(Golden Axe per esempio). Basterà infatti uccidere tutti i nemici presenti nelle vicinanze per far accendere due fiaccole che indicheranno la via da seguire per procedere nel gioco e far sì che la trama prenda forma. I controlli del gioco penalizzano ulteriormente la giocabilità poiché spesso risultano imprecisi(particolarmente il salto) e quindi non sempre sarà possibile effettuare quello che ci verrà richiesto al primo colpo. Ad esempio ad un certo punto del gioco ci verrà richiesto di effettuare delle parate combo per "sconfiggere" un boss di fine livello.

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Le parate verranno eseguite in modo esemplare finché il nostro personaggio sarà in linea perfetta con l'avversario, basterà anche involontariamente spostarsi di un minimo e non essere più in linea col nemico che questi ci colpirà causandoci dei danni non indifferenti. Per ciò che riguarda lo sviluppo del personaggio la Genki ha pensato bene di utilizzare un metodo che ricorda molto i GDR, infatti i vari protagonisti sconfiggendo i nemici e avanzando all'interno del gioco acquisiranno esperienza e quindi aumenteranno di livello, così come i loro punti ferita e le loro abilità sia con la spada sia a mani nude.
L'iniziativa di impostare i progressi dei personaggi in questo modo è molto interessante, ma non è ben supportata e sfruttata dal gioco stesso, quindi non preoccupatevi se questo parametro del gioco non vi coinvolgerà più di tanto poiché è presente come idea di fondo ma è astratto per quanto riguarda l'effettiva messa in pratica e la conseguente influenza che dovrebbe aver avuto sul gioco è nulla o quasi. Sulla lista dei difetti va aggiunta un'altra cosa abbastanza gravosa e mi riferisco alla risposta dei nemici alle nostre percosse e azioni. Oltre ad emettere suoni a dir poco sgradevoli un nemico colpito effettuerà sempre le solite movenze, ma quello che da' più fastidio e che questi movimenti possono essere ripetuti da più nemici colpiti in serie nella stessa identica maniera(proprio come accadeva in Golden Axe!). In pratica se durante un combattimento colpiremo due o più nemici insieme li vedremo sbilanciarsi, muoversi e piangersi addosso nello stesso identico modo, per questo motivo poi è praticamente impossibile distinguere i nemici, ma di questo si è già discusso in precedenza.

La longevità di questo titolo va essenzialmente ricondotta alle capacità di sopportazione del giocatore, potreste reputarlo finito anche dopo un paio di checkpoint(e non vi perdereste nulla di speciale) mentre se il senso del dovere vi spingerà a concluderlo vi renderete conto che comunque non avete di fronte un gioco molto longevo.
Il gioco avrà all'inizio un'unica modalità giocabile, quella della storia, impostata su un livello unico di difficoltà. Jen sarà la prima protagonista a scendere in campo, una volta terminato il gioco con lei lo stesso "andrebbe" ripetuto per gli altri personaggi, dove l'azione rimane invariata a dimostrazione di quanto la Genki si sia impegnata per dare un po' di rigiocabilità a questo titolo. Insomma lo stimolo a rigiocare l'avventura, la stessa medesima, con gli altri personaggi( Shu Lien, Mu Bai e Lo) non sarà di certo altissimo ed è comprensibile che sia così.

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