Macross: Shooting Insight, una mediocre rimpatriata – Recensione PS5

La recensione dello shmup di Kaminari Games, che celebra il 40esimo anniversario della saga di Macross con un prodotto approssimativo e al di sotto delle aspettative

Macross Shooting Insight una mediocre rimpatriata  Recensione PS5

Con Macross: Shooting Insight, Kaminari Games e Bushiroad celebrano gli oltre 40 anni di storia di Macross radunando (quasi) tutti i piloti protagonisti delle varie saghe in una vicenda inedita e mettendoli a bordo dei propri caccia variabili in uno sparatutto a scorrimento contro le fazioni nemiche provenienti dai vari universi narrativi. Il gioco era già disponibile su Steam dallo scorso marzo (anche se la localizzazione inglese non è arrivata prima di dicembre), e sta uscendo in questi giorni su Nintendo Switch, PlayStation 4 e 5. Vedere un qualunque prodotto legato al franchise di Macross sbarcare da noi è già di per sé un miracolo, tuttavia in questo caso abbiamo a che fare con un’opera raffazzonata e pure monca (oltreoceano almeno). Ma andiamo con ordine.

Macross: Shooting Insight, una mediocre rimpatriata – Recensione PS5

La premessa di Macross: Shooting Insight è piuttosto banale anche per gli standard dei crossover di questo tipo: la solita anomalia spazio-temporale ha traghettato una porzione del cast principale di varie epoche a bordo della Macross 7, e ora tutti insieme dovranno unire le forze per salvare le rispettive cantanti, rapite da una certa scienziata, Eris, che intende trasformare la loro musica in un’arma. Tra una missione e l’altra, il gioco propone sequenze dialogiche discretamente lunghe (per uno sparatutto s’intende) in stile visual novel, con cinque “route” per altrettanti piloti (e relativi velivoli); la trama segue sempre la stessa catena di eventi (magari non nel medesimo ordine, ma l’epilogo non cambia), concentrandosi di volta in volta sulla piccola cerchia di beniamini legati al protagonista selezionato e introducendo qualche dettaglio extra sul quadro generale. Sulla carta un compitino accettabile, il problema è che i dialoghi fanno pena. 

La timeline di Macross è lineare, e i vari capitoli sono ambientati cronologicamente vicini tra di loro, quindi i personaggi in un modo o nell’altro si conoscono, per nomea o legami di parentela, e questo può generare scambi carini, ma a parte ciò nessuno sembra avere un cappero da dirsi. La campagna, composta da 10 missioni per altrettanti intermezzi, è troppo lunga rispetto alla carenza di obiettivi e approfondimenti proposti. Tutti i membri del cast vengono introdotti in modo sbrigativo, e hanno sì e no un paio di scene in cui gli viene consentito “brillare”, dopodiché non fanno che ripetersi a iosa, tra battibecchi sterili e intrighi usciti da un trailer di Maccio Capatonda. Non aiuta il fatto che ogni route ricicli tutti gli incontri con i boss ripescati dalle varie saghe, allungando il brodo e rendendo sessioni multiple un’agonia. A nostro avviso sarebbe stato più opportuno ridurre il numero di missioni delle singole campagne e fornirne a ciascuna diverse esclusive, magari legate alla serie di riferimento. Ciò avrebbe incentivato la rigiocabilità e condensato la narrazione; tanto per affrontare tutti i livelli di fila c’è sempre la modalità Arcade.

Macross: Shooting Insight, una mediocre rimpatriata – Recensione PS5

Ci sarebbe poi la questione dei contenuti tagliati nella release nostrana. Come già accennato, il roster del giocatore è composto da cinque piloti: abbiamo Shin da Zero, Hisamu da Plus, Gamlin da 7 (Basara non è esattamente tipo da dogfight, ci sta), Alto da Frontier e Hayate da Delta. Che fine hanno fatto Hikaru e l’intera saga originale di Macross? Ebbene, grazie agli sforzi di Harmony Gold e alla sua immortale disputa sui diritti con Big West (che va avanti ormai da più di 20 anni), tutto il materiale legato al primo Macross e al film Do You Remember Love? è letteralmente “proibito” in Occidente, ragion per cui non è stato incluso in Shooting Insight. I contenuti in questione però esistono e possono essere scaricati tramite DLC, ma solo in Giappone, quindi servirebbero un account nipponico dedicato per l’eShop e il PlayStation Network, o una VPN per Steam. Salti mortali che non ci meritiamo e che non si riflettono certo sul prezzo del pacchetto (già elevato di suo a 40 euro, figuriamoci con parti mancanti). 

Poco male (insomma NdR), siamo pur sempre alle prese con uno shmup, la formula di gioco risolleverà le sorti del titolo, no? Mica tanto. Piuttosto che concentrarsi su una filosofia in particolare, Kaminari Games ha ben pensato di adottare tutti i possibili approcci al genere, alternando fasi a scorrimento, verticale e orizzontale, e con movimento libero in stile twin-stick shooter (più un paio di segmenti a la gallery shooter, pessimi per la cronaca; non si capisce un tubo ed è impossibile giudicare la distanza dei proiettili in arrivo). Ognuno dei cinque caccia variabili a disposizione vanta un peculiare pattern di fuoco e un personale set di statistiche, come il danno inflitto, la resistenza ai colpi, la velocità di crociera e l’efficacia della “schivata”, la gittata e la frequenza del cono di aggancio dei missili (indirizzabile con l’analogico destro). Sulla carta sono tutti più o meno competenti a modo loro, ma ci si rende presto conto che buona parte dei velivoli è troppo lenta per arrivare o tiro o scansare gran parte delle salve, restringendo il “meta” a quelli più agili e versatili con l’artiglieria. Anche perché è solo tramite i missili che si può gonfiare il moltiplicatore dei punti, e vanno usati spesso o si perde il bonus, limitando realisticamente l’uso dei gun pod alla configurazione Battroid e agli scontri con i boss.

Macross: Shooting Insight, una mediocre rimpatriata – Recensione PS5

Quanto alle effettive funzionalità in-game, abbiamo come già anticipato due modalità di fuoco, un barrel roll per evitare i colpi e riposizionarsi (entrambe applicazioni dubbie, visto che siamo stati centrati più volte nel bel mezzo della manovra, e lo spostamento ci priva del controllo quel tanto da finire in traiettoria di un altro proiettile) e un bombardamento a tappeto per pulire lo schermo e infliggere seri danni a tutti i nemici che si ricarica lentamente nel tempo; semplice ma efficace. La fregatura è la quasi totale mancanza di interattivi nei livelli: gli unici pick up incrementano il danno del fuoco principale, di cui abbiamo già elaborato la frequente poca utilità, e basta. Non c’è modo di recuperare salute, se non un 20% scarso al termine dello stage (o attivando la rigenerazione passiva a inizio sessione, ma in tal caso non sarà possibile salvare il proprio punteggio), non ci sono checkpoint, in caso di morte tocca ricominciare il livello daccapo (e manco si torna a piena vita), né armi secondarie, e, dulcis in fundo, le modalità caccia, Gerwalk e Battroid sono fisse e stabilite a priori in base alla sezione corrente, negando al gioco una meccanica esclusiva del franchise e potenzialmente interessante. 

Uno dei (pochi) elementi distintivi è la presenza di alcuni satelliti disturbatori, la cui distruzione consentirà a una delle cantanti del roster di esibirsi per fornire al giocatore un power-up temporaneo fintanto che dura la melodia, una dinamica che ha perfettamente senso nell’universo di Macross, che però solleva un’altra questione. Ci sta che la scaletta sia limitata a 1-2 brani ufficiali per saga (tranne Frontier che ne ha 3), e che in-game vengano accorciati per restringere il bonus a circa un minuto e mezzo di attività, ma perché nella galleria non c’è un lettore musicale per ascoltare la versione integrale? Tra gli extra troviamo un visualizzatore dei modelli 3D dei caccia, trasformazioni e unità nemiche comprese, un intero catalogo di chincaglierie e fermi immagine dalle serie tv (per il quale tocca grindare parecchio se si ambisce al 100%, ma sorvoliamo), e non c’è modo di mettere su Dynamite Explosion, Lion o Ikenai Borderline (tra quelle presenti, ma si poteva osare e allungare l’elenco con un sacco di roba)? Stiamo parlando di Macross, la musica è uno dei perni centrali del marchio, non credo sia una richiesta impensabile per un’opera del genere.

Macross: Shooting Insight, una mediocre rimpatriata – Recensione PS5

L’esperienza shmup in sé è abbastanza dimenticabile. Le tipologie di nemici si contano sulle dita di una mano, si muovono e sparano tutti più o meno nella stessa maniera, con pattern basilari che fanno leva su attacchi da diverse angolazioni per intrappolare il giocatore, riuscendoci per la cronaca, visto che il più delle volte la velocità delle salve è superiore a quella del caccia, la schivata è una barzelletta e non si fa mai in tempo a eliminare una fetta consistente di minacce prima che lo schermo si riempia di proiettili (tranne in modalità Battroid, ma le occasioni sono poche). Finché sul menù abbiamo laser e attacchi kamikaze la situazione è gestibile senza troppi problemi, ma peggiora drasticamente non appena subentrano i missili, specie quelli a ricerca, la cui scia tende a saturare la visuale, rendendo alquanto difficile manovrare con precisione nel groviglio (“merito” anche di una hitbox piuttosto generosa). 

Ne consegue un livello di difficoltà generalmente abbordabile con picchi random, esacerbato dalle bizzarre limitazioni alla capacità di curarsi del giocatore, almeno con la configurazione standard. Di nuovo, si può selezionare la rigenerazione passiva, ma si perde la possibilità di salvare il proprio record e di caricarlo sulle classifiche online. Personalmente non esco di casa senza, la campagna è già abbastanza lunga e monotona di suo, figuriamoci introducendo un ulteriore fonte di frustrazione. Non c’è neanche un qualche sistema per accumulare punti in modo creativo, è tutto uno spam di missili e bonus basati sul numero di uccisioni, salute residua e tempo impiegato; non mi pare neanche faccia distinzione tra le varie difficoltà. A tal proposito, non ho notato differenze tra le modalità Normal, Hard e Very Hard, e non sono migliorato così tanto da non accorgermene tra una partita e l’altra.

Macross: Shooting Insight, una mediocre rimpatriata – Recensione PS5

Sul fronte tecnico, le illustrazioni dei personaggi sono per ovvie ragioni di pregevole fattura; c’è un “leggero” scarto stilistico tra le varie generazioni, ma è inevitabile in casi del genere. Ogni beniamino poi è doppiato dalla rispettiva voce nell’anime originale, tuttavia vengono proferite sentenze complete solo durante le fasi di gameplay, mentre negli intermezzi il campionario è ristretto a versetti e grugniti. La presentazione in-game non sembra essere invece uno dei punti forti di Shooting Insight: modelli, effetti speciali, animazioni, filmati, è tutto estremamente basilare o ridotto all’osso, e non è manco interessante da guardare, visto che l’80% dei livelli è ambientato nello spazio senza particolari accorgimenti, tranne detriti, asteroidi e qualche nave di passaggio. Il frame rate è buono però e rimane saldo in qualunque circostanza.

Macross: Shooting Insight

Versione Testata: PS5

5.5

Voto

Redazione

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Macross: Shooting Insight

Fan incalliti di Macross e accoliti non troppo smaliziati degli sparatutto? Macross: Shooting Insight potrebbe fare al caso vostro, soprattutto se riuscite a mettere mano al materiale relegato ai server giapponesi. Il prezzo del biglietto è elevato rispetto alla mole di contenuti e alla loro qualità complessiva, inoltre il titolo Kaminari Games non fa molto per distinguersi, sia come celebrazione del franchise che come shmup, quindi tenete basse le aspettative. Per tutti gli altri, fatico davvero a trovare ragioni valide per considerarne l’acquisto, se non che potrebbe stimolarvi ad approcciare la saga, tra i grandi classici del genere mecha. Non è molto, ma è pur sempre qualcosa, nella speranza che Macross torni a respirare anche da noi. 

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