Layers of Fear
La rappresentazione del male avviene sempre tramite mezzi non convenzionali. Imbrigliare però la potenza di questa entità per trasformarla in un prodotto seducente non é mai facile, soprattutto perché l'utenza finale ricerca sempre più spesso un'esperienza carica non solo di sensazioni forti, ma anche di elementi coinvolgenti. Ed il nuovo titolo edito dagli sviluppatori di Bloober Team rispecchia fedelmente queste esigenze, creando un ottimo mix scenico tra ambientazione e storia narrata.
In Layers of fear ci troveremo a vestire i panni di un pittore maledetto rivivendone, almeno in parte, il doloroso e traumatico passato attraverso il ritrovamento di una significativa sequela di documenti lasciati in giro per gli ambienti a mò di briciole di pane. Una selva oscura che rivela l'enorme disagio schizofrenico provato dal protagonista, alternando luoghi luminosi ed accoglienti ad ambienti claustrofobici tenebrosi e disturbanti, che molto spesso ci faranno girare in tondo come all'interno di un labirinto, avvertendo continuamente la sensazione di essere osservati da qualche terribile fiera. Non vi sveliamo altri elementi riguardo alla trama, come al solito, per evitarvi sorprese o snaturarvi l'esperienza una volta preso in mano il titolo in questione.
Partendo quindi dal laboratorio di pittura, il nostro alter ego comincerà la discesa verso il baratro perverso del suo inconscio, mostrando la natura perturbante di una condizione di angoscia, che si manifesta quando, attraverso gli occhi del giocatore, viene posto al cospetto di una ripetizione automatica di una stessa situazione. La rottura di questo meccanismo avviene tramite l'interruzione del loop mentale, che in questo caso viene tradotto con l'utilizzo intelligente dei quadri all'interno dell'ambientazione. I soggetti spesso antropomorfi delle opere artistiche sono perfetti per creare un forte senso di opprimenza e disagio, assistito alla perfezione da una colonna sonora certosina e ricca di pathos, la quale riesce a trasmettere le giuste emozioni all'interlocutore sfruttando intelligentemente i “jump scares”, con intervalli metodici tra silenzio e rumori sempre più forti.
Le tecniche sfruttate da Layers of Fear sono quelle basilari delle avventure grafiche ad esplorazione, dove l'unica interazione attuabile é quella verso i canonici oggetti di interesse, identificabili mediante il cambio dell'icona apposita sullo schermo. Molte lettere e documentazioni le troverete all'interno dei posti più improbabili, ma la loro lettura -fondamentale suggeriamo noi- non annoierà i giocatori, vista la completa localizzazione in lingua italiana.
Navigare nelle tetre acque stigee di questo Layers of Fear non sarà certo facile, ma la cura con cui é stato confezionato il gioco aiuta il giocatore nell'impresa di procedere fino in fondo, seguendo il cammino preimpostato dalla narrazione. Qualche bivio é percorribile al fine di ritrovare qualche goodies extra, ma la maggior parte delle volte sarà il gioco stesso a spingervi verso la giusta direzione, suggerendovi inoltre la presenza di qualche oggetto di trama per mezzo di alcune voci spettrali, che ronzeranno nella vostra testa sempre più forti a seconda della vostra vicinanza.
Su console PlayStation 4, dove abbiamo testato il gioco, questo espediente avviene mediante l'altoparlante presente sul controller. consigliatissimo comunque l'utilizzo di un paio di cuffie di buona fattura, visto che l'intera esperienza poggia i suoi punti di forza proprio sulla colonna sonora.
Un'area ancora più oscura però é riuscita lo stesso ad emergere durante la nostra sessione di gioco, rappresentata da una mancanza quasi totale di enigmi o grattacapi di un certo peso, che magari avrebbero diluito l'opera con qualche espediente più attivo.
Questa passività di fronte alla narrazione potrebbe non aiutare i giocatori che cercano esperienze più dinamiche e, in questo senso, é giusto avvisarvi anticipatamente di questo tallone d'Achille, al fine di poter effettuare un acquisto ponderato su tutte le piattaforme su cui é distribuito il gioco.
Un pittore ed il suo mondo distorto
In Layers of fear ci troveremo a vestire i panni di un pittore maledetto rivivendone, almeno in parte, il doloroso e traumatico passato attraverso il ritrovamento di una significativa sequela di documenti lasciati in giro per gli ambienti a mò di briciole di pane. Una selva oscura che rivela l'enorme disagio schizofrenico provato dal protagonista, alternando luoghi luminosi ed accoglienti ad ambienti claustrofobici tenebrosi e disturbanti, che molto spesso ci faranno girare in tondo come all'interno di un labirinto, avvertendo continuamente la sensazione di essere osservati da qualche terribile fiera. Non vi sveliamo altri elementi riguardo alla trama, come al solito, per evitarvi sorprese o snaturarvi l'esperienza una volta preso in mano il titolo in questione.
Partendo quindi dal laboratorio di pittura, il nostro alter ego comincerà la discesa verso il baratro perverso del suo inconscio, mostrando la natura perturbante di una condizione di angoscia, che si manifesta quando, attraverso gli occhi del giocatore, viene posto al cospetto di una ripetizione automatica di una stessa situazione. La rottura di questo meccanismo avviene tramite l'interruzione del loop mentale, che in questo caso viene tradotto con l'utilizzo intelligente dei quadri all'interno dell'ambientazione. I soggetti spesso antropomorfi delle opere artistiche sono perfetti per creare un forte senso di opprimenza e disagio, assistito alla perfezione da una colonna sonora certosina e ricca di pathos, la quale riesce a trasmettere le giuste emozioni all'interlocutore sfruttando intelligentemente i “jump scares”, con intervalli metodici tra silenzio e rumori sempre più forti.
Le tecniche sfruttate da Layers of Fear sono quelle basilari delle avventure grafiche ad esplorazione, dove l'unica interazione attuabile é quella verso i canonici oggetti di interesse, identificabili mediante il cambio dell'icona apposita sullo schermo. Molte lettere e documentazioni le troverete all'interno dei posti più improbabili, ma la loro lettura -fondamentale suggeriamo noi- non annoierà i giocatori, vista la completa localizzazione in lingua italiana.
L'ambientazione che suscita interesse
Navigare nelle tetre acque stigee di questo Layers of Fear non sarà certo facile, ma la cura con cui é stato confezionato il gioco aiuta il giocatore nell'impresa di procedere fino in fondo, seguendo il cammino preimpostato dalla narrazione. Qualche bivio é percorribile al fine di ritrovare qualche goodies extra, ma la maggior parte delle volte sarà il gioco stesso a spingervi verso la giusta direzione, suggerendovi inoltre la presenza di qualche oggetto di trama per mezzo di alcune voci spettrali, che ronzeranno nella vostra testa sempre più forti a seconda della vostra vicinanza.
Layers of Fear é come un libro da cui non ci si vuole staccare prima di aver visto la fine
Su console PlayStation 4, dove abbiamo testato il gioco, questo espediente avviene mediante l'altoparlante presente sul controller. consigliatissimo comunque l'utilizzo di un paio di cuffie di buona fattura, visto che l'intera esperienza poggia i suoi punti di forza proprio sulla colonna sonora.
Un'area ancora più oscura però é riuscita lo stesso ad emergere durante la nostra sessione di gioco, rappresentata da una mancanza quasi totale di enigmi o grattacapi di un certo peso, che magari avrebbero diluito l'opera con qualche espediente più attivo.
Questa passività di fronte alla narrazione potrebbe non aiutare i giocatori che cercano esperienze più dinamiche e, in questo senso, é giusto avvisarvi anticipatamente di questo tallone d'Achille, al fine di poter effettuare un acquisto ponderato su tutte le piattaforme su cui é distribuito il gioco.
Layers of Fear
7.5
Voto
Redazione
Layers of Fear
Layers of Fear é da considerarsi un viaggio nell'inconscio, un'esperienza disturbante nei meandri di una mente traviata da esperienze traumatiche e devastanti. Il lavoro della software house é comunque encomiabile sotto quasi tutti i punti di vista, pertanto l'acquisto é consigliato certamente a chi vuole vivere un'esperienza sensoriale alienante senza troppe pretese o grattacapi.