Limbo
di
Massimiliano Pacchiano
Limbo. Una dimensione sospesa tra la vita e la morte o, per chi ci crede, tra il paradiso e l'inferno. Si dice che il limbo sia dove risiedono le anime dei bambini mai nati, o di quelli trapassati senza aver mai ricevuto sacramenti. Ma Limbo é anche il titolo di un gioco straordinario: onirico, affascinante e spaventoso al contempo, sospeso tra il presente ed il passato del videogioco. La trama ufficiale, volutamente molto stringata e lacunosa, parla semplicemente di un bambino che, incerto sul destino della sorella, entra nel Limbo per ritrovarla. Ma la vera natura della trama sta tutta all'interpretazione del giocatore, che tradurrà le suggestioni visive e sonore di quest'esperienza ludica in una spiegazione che possa avere una sua logica personale.
Il gameplay strizza l'occhio ai classici platform 2D, una formula immediata ed efficace che non necessita di tutorial o di pratica alcuna. Ma il gioco nella sostanza é ben lontano dai vari Super Mario o Megaman: siamo di fronte ad una vera e propria odissea digitale ricca di enigmi e di suggestioni audiovisive, corroborata da un motore fisico ineccepibile, sempre al servizio delle idee dei designer. Si tratta quindi di un'esperienza più assimilabile ai vari Another World e Heart of Darkness di Eric Chahi, che non ai canoni classici del platform bidimensionale; ma la cosa straordinaria é proprio la varietà di meccaniche, stili di gioco ed enigmi che si susseguono incessantemente durante tutta la durata della fruizione. Difficilmente troverete due enigmi o meccaniche di gioco uguali, e quando queste vi appariranno simili sarà solo un inganno, uno specchio per le allodole che mira a stupirvi con qualche variante estremamente scaltra e spiazzante.
La ridotta longevità di gioco non intacca questo grande valore, anzi gli dà una forza che sarebbe stata impensabile in un'esperienza di gioco più lunga e dilatata. Breve ma intensissimo, Limbo regala momenti di gameplay sopraffino e di grande atmosfera, grazie anche allo straordinario stile audiovisivo che lo contraddistingue. Un'atmosfera ovattata, onirica, fatta di paesaggi sfocati, in bianco e nero, di suoni lievi ed ipnotici che vengono improvvisamente squarciati da rumori minacciosi che preludono a terribili minacce incombenti. Perché Limbo é anche un titolo che sa essere estremamente crudo e brutale nella rappresentazione visiva della morte: il piccolo protagonista viene ucciso molto spesso (nella miglior tradizione trial & error) e nei modi più efferati immaginabili. Il tutto é accompagnato da un improvviso silenzio o da un suono ultraterreno, particolari che aumentano l'impatto di tali scene.
Tecnicamente parlando, questo porting su Ps3 é estremamente simile all'originale per 360, ma ad un occhio attento non sfuggiranno alcune piccole differenze. Anche se risoluzione, dettaglio delle bitmap e qualità sonora restano invariate, i filtri utilizzati sulla console Sony risultano decisamente meno “pesanti”, il che non é necessariamente un male: il post processing su 360 era molto marcato, generando anche un lieve effetto simil-dithering in presenza di fonti di luce molto intense, che ricordava la sgranatura delle vecchie pellicole in bianco e nero. Tale effetto manca su Ps3, ed il post-processing in generale é più lieve; ciò rende però l'immagine più pulita e quindi non può essere considerato un vero e proprio difetto. Altre lievi differenze riguardano alcuni effetti particellari, meno evidenti su Ps3, ed ovviamente la differenza del controller, la cui validità sta al gusto personale del singolo giocatore. Non nascondiamo comunque la nostra preferenza per il Dual Shock 3, con i suoi tasti meno convessi e l'impugnatura più agevole.
Non sappiamo, e forse non sapremo mai con certezza, se il Limbo che ci troviamo ad attraversare rappresenti una dimensione ultraterrena o sia il semplice incubo effimero di un bambino disteso su un tavolo operatorio; quel che é certo é che si tratta di un'esperienza ludica unica nel suo genere ed estremamente valida, sia per stile che per gameplay. Nonostante la ridotta longevità ricorderete molto a lungo le poche ore passate nel Limbo, e forse ci tornerete per affrontare il “gioco nel gioco”: trovare tutte le uova nascoste ad arte in quella che apparentemente sembra una landa vuota e desolata.
Il gameplay strizza l'occhio ai classici platform 2D, una formula immediata ed efficace che non necessita di tutorial o di pratica alcuna. Ma il gioco nella sostanza é ben lontano dai vari Super Mario o Megaman: siamo di fronte ad una vera e propria odissea digitale ricca di enigmi e di suggestioni audiovisive, corroborata da un motore fisico ineccepibile, sempre al servizio delle idee dei designer. Si tratta quindi di un'esperienza più assimilabile ai vari Another World e Heart of Darkness di Eric Chahi, che non ai canoni classici del platform bidimensionale; ma la cosa straordinaria é proprio la varietà di meccaniche, stili di gioco ed enigmi che si susseguono incessantemente durante tutta la durata della fruizione. Difficilmente troverete due enigmi o meccaniche di gioco uguali, e quando queste vi appariranno simili sarà solo un inganno, uno specchio per le allodole che mira a stupirvi con qualche variante estremamente scaltra e spiazzante.
La ridotta longevità di gioco non intacca questo grande valore, anzi gli dà una forza che sarebbe stata impensabile in un'esperienza di gioco più lunga e dilatata. Breve ma intensissimo, Limbo regala momenti di gameplay sopraffino e di grande atmosfera, grazie anche allo straordinario stile audiovisivo che lo contraddistingue. Un'atmosfera ovattata, onirica, fatta di paesaggi sfocati, in bianco e nero, di suoni lievi ed ipnotici che vengono improvvisamente squarciati da rumori minacciosi che preludono a terribili minacce incombenti. Perché Limbo é anche un titolo che sa essere estremamente crudo e brutale nella rappresentazione visiva della morte: il piccolo protagonista viene ucciso molto spesso (nella miglior tradizione trial & error) e nei modi più efferati immaginabili. Il tutto é accompagnato da un improvviso silenzio o da un suono ultraterreno, particolari che aumentano l'impatto di tali scene.
Tecnicamente parlando, questo porting su Ps3 é estremamente simile all'originale per 360, ma ad un occhio attento non sfuggiranno alcune piccole differenze. Anche se risoluzione, dettaglio delle bitmap e qualità sonora restano invariate, i filtri utilizzati sulla console Sony risultano decisamente meno “pesanti”, il che non é necessariamente un male: il post processing su 360 era molto marcato, generando anche un lieve effetto simil-dithering in presenza di fonti di luce molto intense, che ricordava la sgranatura delle vecchie pellicole in bianco e nero. Tale effetto manca su Ps3, ed il post-processing in generale é più lieve; ciò rende però l'immagine più pulita e quindi non può essere considerato un vero e proprio difetto. Altre lievi differenze riguardano alcuni effetti particellari, meno evidenti su Ps3, ed ovviamente la differenza del controller, la cui validità sta al gusto personale del singolo giocatore. Non nascondiamo comunque la nostra preferenza per il Dual Shock 3, con i suoi tasti meno convessi e l'impugnatura più agevole.
Non sappiamo, e forse non sapremo mai con certezza, se il Limbo che ci troviamo ad attraversare rappresenti una dimensione ultraterrena o sia il semplice incubo effimero di un bambino disteso su un tavolo operatorio; quel che é certo é che si tratta di un'esperienza ludica unica nel suo genere ed estremamente valida, sia per stile che per gameplay. Nonostante la ridotta longevità ricorderete molto a lungo le poche ore passate nel Limbo, e forse ci tornerete per affrontare il “gioco nel gioco”: trovare tutte le uova nascoste ad arte in quella che apparentemente sembra una landa vuota e desolata.
Limbo
8.5
Voto
Redazione
Limbo
Ad un anno di distanza, puntuale come la scadenza dell'esclusiva temporanea di Microsoft, Limbo lascia i lidi della piattaforma Live Arcade per approdare anche su PSN. Anche dopo tutti questi mesi possiamo constatare come il valore del gioco sia ancora intatto, con il suo pregevole stile audiovisivo ed il gameplay sopraffino. Una vera esperienza onirica, spaventosa, a tratti cerebralmente impegnativa ma assolutamente da affrontare. L'unico neo sarebbe la longevità, ma un titolo del genere riesce a trarre forza dalla durata ridotta, offrendo per tutta la sua fruizione una sfida estremamente varia ed a tratti impegnativa, che resterà senz'altro indelebile nella vostra memoria. Ci spettavamo un lieve calo di prezzo per questa nuova versione, ma anche se costoso, Limbo vale senza dubbio i vostri soldi e la vostra attenzione.