Left 4 Dead 2
di
Giuseppe Schirru
Infetti contro sopravvissuti. Essere invitati a cena (come pasto) o continuare a vivere. A sommi capi si potrebbe raccontare così l'incipit di Left 4 Dead 2, che fa a brandelli e considera inezie cose come l'impianto narrativo e getta nella mischia il giocatore senza troppe pretese in arene brulicanti di orde di zombie che sbucano da ogni dove, come e quando. Tutto qua, prendete in mano un pad, preparatevi a far fuoco su qualsiasi cosa si muova e abbia un aspetto sgradevole ed eccovi Left 4 Dead 2 di Valve, che altro non fa che riproporre la formula vincente del predecessore e aggiungere qualche piccola novità affinché non sia mai che qualcuno lo tacci d'essere un mero update.
Per quanto sia necessario domandarsi se siamo di fronte a una mera espansione o qualcosa che valga il prezzo del biglietto (non ridotto, ovviamente intero), é innanzitutto doverosa una piccola precisazione. Come il predecessore, Left 4 Dead 2 dà il meglio di sé giocato in multiplayer, risultando in single player, se non stomachevole, molto meno avvincente e lontano anni luce dal divertimento che é in grado di offrire in compagnia. Insomma, quasi due punti in meno al totale. Difatti il gameplay é rimasto immutato e punta senza mezzi termini all'immediatezza e semplicità, gettando il giocatore nella mischia senza troppi fronzoli. Il che ha una controindicazione: la ripetitività. Non potendo contare su una vera e propria trama (ridotta all'osso), e limitandosi a fornire arene dove partire dal punto A e raggiungere il punto B (dopo aver ammazzato tutte le ostilità e di rado portato a termine qualche banale obiettivo), venendo a mancare elementi come il coinvolgimento (su questo torneremo più avanti), e non variando mai la formula di gioco, Left 4 Dead 2 comincia a stancare dopo poche ore di gioco, quale che sia la campagna affrontata (tra le cinque disponibili).
La volontà dei programmatori era quella di creare un fps adrenalinico, dove il giocatore non avesse un istante di relax e fossero presenti orde di zombie su cui sfogare le proprie manie omicide. Fin qui han fatto centro. La presenza di una vasto armamentario, di quattro personaggi che insieme devono guardarsi le spalle, nemici che arrivano a centinaia, dà vita a un'esperienza di gioco che funzionava nel predecessore e ora pare funzionare ancora meglio. Ci si aggira in ambientazioni ispirate, l'atmosfera ricreata é malsana e delirante al punto giusto, il ritmo di gioco ottimamente scandito e la soglia d'attenzione imprescindibilmente alta per portare le chiappe in salvo. Non ci si può inoltre lamentare dell'intelligenza dei compagni di sventura (a meno che i vostri amici siano delle scimmie male ammaestrate), né dell'intelligenza artificiale dei nemici (in quanto zombie). Benché alla fine ci si limiti a sparare senza troppe cerimonie a stupidi infetti che ci si scagliano contro, é bene dire che per arrivare dritti alla meta sarà fondamentale il gioco di squadra e fare attenzione agli special infected, ognuno con le sue abilità e ognuno in grado di compromettere il già precario equilibrio del team. La Witch, il Boomer, l'Hunter o lo Smoker sono vecchie conoscenze a cui si aggiungono i Jockey (sorta di quadrumani che vi salteranno addosso stile fantasma di Shutter), le Spitter (pericolose per via dell'acido verde che emanano) o i Charger, che fanno della forza bruta il loro cavallo di battaglia. Anche il numero degli strumenti di morte é lievitato e la new-entry più importante é sicuramente relativa alle armi per gli scontri melee, ovvero spade da samurai, asce, chitarre, padelle, motoseghe e quant'altro. Il resto é dato da mitragliatori, mitragliette, fucili, pistole e chi più ne ha più ne metta.
Benché chi scrive non si senta di criticare alcune scelte dei programmatori relative alla trama (praticamente assente) o al gameplay stesso (adrenalinico, frenetico, immediato e alla portata di tutti ma alla lunga stancante), non gli si venga a dire che alcune trovate (come il trasportare i bidoni di benzina alla macchina o altri obiettivi come aprire cancelli et similia) riescano in qualche modo a variare l'esperienza di gioco, sempre uguale a sé stessa. E il problema é tutto lì. Man mano che si va avanti e che il giocatore si abitua all'andazzo vengono sempre meno elementi come la tensione, il coinvolgimento, e si finisce con un continuo e inesauribile scambio di piombo che mai varia i propri connotati. Pian piano il giocatore risulta anestetizzato da questo continuo spara-spara, l'atmosfera perde colpi e di quell'aria d'inquietudine non se ne ha più traccia. La formula di gioco (in multiplayer) funziona. Eccome se funziona. Ma per quanto?
Nulla da dire sull'intensità e sulle gesta di questi nobili infetti che hanno il vanto di arrivare a gruppi di mille, spesso e sovente cogliendoci alla sprovvista, grazie all'AI Director 2.0 che li convoglia in maniera più che ordinata. Nulla da ridire nemmeno sulla bontà delle ambientazioni, né sulle modalità aggiuntive (Avversario e Cercatore, Realtà ecc) né sul gioco online, praticamente perfetto ed esente da lag. Il problema di Left 4 Dead 2 sta tutto in quella parolina già menzionata: ripetitività.
Rispetto per gli anziani e in particolare per il Source Engine, in piedi dall'alba dei tempi (Half-Life 2) e qui arrivato al suo centocinquantesimo compleanno. Nonostante le numerose candeline, un piccolo lifting del chirurgo riesce a togliergli quarant'anni, cosicché il confronto con gli fps attuali non sia imbarazzante, ma solamente audace. Più sostanza che forma quindi, ed é quello che conta, perché il frame rate rimane stabile in ogni occasione e la 360 può gestire questa pletora di mostri senza la minima incertezza. Lodevole invece il reparto audio, grandiose le urla strazianti e la colonna sonora, sempre a tema e in parte ripresa dal predecessore.
Alla fine della fiera, dobbiamo parlare di mero update? Le differenze rispetto a L4D ci sono (se così non fosse si sarebbe parlato di scandalo), i perfezionamenti e limature alla struttura di gioco idem (le migliore arrecate dall'AI Director evidenti), qualche minuscola e micragnosa novità pure (non male però la presenza delle armi corpo a corpo). Ma chi avrà già terminato il primo capitolo, troverà indigesto questo secondo già dopo qualche ora. Senza una trama trascinante a tenere il giocatore incollato allo schermo, e una tensione che va a farsi benedire dopo pochi minuti, Left 4 Dead 2 corre il rischio di diventare presto e volentieri ridondante. Ed é un peccato, perché la formula di gioco funziona. Eccome se funziona.
Per quanto sia necessario domandarsi se siamo di fronte a una mera espansione o qualcosa che valga il prezzo del biglietto (non ridotto, ovviamente intero), é innanzitutto doverosa una piccola precisazione. Come il predecessore, Left 4 Dead 2 dà il meglio di sé giocato in multiplayer, risultando in single player, se non stomachevole, molto meno avvincente e lontano anni luce dal divertimento che é in grado di offrire in compagnia. Insomma, quasi due punti in meno al totale. Difatti il gameplay é rimasto immutato e punta senza mezzi termini all'immediatezza e semplicità, gettando il giocatore nella mischia senza troppi fronzoli. Il che ha una controindicazione: la ripetitività. Non potendo contare su una vera e propria trama (ridotta all'osso), e limitandosi a fornire arene dove partire dal punto A e raggiungere il punto B (dopo aver ammazzato tutte le ostilità e di rado portato a termine qualche banale obiettivo), venendo a mancare elementi come il coinvolgimento (su questo torneremo più avanti), e non variando mai la formula di gioco, Left 4 Dead 2 comincia a stancare dopo poche ore di gioco, quale che sia la campagna affrontata (tra le cinque disponibili).
La volontà dei programmatori era quella di creare un fps adrenalinico, dove il giocatore non avesse un istante di relax e fossero presenti orde di zombie su cui sfogare le proprie manie omicide. Fin qui han fatto centro. La presenza di una vasto armamentario, di quattro personaggi che insieme devono guardarsi le spalle, nemici che arrivano a centinaia, dà vita a un'esperienza di gioco che funzionava nel predecessore e ora pare funzionare ancora meglio. Ci si aggira in ambientazioni ispirate, l'atmosfera ricreata é malsana e delirante al punto giusto, il ritmo di gioco ottimamente scandito e la soglia d'attenzione imprescindibilmente alta per portare le chiappe in salvo. Non ci si può inoltre lamentare dell'intelligenza dei compagni di sventura (a meno che i vostri amici siano delle scimmie male ammaestrate), né dell'intelligenza artificiale dei nemici (in quanto zombie). Benché alla fine ci si limiti a sparare senza troppe cerimonie a stupidi infetti che ci si scagliano contro, é bene dire che per arrivare dritti alla meta sarà fondamentale il gioco di squadra e fare attenzione agli special infected, ognuno con le sue abilità e ognuno in grado di compromettere il già precario equilibrio del team. La Witch, il Boomer, l'Hunter o lo Smoker sono vecchie conoscenze a cui si aggiungono i Jockey (sorta di quadrumani che vi salteranno addosso stile fantasma di Shutter), le Spitter (pericolose per via dell'acido verde che emanano) o i Charger, che fanno della forza bruta il loro cavallo di battaglia. Anche il numero degli strumenti di morte é lievitato e la new-entry più importante é sicuramente relativa alle armi per gli scontri melee, ovvero spade da samurai, asce, chitarre, padelle, motoseghe e quant'altro. Il resto é dato da mitragliatori, mitragliette, fucili, pistole e chi più ne ha più ne metta.
Benché chi scrive non si senta di criticare alcune scelte dei programmatori relative alla trama (praticamente assente) o al gameplay stesso (adrenalinico, frenetico, immediato e alla portata di tutti ma alla lunga stancante), non gli si venga a dire che alcune trovate (come il trasportare i bidoni di benzina alla macchina o altri obiettivi come aprire cancelli et similia) riescano in qualche modo a variare l'esperienza di gioco, sempre uguale a sé stessa. E il problema é tutto lì. Man mano che si va avanti e che il giocatore si abitua all'andazzo vengono sempre meno elementi come la tensione, il coinvolgimento, e si finisce con un continuo e inesauribile scambio di piombo che mai varia i propri connotati. Pian piano il giocatore risulta anestetizzato da questo continuo spara-spara, l'atmosfera perde colpi e di quell'aria d'inquietudine non se ne ha più traccia. La formula di gioco (in multiplayer) funziona. Eccome se funziona. Ma per quanto?
Nulla da dire sull'intensità e sulle gesta di questi nobili infetti che hanno il vanto di arrivare a gruppi di mille, spesso e sovente cogliendoci alla sprovvista, grazie all'AI Director 2.0 che li convoglia in maniera più che ordinata. Nulla da ridire nemmeno sulla bontà delle ambientazioni, né sulle modalità aggiuntive (Avversario e Cercatore, Realtà ecc) né sul gioco online, praticamente perfetto ed esente da lag. Il problema di Left 4 Dead 2 sta tutto in quella parolina già menzionata: ripetitività.
Rispetto per gli anziani e in particolare per il Source Engine, in piedi dall'alba dei tempi (Half-Life 2) e qui arrivato al suo centocinquantesimo compleanno. Nonostante le numerose candeline, un piccolo lifting del chirurgo riesce a togliergli quarant'anni, cosicché il confronto con gli fps attuali non sia imbarazzante, ma solamente audace. Più sostanza che forma quindi, ed é quello che conta, perché il frame rate rimane stabile in ogni occasione e la 360 può gestire questa pletora di mostri senza la minima incertezza. Lodevole invece il reparto audio, grandiose le urla strazianti e la colonna sonora, sempre a tema e in parte ripresa dal predecessore.
Alla fine della fiera, dobbiamo parlare di mero update? Le differenze rispetto a L4D ci sono (se così non fosse si sarebbe parlato di scandalo), i perfezionamenti e limature alla struttura di gioco idem (le migliore arrecate dall'AI Director evidenti), qualche minuscola e micragnosa novità pure (non male però la presenza delle armi corpo a corpo). Ma chi avrà già terminato il primo capitolo, troverà indigesto questo secondo già dopo qualche ora. Senza una trama trascinante a tenere il giocatore incollato allo schermo, e una tensione che va a farsi benedire dopo pochi minuti, Left 4 Dead 2 corre il rischio di diventare presto e volentieri ridondante. Ed é un peccato, perché la formula di gioco funziona. Eccome se funziona.
Left 4 Dead 2
8
Voto
Redazione
Left 4 Dead 2
Left 4 Dead 2 altro non fa che limare il gameplay di Left 4 Dead e aggiungere qualche novità mirata. Fin qua tutto bene. Trascurabile in singolo, ma grandioso in multiplayer, il titolo Valve propone una formula ludica avvincente sul breve periodo ma che già dopo qualche ora si dimostra ripetitiva e ridondante, specie per chi ha già portato a termine il precedente capitolo.