Lone Survivor

Lone Survivor
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Centinaia di teste pensanti, studi ultra-tecnologici, edifici a dieci piani stracolmi di nerd. questo quello che ci viene in mente quando pensiamo ad una software house moderna. Eppure viene da sorridere, una volta che ci si rende conto di come anche un semplice progetto ideato - e messo in pratica - da un unico uomo possa dare lezioni di game-designing ai nomi più blasonati. Chi bazzica nel campo PC avrà sicuramente già sentito parlare di Lone Survivor, peculiare survival-horror giunto sugli store digitali durante il 2012. Sony, che da un po' bazzica attivamente nella scena degli sviluppatori indipendenti, é riuscita a strappar via l'esclusività e a regalare alle sue console principali una propria versione del titolo di Jasper Byrne. Con il sottotitolo di "Director's Cut", Lone Survivor é oggi disponibile su PS3 e PSVita con qualche accorgimento in più rispetto all'originale. Ad un prezzo così competitivo, risulta una chiara occasione da non lasciarsi assolutamente sfuggire. Noi vi spieghiamo il perché.

Senza troppi preamboli narrativi, verremo catapultati nei panni di un ragazzo perso nel marciume di una città da tempo abbandonata e grondante di zombie assassini. Lui é il "Lone Survivor", ovvero quell'unico sopravvissuto (o presunto tale) di cui dovremo prendere le redini. Chiunque stia già sbuffando al pensiero di rivivere l'ennesima, abusatissima epidemia di non-morti resterà comunque sorpreso. Il titolo, infatti, più che abbracciare la filosofia di un Resident Evil qualsiasi, ripesca a piene mani in quel malato pandemonio psicologico che risponde al nome di Silent Hill. Lone Survivor é il viaggio ansiolitico di una persona che, suo malgrado, si trova circondata da incubi indicibili, dal degrado di una metropoli abbandonata da chissà quanti anni, costretto a fuggire continuamente da orrori di cui non si conoscono né natura né provenienza.

Lone Survivor


una storia che gioca molto sul "vedo, non vedo", su quel labile confine tra realtà e follia che spesso e volentieri tende a coincidere, che volutamente non vuole mai essere chiara e che costringe il giocatore a lanciarsi a capofitto in labirinti bui e asfissianti senza mai prendersi un attimo di pausa. Aiutato da enigmatici ed altrettanto interessanti personaggi di contorno, lo scopo del protagonista sarà quello di farsi strada pian piano all'infuori di quel rifugio che fino ad ora non aveva mai avuto il coraggio di abbandonare, alla scoperta di un misterioso mondo esterno che chiama a gran voce altro sangue da versare.

Sembra assurdo che il tutto possa colpire così tanto nel profondo. Assurdo perché, in fin dei conti, Lone Survivor presenta un grafica bidimensionale a scorrimento ed una resa "pixelosa" che richiama le avventure grafiche del decennio LucasArts, e nonostante tutto riesce ad essere cattivo, al cardiopalma, asfissiante, claustrofobico. Camminare lentamente nell'ombra esposti ad attacchi a sorpresa armati solo di una flebile torcia sarà non solo la regola, ma anche un'esperienza che a lungo andare vi segnerà nel profondo. Il pargolo di Jasper Byrne non solo é inquietante come pochi altri, ma é anche senza pietà. In veste di sopravvissuti, non solo dovremmo infatti far attenzione a risparmiare le pochissime munizioni a nostra disposizione o vitali batterie della torcia, ma anche a riposarci a fine giornata o a procacciarci del rarissimo cibo commestibile per poterci sostentare. Questa continua corsa contro il tempo non fa altro che aggiungere pressione al giocatore; giocatore che, fin da subito, sarà costretto a scegliere tra il peggio e il meno peggio, tra il riprendere fiato in una zona sicura e buttar via tempo prezioso oppure lanciarsi nuovamente all'avventura e continuare a soffrire sperando di raggiungere in fretta l'uscita.

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"Sofferenza" é proprio la parola chiave che fa da sfondo all'intero gameplay. Non si avranno mai momenti di vero riposo, non si avrà mai il tempo di ragionare sul da farsi: il nostro cervello sarà perennemente attaccato da immagini e sequenze disturbanti e, cosa peggiore, non avremo mai il tempo materiale di permetterci una sosta. Una continua tortura mentale che viene accentuata egregiamente dal comparto sonoro, forse tra i migliori di sempre di questo genere. La malinconica colonna sonora, anch'essa intonata da Jasper Byrne, accompagna in modo brillante le sporadiche sequenze animate, mentre i graffianti effetti ambientali finiscono di incoronare quello che senza ombra di dubbio é uno dei contesti meglio riusciti del panorama horror in generale. Anche qui, i rimandi alla "collina silente" di Konami si sprecano, ma Lone Survivor non si fossilizza semplicemente sull'ispirarsi ad una gloria del passato. Al contrario, prende spunto e riesce ad andare addirittura oltre. Provato su PSVita muniti di buone cuffie, poi, é tutto un altro mondo.

Ad esempio, la natura 2D del titolo costringe il giocatore a ragionare duramente su come superare le mostruosità che numerose ci si pareranno davanti. Visto che ucciderle tutte é assolutamente fuori discussione, dovremo spesso trovare modi per aggirarle (ad esempio passando per stanze adiacenti) o per attirarle lontano (lanciando un'esca) o ancora evitandole acquattandoci nell'ombra e aspettando che passino oltre. Il complesso level-design multilivello ci costringerà a ripercorrere spesso gli stessi corridoi alla ricerca di nuove scorte da reperire o di chiavi per aprire le molte porte bloccate, anche se in effetti c'é da dire che l'esplorazione a volte risulta un po' macchinosa proprio a causa del sistema bidimensionale.

Certo, c'é una mappa della zona che ci aiuterà nell'impresa, ma a volte il senso di spaesamento dato dalla particolare gestione della telecamera ci costringerà a consultarla fin troppo spesso. Niente che non si possa risolvere con un buon senso dell'orientamento, comunque. Altro difetto che abbiamo riscontrato é la scarsa longevità dell'avventura, progettata per circa 3 ore di gioco. Certo, parliamo di un indie venduto ad una decina d'euro - ed é più che lecito a quel prezzo - ma forse il videogiocatore affamato di horror che é in noi avrebbe voluto durasse per sempre. Potremmo magari sembrare masochisti, ma provateci voi a dover abbandonare cotanta magnificenza dopo un'astinenza che dura da fin troppo tempo, soprattutto su console.

Fortunatamente, saremo spinti a rigiocarlo due, tre o anche quattro volte. Lone Survivor non solo é stracolmo di segreti, ma ha anche quattro finali differenti che cambieranno dipendentemente dalle nostre azioni nel gioco. Comportarsi bene nei confronti del protagonista, infatti, accudendolo al meglio e non facendolo incappare in situazioni "troppo spiacevoli", cambierà a più riprese la sua visione del mondo circostante, epilogo compreso. Scoprire che la carne cruda trovata in giro può essere cucinata tramite una padella incrociata in un appartemento abbandonato, ad esempio, é solo una delle tante sorprese che il gioco riserva. Andando a scavare nelle sue varie offerte, potremo anche venire a conoscenza di strani personaggi che scambiano cibo (o addirittura console da gioco) in cambio di fumetti, che bere caffé allevierà la nostra astinenza da riposo, che mangiare roba scaduta influenzerà negativamente la psiche del protagonista o che addirittura sfamando più volte lo stesso gatto randagio durante il cammino lo trasformerà in nostro fidato animaletto da compagnia.

Lone Survivor


Lone Survivor
8

Voto

Redazione

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Lone Survivor

Lone Survivor é una perla di rara bellezza che inaspettatamente si nasconde dietro ad un prezzo budget e ad uno stile grafico che potrebbe non ammaliare i più. Oltre la sua facciata retrò, però, si nasconde un horror cattivo, difficile, spaventoso, malato e dalle mille sorprese, un esperimento che convince appieno sia sul lato artistico che su quello prettamente ludico. In poche parole, se amate i survival psicologici non potete lasciarvelo sfuggire per alcun motivo (a patto che mastichiate un po' di inglese, visto che non presenta una traduzione nostrana). Un vero peccato, tra l'altro, perché fosse durato il doppio staremo forse parlando di una pietra miliare dell'indie-gaming (e non solo). Ora come ora, invece, resta "solo" uno dei migliori horror della generazione. Indubbiamente uno schiaffo morale a tutti coloro che, quando pensano a grandi giochi, li associano automaticamente a tecnologie da urlo.

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