Lego Indiana Jones: The Original Adventure
di
Spada laser? No grazie, preferisco la frusta
Con l'arrivo sui grandi schermi di “Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo”, quarto ed ultimo episodio dedicato al più famoso archeologo mai impresso su celluloide, i ragazzi di Traveller's Tales tentano di bissare il successo ottenuto dai due precedenti Lego Star Wars, riproponendo pezzo per pezzo, é il caso di dirlo, la trilogia originale diretta da Steven Spielberg.
Lego Indiana Jones: le avventure originali, ripropone infatti i tre classici capitoli della saga prodotta da George Lucas. Dall'esordiente “I predatori dell'arca perduta”, passando per il divertito “Indiana Jones ed il tempio maledetto” fino al mistico “Indiana Jones e l'ultima crociata”, ci ritroveremo quindi a vagare tra maleodoranti giungle ed antichi templi, alla ricerca della sacra reliquia di turno.
Ma chi si aspetta una trasposizione pedissequa della trilogia rimarrà solo in parte soddisfatto.
Come già successo con i due Lego Star Wars, le opere di Traveller's Tales sono caratterizzate dal taglio parodistico con il quale vengono rivisitate le singole pellicole. Niente timore reverenziale dunque, i mattoncini lego ridisegnano, film dopo film, scena dopo scena, le avventure di Indy accentuando l'ironia che le pervade e, perfino, sbeffeggiandole con alcune licenze artistiche ben integratesi con i plot originali.
Pochi ma buoni
Che l'obbiettivo principale del titolo sia strappare un sorriso al giocatore si percepisce non soltanto dalla simpatica ricostruzione (mai tale aggettivo fu più appropriato) in salsa Lego, dei personaggi e dei luoghi, componenti l'universo Indiana Jones ma, soprattutto, dalle meccaniche di gioco care agli sviluppatori, le quali hanno già fatto di Lego Star Wars uno dei titoli più riusciti dedicati alle imprese dei cavalieri Jedi. Quattro tasti ed un analogico. Ecco quanto vi servirà per immergervi nel mondo di Lego Indiana Jones. Un bagaglio leggero, per mezzo del quale l'esperienza di gioco manterrà la sua innata snellezza senza mai scadere nella banalità.
Tramite la pressione della “A” faremo saltare (funzione primaria di ogni platform degno di tal nome) il nostro cubico alter ego, con la “B” accederemo alle funzioni speciali proprie di ogni personaggio oltre ad interagire con l'ambiente circostante ( ci saranno leve e bottoni da tirare, spingere, girare e tanti, ma proprio tanti, bei cubetti colorati da mettere insieme per costruire ogni tipo di diavoleria utile al proseguimento del percorso), per mezzo della “Y” potremo impersonare uno qualsiasi dei componenti del party ed infine, la “X” forse non indicherà il luogo dove scavare, ma sarà senza dubbio necessaria per dispensare mazzate a destra ed a manca.
Peggio soli che male accompagnati
Lego Indiana Jones da il meglio di se giocato in cooperativa con un amico, in modo da poter coordinare gli sforzi e non essere costretti a saltellare tra un personaggio all'altro in solitaria.
Purtroppo non é stata implementata la possibilità di trovare compagni d'avventura on-line, feature che avrebbe innalzato ulteriormente la longevità di un titolo avente come fulcro il lavoro di squadra.
A rendere indispensabile la collaborazione tra i personaggi, éla scelta di attribuire ad ognuno una specifica abilità, utile a superare gli enigmi o semplicemente ad accedere ad alcuni dei molti “tesori” sparsi per i livelli.
Indy potrà la utilizzare la sua fidata frusta come mero strumento d'attacco, oppure come prolungamento del proprio braccio; Marcus ed Henry senior, da bravi topi di biblioteca, avranno a disposizione un libro con il quale decifrare i complicati geroglifici sparsi per i più sperduti anfratti; La svampita Willie Scott manterrà come marchio di fabbrica, oltre al salto maggiorato proprio di tutti i personaggi femminili, il “simpatico” strillo che pervade tutto il secondo episodio della saga e per mezzo del quale, é capace di rompere, oltre hai vostri timpani, tutti i contenitori di vetro; Infine il piccolo Shorty, e con lui tutti i bambini impersonabili, sfrutterà il suo esile corpicino per infilarsi in ogni fessura.
Badate bene che, oltre alle qualità, sono state riprodotte anche le fobie proprie di alcuni dei protagonisti della trilogia (qualcuno ha detto serpenti?) in modo tale da rendere ancora più forte il legame di interdipendenza tra i membri del team d'esplorazione.
In sostanza ognuno dei sessanta e passa personaggi sbloccabili, avrà una ragion d'essere all'interno della storia, costringendovi a rigiocare più e più volte i singoli livelli per accedere ai numerosi bonus presenti.
Alla modalità storia, viene infatti affiancata la possibilità di rigiocare liberamente i capitoli affrontati, il tutto selezionabile attraverso l'inconsueto “hub” di gioco. A pendere il posto dei convenzionali menù testuali é infatti un meta-livello raffigurante l'università Barnett, dove il professor Jones é docente, la quale diverrà accessibile solo dopo il completamento del prologo-tutorial de I predatori dell'arca perduta.
Sean Connery immortale!? Ma non era un'altra saga quella!?
Insolita anche la scelta riguardante la gestione delle “vite” durante la campagna.
Di fatto non c'é nessuna possibilità di trovarsi davanti la fatidica schermata game-over dato che, ogni volta che finiamo sbranati da un Lego-coccodrillo, o giù per un Lego-dirupo, non facciamo altro che smontarci in decine di cubetti, sottraendone altri al bottino dei mattoncini raccolti in giro fino ad allora, per poterci ricomporre e proseguire il nostro cammino (purtroppo il “respawn” avviene nel luogo esatto dove siamo deceduti, causando così, in alcuni casi particolari, un susseguirsi di fastidiose morti multiple).
Ancor più discutibile la decisione di far continuare il gioco anche dopo aver lasciato a secco la nostra riserva di mattoncini ( il che é comunque un peccato essendo questi la sola merce di scambio accettata, per accedere ai numerosi extras acquistabili presso nelle aule dell'università).
A rendere ancor più semplice il gioco é il susseguirsi di enigmi facilmente interpretabili dopo appena qualche livello. Di fatto ogni oggetto particolare ha un suo specifico uso e, dopo aver collegato le relazioni tra questi, anche i puzzle più complessi verranno risolti senza troppi grattacapi.
Fotogramma per fotogramma, mattoncino su mattoncino
Dal punto di vista tecnico questo titolo non raggiunge certamente picchi d'eccellenza e nemmeno era intenzionato a perseguirli.
Il motore grafico, completamente importato da Star Wars: La saga completa, svolge bene il suo lavoro donando al tutto un impatto piacevole e pulito, coadiuvato da alcuni dettagli ambientali di ottima fattura ( lava e sabbia innalzano decisamente la qualità media delle textures ).
Nel complesso la versatilità dei mattoni Lego, lascia il giocatore sempre piacevolmente colpito dalla creatività con la quale vengono ricreate le location care alle pellicole, mettendo sempre in primo piano l'aspetto giocoso e divertito rispetto a quello prettamente tecnico.
Dal punto di vista del sonorola "OST" (Original Sound Track)ufficiale della trilogia, composta da “tale” John Williams, fa egregiamente il suo lavoro, intermezzata soltanto dai deliziosi, quanto incomprensibili, borbottii dei protagonisti.
Con l'arrivo sui grandi schermi di “Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo”, quarto ed ultimo episodio dedicato al più famoso archeologo mai impresso su celluloide, i ragazzi di Traveller's Tales tentano di bissare il successo ottenuto dai due precedenti Lego Star Wars, riproponendo pezzo per pezzo, é il caso di dirlo, la trilogia originale diretta da Steven Spielberg.
Lego Indiana Jones: le avventure originali, ripropone infatti i tre classici capitoli della saga prodotta da George Lucas. Dall'esordiente “I predatori dell'arca perduta”, passando per il divertito “Indiana Jones ed il tempio maledetto” fino al mistico “Indiana Jones e l'ultima crociata”, ci ritroveremo quindi a vagare tra maleodoranti giungle ed antichi templi, alla ricerca della sacra reliquia di turno.
Ma chi si aspetta una trasposizione pedissequa della trilogia rimarrà solo in parte soddisfatto.
Come già successo con i due Lego Star Wars, le opere di Traveller's Tales sono caratterizzate dal taglio parodistico con il quale vengono rivisitate le singole pellicole. Niente timore reverenziale dunque, i mattoncini lego ridisegnano, film dopo film, scena dopo scena, le avventure di Indy accentuando l'ironia che le pervade e, perfino, sbeffeggiandole con alcune licenze artistiche ben integratesi con i plot originali.
Pochi ma buoni
Che l'obbiettivo principale del titolo sia strappare un sorriso al giocatore si percepisce non soltanto dalla simpatica ricostruzione (mai tale aggettivo fu più appropriato) in salsa Lego, dei personaggi e dei luoghi, componenti l'universo Indiana Jones ma, soprattutto, dalle meccaniche di gioco care agli sviluppatori, le quali hanno già fatto di Lego Star Wars uno dei titoli più riusciti dedicati alle imprese dei cavalieri Jedi. Quattro tasti ed un analogico. Ecco quanto vi servirà per immergervi nel mondo di Lego Indiana Jones. Un bagaglio leggero, per mezzo del quale l'esperienza di gioco manterrà la sua innata snellezza senza mai scadere nella banalità.
Tramite la pressione della “A” faremo saltare (funzione primaria di ogni platform degno di tal nome) il nostro cubico alter ego, con la “B” accederemo alle funzioni speciali proprie di ogni personaggio oltre ad interagire con l'ambiente circostante ( ci saranno leve e bottoni da tirare, spingere, girare e tanti, ma proprio tanti, bei cubetti colorati da mettere insieme per costruire ogni tipo di diavoleria utile al proseguimento del percorso), per mezzo della “Y” potremo impersonare uno qualsiasi dei componenti del party ed infine, la “X” forse non indicherà il luogo dove scavare, ma sarà senza dubbio necessaria per dispensare mazzate a destra ed a manca.
Peggio soli che male accompagnati
Lego Indiana Jones da il meglio di se giocato in cooperativa con un amico, in modo da poter coordinare gli sforzi e non essere costretti a saltellare tra un personaggio all'altro in solitaria.
Purtroppo non é stata implementata la possibilità di trovare compagni d'avventura on-line, feature che avrebbe innalzato ulteriormente la longevità di un titolo avente come fulcro il lavoro di squadra.
A rendere indispensabile la collaborazione tra i personaggi, éla scelta di attribuire ad ognuno una specifica abilità, utile a superare gli enigmi o semplicemente ad accedere ad alcuni dei molti “tesori” sparsi per i livelli.
Indy potrà la utilizzare la sua fidata frusta come mero strumento d'attacco, oppure come prolungamento del proprio braccio; Marcus ed Henry senior, da bravi topi di biblioteca, avranno a disposizione un libro con il quale decifrare i complicati geroglifici sparsi per i più sperduti anfratti; La svampita Willie Scott manterrà come marchio di fabbrica, oltre al salto maggiorato proprio di tutti i personaggi femminili, il “simpatico” strillo che pervade tutto il secondo episodio della saga e per mezzo del quale, é capace di rompere, oltre hai vostri timpani, tutti i contenitori di vetro; Infine il piccolo Shorty, e con lui tutti i bambini impersonabili, sfrutterà il suo esile corpicino per infilarsi in ogni fessura.
Badate bene che, oltre alle qualità, sono state riprodotte anche le fobie proprie di alcuni dei protagonisti della trilogia (qualcuno ha detto serpenti?) in modo tale da rendere ancora più forte il legame di interdipendenza tra i membri del team d'esplorazione.
In sostanza ognuno dei sessanta e passa personaggi sbloccabili, avrà una ragion d'essere all'interno della storia, costringendovi a rigiocare più e più volte i singoli livelli per accedere ai numerosi bonus presenti.
Alla modalità storia, viene infatti affiancata la possibilità di rigiocare liberamente i capitoli affrontati, il tutto selezionabile attraverso l'inconsueto “hub” di gioco. A pendere il posto dei convenzionali menù testuali é infatti un meta-livello raffigurante l'università Barnett, dove il professor Jones é docente, la quale diverrà accessibile solo dopo il completamento del prologo-tutorial de I predatori dell'arca perduta.
Sean Connery immortale!? Ma non era un'altra saga quella!?
Insolita anche la scelta riguardante la gestione delle “vite” durante la campagna.
Di fatto non c'é nessuna possibilità di trovarsi davanti la fatidica schermata game-over dato che, ogni volta che finiamo sbranati da un Lego-coccodrillo, o giù per un Lego-dirupo, non facciamo altro che smontarci in decine di cubetti, sottraendone altri al bottino dei mattoncini raccolti in giro fino ad allora, per poterci ricomporre e proseguire il nostro cammino (purtroppo il “respawn” avviene nel luogo esatto dove siamo deceduti, causando così, in alcuni casi particolari, un susseguirsi di fastidiose morti multiple).
Ancor più discutibile la decisione di far continuare il gioco anche dopo aver lasciato a secco la nostra riserva di mattoncini ( il che é comunque un peccato essendo questi la sola merce di scambio accettata, per accedere ai numerosi extras acquistabili presso nelle aule dell'università).
A rendere ancor più semplice il gioco é il susseguirsi di enigmi facilmente interpretabili dopo appena qualche livello. Di fatto ogni oggetto particolare ha un suo specifico uso e, dopo aver collegato le relazioni tra questi, anche i puzzle più complessi verranno risolti senza troppi grattacapi.
Fotogramma per fotogramma, mattoncino su mattoncino
Dal punto di vista tecnico questo titolo non raggiunge certamente picchi d'eccellenza e nemmeno era intenzionato a perseguirli.
Il motore grafico, completamente importato da Star Wars: La saga completa, svolge bene il suo lavoro donando al tutto un impatto piacevole e pulito, coadiuvato da alcuni dettagli ambientali di ottima fattura ( lava e sabbia innalzano decisamente la qualità media delle textures ).
Nel complesso la versatilità dei mattoni Lego, lascia il giocatore sempre piacevolmente colpito dalla creatività con la quale vengono ricreate le location care alle pellicole, mettendo sempre in primo piano l'aspetto giocoso e divertito rispetto a quello prettamente tecnico.
Dal punto di vista del sonorola "OST" (Original Sound Track)ufficiale della trilogia, composta da “tale” John Williams, fa egregiamente il suo lavoro, intermezzata soltanto dai deliziosi, quanto incomprensibili, borbottii dei protagonisti.