Lost Records: Bloom and Rage - Recensione del nuovo capolavoro di Don't Nod

Lost Records: Bloom and Rage – La recensione dell'erede (forse) migliore di Life Is Strange

di Domenico Colantuono

Quando ai The Game Awards del 2023 Don’t Nod ha presentato per la prima volta al pubblico Lost Records Bloom and Rage, giocatori e addetti al settore hanno da subito identificato il titolo come l’erede spirituale di Life Is Strange, opera massima dello studio francese.

Il paragone, seppur pesantissimo, è in gran parte azzeccato poiché Lost Records porta con sé  i tratti distintivi  che hanno fatto grande Life Is Strange. Tuttavia, ciò non impedisce a Lost Records di costruirsi una propria identità fortissima, che lo differenzia dalla storia di Max e Chloe su molteplici aspetti, siano essi del gameplay o del modo di narrare.

Un’identità che si costruisce lentamente dinanzi agli occhi del giocatore, per poi travolgerlo con un climax crescente di emozioni che culmina nella sezione finale della prima parte del gioco.
Scorrendo i titoli di coda, accompagnati da una ottima colonna sonora, l’impressione è che si ha davanti un titolo capace di essere anche migliore del suo famoso predecessore.

4 amiche e l’estate del 1995

Lost Records ci porta nel paesino di Velvet Cove, luogo molto meno strutturato rispetto ad Arcadia Bay (scusate il primo di alcuni confronti con Life Is Strange) ma con molte più storie da raccontare.
Qui riviviamo le settimane di fine estate del 1995 di 4 ragazze che si trovano a essere amiche quasi per caso, le quali si ritrovano 22 anni dopo per discutere riguardo un pacco ricevuto da una di loro, il cui mittente sottintende di conoscere un segreto che le ragazze, ormai donne, avevano deciso di sotterrare nei meandri del passato.

Il gioco ci mette nei panni di Swann, la quale ha tantissimi punti in comune con la giovane Max Caulfield (scusate il secondo paragone). Swann è una nerd fino al midollo, amante di libri e film e sempre con la sua videocamera impugnata. Swann è però anche una ragazza in sovrappeso e la cosa le crea un continuo rapporto conflittuale sia con chi le è intorno sia con la madre che, in maniera non troppo velata, la spinge per perdere peso.

Durante un giorno di fine estate, Swann incontra Nora, Autumn e Kat, con le quali stringe una fortissima amicizia che l’accompagnerà per tutta la durata dell’estate del 1995.
Le quattro ragazze vivono giorni all’insegna di musica ed escursioni, e durante una di queste escursioni, trovano una capanna nella foresta che decidono di rendere la base delle Bloom and Rage, nome del loro gruppo punk.

La capanna diventa il posto dove le ragazze possono essere sé stesse, lontane dagli occhi altrui sempre pronti a giudicarle.
L’estate del 1995 sembra essere la migliore della loro vita, fino a quando un giorno qualcosa di strano accade e cambierà per sempre la vita delle quattro amiche.

Nel 2022 le ragazze, ormai donne, si incontrano di nuovo a Velvet Cove dietro invinto di Autumn, la quale ha ricevuto un pacco indirizzato alle Bloom and Rage con un messaggio dove il mittente afferma di sapere cosa le ragazze hanno fatto nell’estate del 1995.

Qualsiasi cosa la scatola contenga, sembra terrorizzare le donne, che credevano ormai sepolti i segreti dell’estate 1995.

Emozioni difficili da gestire

La seconda parte di Lost Records è dominata da toni più cupi e tetri e dal continuo conflitto interno che le donne, ormai adulte, vivono nel ricordare gli eventi dell'estate del 1995.

La rabbia che dà il nome al titolo del tape 2 è onnipresente e permea qualsiasi momento sia degli eventi passati che di quelli presenti. È la rabbia di saper di essersi sentiti esclusi, la rabbia del non sapere come gestire la malattia, la rabbia del vedere una persona cara spegnersi, la rabbia della violenza.

Il senso di scoperta e di avventura giovanile, che nel primo capitolo è perfettamente reso tramite l'utilizzo della telecamera di Swann, lascia il posto al senso di inadeguatezza, che viene traslato anche a livello di gameplay; che vede abbandonare la telecamera e focalizzarsi maggiormente sulla costruzione delle relazioni.

Il secondo capitolo di Lost Records Bloom and Rage è una corsa al cardiopalma, denso di emozioni forti e di azioni sconsiderate. 
Lasciate sole dinanzi agli eventi del tape 1, con gli adulti colpevoli di non spiegare e comprendere, le ragazze si abbandonano ai propri sentimenti e impulsi che porteranno agli eventi finali del gioco.

Finale che può essere definito forse il punto debole dell'intera opera per una serie di motivi che non approfondisco nel dettaglio per evitare spoiler.
Don't Nod ha deciso di lasciare in sospeso tanti elementi fino a quel punto centrali per la narrazione; come ad esempio l'elemento sovrannaturale che non viene mai approfondito, tanto da far dubitare il giocatore riguardo la sua reale esistenza.

Questa scelta non mina la qualità del titolo, che resta alta e fa centro nel narrare una storia denza di sentimenti contrastanti e di emozioni che difficilmente si vedono nei videogiochi.

Il gameplay di Lost Records

Lost Records Bloom and Records segue il filone classico delle avventure narrative di stampo Don’t Nod proponendo un gameplay che si basa sui vari dialoghi a scelta multipla e le conseguenze che queste portano, a questi si accompagnano poi l’esplorazione delle varie aree e i vari enigmi sparsi in giro.

Il gioco inoltre si costruisce su un continuo switch tra passato e presente, il quale crea un sistema tale che le scelte del passato influenzano i dialoghi e i ricordi del presente, creando un continuo rimando tra le due epoche.

Elemento centrale del gameplay è la telecamera di Swann, con la quale possiamo registrare tutto ciò che ci passi davanti.
Intorno alla telecamera ruotano sia gli eventi principali del gioco, sia le tantissime missioni secondarie, che sono per lo più liste di elementi dell’ambiente di gioco da riprendere.

Le riprese fatte con la telecamera possono poi essere maneggiate a piacimento dal giocatore, tanto da poter creare piccoli corti in game.

Tornando ai dialoghi; come già detto, questi seguono quanto già visto in Life Is Strange, tuttavia, diversamente dall’avventura di Max Caulfield, le opzioni di dialogo non sono statiche ma cambiano in base a ciò che il giocatore osserva e alla scelta di rispondere d’impulso o aspettare che le persone intorno finiscano di parlare; tante volte infatti mi è capitato di perdermi delle opzioni di dialogo perché avevo risposto troppo velocemente ai vari interlocutori.

Un inno agli anni ‘90

Una delle prime caratteristiche che salta all’occhio giocando a Lost Records è il suo stile artistico che rappresenta un vero e proprio inno agli anni ‘90.
Don’t Nod aveva ben chiaro a chi questo gioco volesse parlare (i millennial) e lo fa premendo tantissimo sul pedale della nostalgia.

Durante la mia run, mi sono fermato tantissime volte a guardarmi intorno e beccare i tantissimi riferimenti culturali inseriti nel gioco. Che fosse un tamagochi a cui dare da mangiare, un poster di X-Files o un Super Nintendo (con nome appositamente cambiato per evitare le rogne con Nintendo), Lost Records offre una quantità tale di cose tanto che la caccia alla nostalgia può diventare una sorta di minigioco.
Non si può parlare di anni ‘90 senza parlare di film e musica, e anche in questo caso Lost Records non delude. 
Il gioco è pieno zeppo di audiocassette con delle ottime playlist, che potete rubare per i vostri viaggi in auto, e videocassette che richiamano ai film cult dell’epoca.

Insomma, se siete 30/40enni e covate amore per videogiochi, musica e film, giocare a Lost Records significherà fare un tuffo nella vostra infanzia.

Come si comporta tecnicamente Lost Records

Come già detto, Lost Records sposa in pieno lo stile Don’t Nod e ciò si conferma anche sul pino artistico. Graficamente parlando, il gioco ha uno stile più realistico rispetto a Life Is Strange, tuttavia, le sezioni del 1995 mantengono costantemente un senso d’innocenza grazie a un costante filtro - che chiamerò nostalgia - e un uso più che sapiente dei colori.

I fatti di gioco sono poi accompagnati da una scelta di pezzi rock, grunge e punk che si sposano alla perfezione con i fatti su schermo, aiutando a enfatizzare determinati momenti dal forte carico emotivo.

Lost Records non si sbilancia sul piano dell’accessibilità. Il gioco offre una serie di impostazioni che potremmo sintetizzare in sottotitoli e testi più grandi. Nonostante queste funzionino, sarebbe stato apprezzato trovare qualche opzione per chi soffre di daltonismo o altri problemi alla vista, non è escluso però che la lista delle opzioni venga approfondita con una futura patch.

Vera e propria chicca è l’utilizzo della prima persona per narrare i fatti del 2022 e la terza persona quando ci si trova nel 1995; quasi come se gli sviluppatori volessero spingere il giocatore a distinguere il momento della realtà (nel 2022) da quello dei ricordi (nel 1995) che possono essere effimeri e non sempre veritieri.

Lost Records Bloom and Rage, Don't Nod fa centro

Lost records Bloom and Rage è principalmente una storia sulla vita e le sue emozioni; di come alle volte da adulti si ha la giusta maturità per affrontare situazioni che da giovani non si era in grado di comprendere appieno.

La narrazione su due linee temporali funziona alla perfezione ed è una piacevole novità, con le scelte fatte durante gli eventi della storia che impattano tanto i fatti del passato che del presente.

Don't Nod ha fatto sì che un velo di costante tensione fosse sugli eventi narrati e per buona parte della storia  l’anomalia non si vede mai su schermo, anche perché questa non è fondamentale nell’economia della narrazione; anzi è, inizialmente, quasi in secondo piano, per poi prendersi la scena nella seconda parte del gioco; senza però mai svelarsi completamente.

L'unica critica che posso muovere a Lost Records è quella di aver lasciato in sospeso troppi elementi centrali del gioco, portando a un finale che nonostante riesca a stare in piedi non risponde a tantissime domande che il gioco costruisce durante le ore di gioco.

Questa è una scelta deliberata di Don't Nod e data dal fatto che la software house ha intenzione di dare vita a un sequel che molto probabilmente farà luce su tante delle cose rimaste in sospeso.

Il nuovo franchise di Don't Nod fa centro e lascia l'impressione di trovarsi di fronte a qualcosa di superiore a Life Is Strange, o per lo meno differente nel modo di narrare e diverso nel modo di creare emozioni nel giocatore.

Dal canto nostro, non vediamo l'ora di rituffarci tra i boschi di Velvet Corve e scoprirne i segreti nascosti.