Legend of Kay
di
Nell'idilliaca isola Yenching, gorilla, topi, tartarughe e coccodrilli occupano militarmente le placide lande di conigli, rane, panda e gatti (tutti rigorosamente dalle fattezze antropomorfe), ma si sa, al solo intuire il pericolo dei ceppi, le popolazioni oppresse si scoprono coraggiose ed acclamano unanime il loro paladino. Per l'occasione, il destino ha voluto che il liberatore fosse un guerriero della famiglia dei felini, tale Kay, allenato da un maestro leggendario col vizio dell'alcol e che, come ogni gatto che si rispetti, ama e sente sua la libertà. Nelle sfumature d'una simile "zoomachia" (eretta da JoWood e Neon Studios) è facile notare la genuinità e la morfologia della favola, ma laddove a firmare la trama non è la grandezza di Esopo, è altrettanto facile enuclearne dal copione un semplicismo ed uno scontato, risibile progredire delle vicende narrative (magari volute e limate da un senso umoristico, tuttavia non sempre efficaci). Ciascuna etnia animalesca sopraccitata vanta peraltro un proprio, distinguibile accento (lo scritto ed il parlato sono interamente in italiano) che invero non faranno gridare al miracolo dell'interpretazione. Parimenti avviene per il reparto grafico e la colonna sonora, funzionali ed ispirate alla visione orientaleggiante del nostro mondo (con scelte cromatiche e melodie calzanti qualora si vada alla luce del sole oppure in locazioni maggiormente ombreggiate).
Basilarmente Legend of Kay è un'avventura d'azione, galvanizzata da un pregevole sistema di combattimenti ed intervallato di tanto in tanto da sezioni che strizzano l'occhio all'universo interattivo delle piattaforme.
In questi stralci è facile denotare le fonti d'ispirazione che propongono due separate vie, quella classico-tridimensionale (con ostacoli mobili e statici da superare mediante salti) e quella lineare e strutturata via "binari" (con l'uso, all'uopo, di cavalcature inusuali come cinghiali dal forte feeling col peperoncino). L'avventura principale si ramifica mediante missioni (il cui menu-richiamo è affidato al tasto select), con tanto di un discreto numero di esse da considerarsi facoltativo e con una soddisfacente longevità votata all'intrattenimento e, se lo si vorrà, ad un significante fattore sfida. Il desiderio e la manifestazione stessa dell'applicazione sono stati affidati alla volontà del giocatore, libero di scegliere fra quattro difficoltà (Facile, Normale, Difficile, Incubo) ed ancora più libero d'effettuare tanto combo nelle belligeranze, quanto un punteggio che si rispecchi nelle proprie direttive.
Non solo, infatti, è possibile ricercare potenziamenti atti al miglioramento della propria salute e capacità magica (posizionati visivamente, insieme agli item, nell'icona circolare in basso a destra), ma lungo l'intero svilupparsi del gioco si scoveranno vasi da rompere (modello Zelda), forzieri segreti e gemme da accumulare. Vasellame ed affini sono preziosi elargitori di oggetti fra i più variegati immaginabili (bottiglie racchiudenti sciami di calabroni, bombe, pozioni, monete con le quali compiere acquisti in appositi negozi ambulanti ed altro ancora).
Le gemme invece, oltre a differenziarsi per cromie, se accumulate in determinanti lassi di tempo una dopo l'altra, incrementano lo "score" visualizzabile nella parte superiore dello schermo (più è corposo, più vi saranno possibilità di sbloccare extra a fine livello). Tale punteggio tiene inoltre conto della difficoltà selezionata, del buon esito delle proprie mosse e di tutte quelle piccole azioni che sfaccettano ed al contempo unificano The Legend of Kay.
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Tra queste componenti è senz'altro apprezzabile quella combattiva, già accennata, ben edificata e garante di un esteso novero di mosse (tra parate, aggiramenti del nemico, attacchi aerei, scivolate e rapidi salti-combo).
Laddove hanno fallito esponenti action ben più blasonati del panorama videoludico, così non fa il nostro amico gatto, e questo probabilmente è il più grande pregio da riconoscere ai suoi sviluppatori (va però detto che non sono le mancanze altrui a decantare una vittoria).
Al tutto contribuiscono indubbiamente i mezzi dell'offesa (tre tipologie d'armi -spada, artigli e martello- aventi tre modelli ciascuna) e della difesa (alcune armature le quali, dopo un dato numero di colpi ricevuti, diventano inutilizzabili). Negativamente vanno segnalati alcuni capricci della telecamera e, nelle fasi più concitate, vistosi rallentamenti che si manifestano ad esempio quando un orda di roditori mal intenzionati circonda Kay e quest'ultimo sfodera una lama ed applica ad essa l'ignea pozione della forza. Degno di menzione è il puzzle-solving, che seppure più abbozzato d'altre caratteristiche, durante l'esplorazione delle aree renderà partecipe il giocatore di enigmi da ritenersi talvolta decisamente tipici (come casse da posizionare su determinati interruttori), talaltra fortunatamente più interessanti (ad esempio una freccia indicatrice formata da sculture "Zhong" e da rilevare in un rettangolo di terreno).
Avvalendosi di quanto scritto, l'eterogeneità pare essere la prima arma ludica concettuale e pratica a vantaggio di Kay, capace sì, in definitiva, di plasmare una miscellanea di generi riuscita ma, per contro, assolutamente derivativa (per il solo fatto di attingere da altri e di non ingegnarsi troppo nel particolareggiare la formula personale). Alla luce del pacchetto finale non sembrerebbe nemmeno saggio fargliene un'eccessiva colpa (e la votazione globale preferisce farne emergere i pregi), ma è comunque opportuno constatare la convergenza di tematiche ludiche cui il settore sta passivamente andando in contro.
Alle domande poi se questo avvenga in maniera sproposita e se l'originalità sia spesso subordinata, lasciamo rispondere i lettori.
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Basilarmente Legend of Kay è un'avventura d'azione, galvanizzata da un pregevole sistema di combattimenti ed intervallato di tanto in tanto da sezioni che strizzano l'occhio all'universo interattivo delle piattaforme.
In questi stralci è facile denotare le fonti d'ispirazione che propongono due separate vie, quella classico-tridimensionale (con ostacoli mobili e statici da superare mediante salti) e quella lineare e strutturata via "binari" (con l'uso, all'uopo, di cavalcature inusuali come cinghiali dal forte feeling col peperoncino). L'avventura principale si ramifica mediante missioni (il cui menu-richiamo è affidato al tasto select), con tanto di un discreto numero di esse da considerarsi facoltativo e con una soddisfacente longevità votata all'intrattenimento e, se lo si vorrà, ad un significante fattore sfida. Il desiderio e la manifestazione stessa dell'applicazione sono stati affidati alla volontà del giocatore, libero di scegliere fra quattro difficoltà (Facile, Normale, Difficile, Incubo) ed ancora più libero d'effettuare tanto combo nelle belligeranze, quanto un punteggio che si rispecchi nelle proprie direttive.
Non solo, infatti, è possibile ricercare potenziamenti atti al miglioramento della propria salute e capacità magica (posizionati visivamente, insieme agli item, nell'icona circolare in basso a destra), ma lungo l'intero svilupparsi del gioco si scoveranno vasi da rompere (modello Zelda), forzieri segreti e gemme da accumulare. Vasellame ed affini sono preziosi elargitori di oggetti fra i più variegati immaginabili (bottiglie racchiudenti sciami di calabroni, bombe, pozioni, monete con le quali compiere acquisti in appositi negozi ambulanti ed altro ancora).
Le gemme invece, oltre a differenziarsi per cromie, se accumulate in determinanti lassi di tempo una dopo l'altra, incrementano lo "score" visualizzabile nella parte superiore dello schermo (più è corposo, più vi saranno possibilità di sbloccare extra a fine livello). Tale punteggio tiene inoltre conto della difficoltà selezionata, del buon esito delle proprie mosse e di tutte quelle piccole azioni che sfaccettano ed al contempo unificano The Legend of Kay.
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Tra queste componenti è senz'altro apprezzabile quella combattiva, già accennata, ben edificata e garante di un esteso novero di mosse (tra parate, aggiramenti del nemico, attacchi aerei, scivolate e rapidi salti-combo).
Laddove hanno fallito esponenti action ben più blasonati del panorama videoludico, così non fa il nostro amico gatto, e questo probabilmente è il più grande pregio da riconoscere ai suoi sviluppatori (va però detto che non sono le mancanze altrui a decantare una vittoria).
Al tutto contribuiscono indubbiamente i mezzi dell'offesa (tre tipologie d'armi -spada, artigli e martello- aventi tre modelli ciascuna) e della difesa (alcune armature le quali, dopo un dato numero di colpi ricevuti, diventano inutilizzabili). Negativamente vanno segnalati alcuni capricci della telecamera e, nelle fasi più concitate, vistosi rallentamenti che si manifestano ad esempio quando un orda di roditori mal intenzionati circonda Kay e quest'ultimo sfodera una lama ed applica ad essa l'ignea pozione della forza. Degno di menzione è il puzzle-solving, che seppure più abbozzato d'altre caratteristiche, durante l'esplorazione delle aree renderà partecipe il giocatore di enigmi da ritenersi talvolta decisamente tipici (come casse da posizionare su determinati interruttori), talaltra fortunatamente più interessanti (ad esempio una freccia indicatrice formata da sculture "Zhong" e da rilevare in un rettangolo di terreno).
Avvalendosi di quanto scritto, l'eterogeneità pare essere la prima arma ludica concettuale e pratica a vantaggio di Kay, capace sì, in definitiva, di plasmare una miscellanea di generi riuscita ma, per contro, assolutamente derivativa (per il solo fatto di attingere da altri e di non ingegnarsi troppo nel particolareggiare la formula personale). Alla luce del pacchetto finale non sembrerebbe nemmeno saggio fargliene un'eccessiva colpa (e la votazione globale preferisce farne emergere i pregi), ma è comunque opportuno constatare la convergenza di tematiche ludiche cui il settore sta passivamente andando in contro.
Alle domande poi se questo avvenga in maniera sproposita e se l'originalità sia spesso subordinata, lasciamo rispondere i lettori.
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