Lost Planet 3
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I primi due episodi di Lost Planet hanno rappresentato, in un certo senso, una vena “schizofrenica” in seno a Capcom. Anche se concepiti dallo stesso team di sviluppo e uniti da meccaniche del tutto simili, i due prodotti si differenziavano concettualmente in maniera piuttosto marcata. Molto tradizionalista il primo, con una fase single player e una multiplayer ben separate e, contrariamente, molto sperimentale il secondo, dove i confini tra le due modalità era molto labile, con il rischio di non capire dove iniziava il primo e finisse il secondo. Lost Planet 2, tra l'altro, si allontanava anche dal primo episodio per il setting stesso, che passava da enorme distese ghiacciate a lussureggianti foreste tropicali, pur rimanendo sullo stesso pianeta d'origine E.D.N. III.
Il terzo tentativo di Capcom ci riporta alle origini della saga, ponendo le lancette della narrazione ben trent'anni indietro rispetto al primo episodio, analizzando le gesta dei primi tecnici della NEVEC, intenti alla terraformazione del pianeta per l'estrazione delle immense risorse naturali a disposizione. Ed é proprio tra questi primi (..) coloni che troveremo Jim Peyton, di cui vestiremo i panni in qualità di protagonista (e il cui volto é stato scopiazzato dal nostro Simone Rampazzi). La traman di Lost Planet 3 porta il nostro Jim al comando del suo Rig (avete presente Pacific Rim? Ecco, stessa cosa.) su E.D.N. III, evidentemente costretto da circostanze lavorative. Non mancheranno infatti diversi video d'intermezzo dove il nostro protagonista intrattiene struggenti colloqui con la moglie lasciata altrove causa di forza maggiore.
La base della NEVEC situata sul pianeta svolgerà da HUB per le missioni, dandoci la possibilità di ricevere le missioni dai diversi personaggi presenti, upgradare armi e acquistare nuove migliorie per il nostro Rig che, fido compagno di viaggio, ci accompagnerà lungo tutto il nostro cammino e che si dimostrerà anche molto utile in battaglia in ben più di un'occasione. Ovviamente non potevano mancare gli Akrid, abitanti autoctoni, che tentano di proteggere il proprio pianeta d'origine dall'invasione umana e che rappresentano l'ostacolo primario sulla strada verso le risorse di E.D.N. III. Il merito di Lost Planet 3, però, é anche quello, contrariamente ai primi due, di aver arricchito la trama con numerosi colpi di scena che saranno “centellinati” nel corso dell'avventura. Un'espediente narrativo che funziona, perché spinge il giocatore ad affrontare le missioni successive con la curiosità di sapere cosa lo attende.
Dal punto di vista del gameplay, Lost Planet 3 abbandona un po' il ritmo frenetico dei primi due capitoli per concedersi un andamento più cadenzato. Il che, di per sé, potrebbe non essere un male ma che ha l'aggravante di presentare un basso numero di avversari (peraltro piuttosto carenti in fatto di intelligenza artificiale), il che porta spesso il giocatore a liberarsi abbastanza in fretta del nemico, ritrovandosi poi alle prese con missioni che lo portano a visitare basi totalmente abbandonate, anfratti poco battuti o immense distese ghiacciate colpite da tormente di crescente entità, sempre alla ricerca di fonti di calore con cui approvvigionare il proprio Rig e da usare poi come carta moneta per gli upgrade. Se a questo unite anche il passo cadenzato del nostro “robottone” che ci aiuta a coprire le distanze in esterna, avete un quadro piuttosto chiaro di come Lost Planet 3 sia un piatto “a lenta digestione”.
L'idea di fondo, ovvero quella di proporsi come versione “ghiacciata” di Borderlands, poteva anche funzionare, sulla carta, ma Spark Unlimited avrebbe dovuto aumentare il ritmo di gioco, caricare la barra del “carisma” del titolo o cercare di portare sul piatto del giocatore qualcos'altro da fare per mettere un po' di pepe ad un gameplay che in più occasioni si é dimostrato un po' troppo scontato e ripetitivo. Gameplay che tra l'altro si affida eccessivamente ai quicktime event, che in questo caso riescono a loro volta a togliere ancora più ritmo a chi invece ne avrebbe disperato bisogno. Un peccato, perché Lost Planet 3 ha in sé tutti gli elementi giusti per essere un titolo di richiamo ma che Spark Unlimited non é riuscita a bilanciare sapientemente.
Dispiace, anche perché Lost Planet 3 é un gioco tecnicamente valido, con alcuni passaggi che riescono a fare bella mostra delle potenzialità dell'Unreal Engine e con un ottimo doppiaggio in italiano. Il problema é che, anche a fronte di una trama che funziona più che bene, si sente il peso della ripetitività di azioni sempre identiche (anche il quicktime delle riparazioni da effettuare é sempre il medesimo) e con un ritmo di gioco troppo blando per essere il motore trainante di un'esperienza che avrebbe potuto essere decisamente migliore. Purtroppo nemmeno il multiplayer (che abbiamo testato in una precedente occasione e che ci riserviamo di testare più a fondo con la versione completa del gioco), riesce a risollevare le sorti di Lost Planet 3.
Il terzo tentativo di Capcom ci riporta alle origini della saga, ponendo le lancette della narrazione ben trent'anni indietro rispetto al primo episodio, analizzando le gesta dei primi tecnici della NEVEC, intenti alla terraformazione del pianeta per l'estrazione delle immense risorse naturali a disposizione. Ed é proprio tra questi primi (..) coloni che troveremo Jim Peyton, di cui vestiremo i panni in qualità di protagonista (e il cui volto é stato scopiazzato dal nostro Simone Rampazzi). La traman di Lost Planet 3 porta il nostro Jim al comando del suo Rig (avete presente Pacific Rim? Ecco, stessa cosa.) su E.D.N. III, evidentemente costretto da circostanze lavorative. Non mancheranno infatti diversi video d'intermezzo dove il nostro protagonista intrattiene struggenti colloqui con la moglie lasciata altrove causa di forza maggiore.
La base della NEVEC situata sul pianeta svolgerà da HUB per le missioni, dandoci la possibilità di ricevere le missioni dai diversi personaggi presenti, upgradare armi e acquistare nuove migliorie per il nostro Rig che, fido compagno di viaggio, ci accompagnerà lungo tutto il nostro cammino e che si dimostrerà anche molto utile in battaglia in ben più di un'occasione. Ovviamente non potevano mancare gli Akrid, abitanti autoctoni, che tentano di proteggere il proprio pianeta d'origine dall'invasione umana e che rappresentano l'ostacolo primario sulla strada verso le risorse di E.D.N. III. Il merito di Lost Planet 3, però, é anche quello, contrariamente ai primi due, di aver arricchito la trama con numerosi colpi di scena che saranno “centellinati” nel corso dell'avventura. Un'espediente narrativo che funziona, perché spinge il giocatore ad affrontare le missioni successive con la curiosità di sapere cosa lo attende.
Dal punto di vista del gameplay, Lost Planet 3 abbandona un po' il ritmo frenetico dei primi due capitoli per concedersi un andamento più cadenzato. Il che, di per sé, potrebbe non essere un male ma che ha l'aggravante di presentare un basso numero di avversari (peraltro piuttosto carenti in fatto di intelligenza artificiale), il che porta spesso il giocatore a liberarsi abbastanza in fretta del nemico, ritrovandosi poi alle prese con missioni che lo portano a visitare basi totalmente abbandonate, anfratti poco battuti o immense distese ghiacciate colpite da tormente di crescente entità, sempre alla ricerca di fonti di calore con cui approvvigionare il proprio Rig e da usare poi come carta moneta per gli upgrade. Se a questo unite anche il passo cadenzato del nostro “robottone” che ci aiuta a coprire le distanze in esterna, avete un quadro piuttosto chiaro di come Lost Planet 3 sia un piatto “a lenta digestione”.
L'idea di fondo, ovvero quella di proporsi come versione “ghiacciata” di Borderlands, poteva anche funzionare, sulla carta, ma Spark Unlimited avrebbe dovuto aumentare il ritmo di gioco, caricare la barra del “carisma” del titolo o cercare di portare sul piatto del giocatore qualcos'altro da fare per mettere un po' di pepe ad un gameplay che in più occasioni si é dimostrato un po' troppo scontato e ripetitivo. Gameplay che tra l'altro si affida eccessivamente ai quicktime event, che in questo caso riescono a loro volta a togliere ancora più ritmo a chi invece ne avrebbe disperato bisogno. Un peccato, perché Lost Planet 3 ha in sé tutti gli elementi giusti per essere un titolo di richiamo ma che Spark Unlimited non é riuscita a bilanciare sapientemente.
Dispiace, anche perché Lost Planet 3 é un gioco tecnicamente valido, con alcuni passaggi che riescono a fare bella mostra delle potenzialità dell'Unreal Engine e con un ottimo doppiaggio in italiano. Il problema é che, anche a fronte di una trama che funziona più che bene, si sente il peso della ripetitività di azioni sempre identiche (anche il quicktime delle riparazioni da effettuare é sempre il medesimo) e con un ritmo di gioco troppo blando per essere il motore trainante di un'esperienza che avrebbe potuto essere decisamente migliore. Purtroppo nemmeno il multiplayer (che abbiamo testato in una precedente occasione e che ci riserviamo di testare più a fondo con la versione completa del gioco), riesce a risollevare le sorti di Lost Planet 3.