Little Nightmares
A volte non seguire da vicino lo sviluppo di un gioco può portare delle gradite sorprese. Un po' com’è accaduto per questo Little Nightmares che chi vi scrive ha lasciato disgraziatamente fuori dal suo radar personale, salvo poi trovarsi tra le mani un gioco davvero valido e intrigante. Un prodotto che, proprio a partire dal titolo, annuncia quelli che sono i due ingredienti fondamentali che troveremo sullo schermo. Una protagonista-bambina chiamata Six, e un’atmosfera lugubre e decadente, da cui dovrà cercare disperatamente di uscire. Sono solo due le armi della nostra protagonista: un accendino e il vostro cervello (e qui partiamo male..)
Tutta l'impalcatura di gioco di Little Nightmares è infatti strutturata come un immenso ambiente “a scorrimento” che concede anche la terza dimensione, pur mantenendo fissa l’inquadratura di base. Uno stile molto ben riprodotto che ha sicuramente il vantaggio di caratterizzare in modo unico lo stile di gameplay ma in alcune occasioni penalizza alcune operazioni perché l’inquadratura fissa “schiaccia” gli oggetti sullo sfondo, non riuscendo a trasmettere il necessario senso di profondità tra il nostro personaggio e gli oggetti da raggiungere. Poco male, comunque, perché una volta capita la meccanica di gioco riuscirete a prendere le giuste misure e distanze, senza che questo problema vada ad inficiare troppo sull’esperienza di gioco.
Ma da cosa scappa la nostra Six? La piccola protagonista dall’impermeabile giallo è in perenne fuga da un gruppo di personaggi davvero inquietanti, all’interno di un macro ambiente che gli sviluppatori hanno chiamato “Le Fauci”. E’ difficile intuire la trama che muove i personaggi sullo schermo, dal momento che in tutto il gioco non è presente un solo dialogo. Tutto quello che sappiamo è che Six deve scappare e che i nostri avversari sono dei mostri “super deformed” disposti a controllare ogni singolo anfratto degli ambienti per scovare la povera protagonista. Il gameplay di Little Nightmares è quello classico dei puzzle game ambientali, dove spicca un ottimo motore fisico che farà muovere reagire verosimilmente gli oggetti con cui andrà ad interagire Six. Ogni ambiente deve essere infatti minuziosamente ispezionato dalla nostra protagonista per essere quindi superato e raggiungere quindi lo stage successivo.
Per far questo Six potrà spostare, trascinare e lanciare alcuni oggetti che troverà nel corso dell’avventura, per andare a risolvere alcuni semplici puzzle grazie ai quali potremo sbloccare porte o passaggi segreti, utili per la soluzione dell’enigma e, soprattutto, per salvare Six dai personaggi che si alterneranno a darle la caccia. Non sarà l’unica minaccia per la nostra protagonista, perché di tanto in tanto Six sentirà il bisogno di mangiare, ma provvederà autonomamente a soddisfare questa sua esigenza. A parte Six e i mostri di cui sopra, ci saranno altri piccoli personaggi che incontreremo occasionalmente: i Nomini. Sono piccole creature, anch’esse nascoste alla vista dei mostri che di tanto salteranno fuori dai loro nascondigli per muoversi all’interno dello scenario, mettendoci spesso nei guai. Si, perché i mostri da cui dovremo fuggire hanno un particolare senso dell’udito che gli permetterà di mettersi sulle nostre tracce ogni qualvolta metteremo un piede in fallo, o faremo più rumore del necessario, tanto che in alcune occasioni sarà più saggio far muovere Six sui tappeti piuttosto che sulle rumorose assi di legno del pavimento.
Un ambiente di gioco oppressivo, quindi, impreziosito da una realizzazione estetica impressionante per la ricercatezza artistica e con una particolare cura per il dettaglio. Come detto anche poco sopra, il motore fisico del gioco è davvero di ottimo livello. Provate a spostare un oggetto sul pavimento e ne percepirete il peso in modo verosimile, se un’asse del pavimento tenderà a sporgere l’oggetto si andrà ad incastrare e vedrete la povera Six cercare di spingere per superare l’ostacolo. Ovviamente la fisica farà il suo dovere anche nella soluzione degli enigmi, per cui dovrete calcolare l’esatta distanza da cui lanciare gli oggetti, magari valutandone anche il peso, nonché valutare le giuste distanze per affrontare i salti nelle sezioni platform del gioco.
Il sistema di controllo si è dimostrato sempre efficace nella sua semplicità, dal momento che Six potrà compiere solo un limitato numero di operazioni, ma tutto è mappato alla perfezione sul pad e nelle fasi iniziali del gioco sarete aiutati dal sistema tramite semplici comandi a schermo. Ad ogni modo è il gioco in sé ad essere particolarmente intuitivo nel chiamarvi all’azione di fronte al pericolo imminente e a reagire come fareste esattamente voi nella stessa situazione. Ecco, il vero successo del gioco è proprio quello di creare empatia con il personaggio sullo schermo. La piccola Six è capace di risvegliare in voi l’istinto di protezione, tramite una raffigurazione sfuggente (non la vedrete mai in volto) e di assoluta inferiorità fisica nei confronti dei mostri rappresentati con figure deformate di personaggi obesi o con arti lunghissimi che sembrano essere usciti dai peggiori incubi di Hieronymus Bosch. Non solo, anche gli ambienti dove si muoverà Six saranno spesso teatro di un inquietante simbolismo, con corpi impiccati che penzolano dal soffitto o cappi che sembrano minacciare la piccola protagonista.
Bisogna inoltre fare un plauso ai Tarsier Studios per aver trovato anche un ottimo bilanciamento tra le fasi di fuga vera e propria e quelle dove invece dovremo ricorrere ad un corretto ragionamento per risolvere il puzzle di turno e trovare la via d’uscita. L’unico inconveniente è che a lungo andare le situazioni tenderanno a diventare molto simili tra di loro, andando quindi ad automatizzare il processo di soluzione dell’enigma. Anche la longevità non è delle più eclatanti, dal momento che vi basteranno circa 5-6 ore di gioco al massimo per arrivare al termine dell’avventura. Quello che però perde in longevità, sicuramente la riacquista in fascino e in divertimento, regalandovi un’esperienza di gioco davvero molto particolare.
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Redazione