MADiSON VR: Recensione - quando l'orrore è nel level design
La recensione di MADiSON VR, un’esperienza immersiva di horror psicologico in realtà virtuale che ti catapulta in un mondo di terrore.
La recensione di MADiSON VR
MADiSON VR è un’avventura che ti immerge in un’atmosfera di terrore psicologico e come ho detto in altre occasioni, la realtà virtuale è - ovviamente questa è una mia visione della cosa - il modo migliore di rinverdire il genere delle avventure grafiche che oggi sembra aver lasciato il campo ad alcune illuminate produzioni indie, ma poco altro. La trama si svolge in prima persona, dove assumi il ruolo di Luca, un personaggio che si sveglia in una stanza buia e si ritrova coinvolto in un inquietante gioco di sopravvivenza. Come spesso accade in questi titoli di atmosfera, la paura per ciò che potrebbe esserci è sempre quella che spaventa molto più di ciò che c'è.
In questo titolo la grafica ha un ruolo importante, ma su quest'ultimo aspetto ne parlerò nel prossimo paragrafo.
Senza rivelare troppo, si può dire che Luca deve affrontare le conseguenze di un rituale demoniaco iniziato decenni fa e il ruolo che i suoi famigliari sembra avere in tutto questo e ora è costretto a partecipare a questa cerimonia macabra. La tensione si costruisce attraverso l’uso di elementi horror classici e simbolismi oscuri, mentre si esplorano gli ambienti che mettono a dura prova i nervi saldi degli utenti.
Il gioco si basa molto sull’atmosfera e sul suono per creare un’esperienza di terrore che si insinua sotto la pelle, piuttosto che affidarsi ai classici jump-scare, ma vi posso assicurare che comunque non mancano. La storia si snoda attraverso indizi e puzzle che Luca deve risolvere, spesso con l’aiuto di una macchina fotografica che rivela segreti nascosti e aiuta a far avanzare la narrazione.
MADiSON VR, scatti di paura
In MADiSON VR, i giocatori utilizzano un controller VR per interagire con l’ambiente circostante. Il gioco fa uso di una macchina fotografica istantanea - la classica Polaroid, per chi se la ricordasse - come strumento principale, che non solo serve a catturare immagini ma anche a rivelare elementi nascosti dell’ambiente, spesso buio e a risolvere enigmi. Questo elemento aggiunge un livello di profondità al gameplay, poiché i giocatori devono esplorare attentamente e utilizzare la fotocamera in modi creativi. La grafica è davvero impressionante, tanto che potrete avvicinare oggetti al visore fino a pochi centimetri per vedere perfettamente i dettagli ad una risoluzione altissima, così come le texture degli oggetti e delle superfici, tutto questo naturalmente incrementa il senso di realismo.
Dove la qualità artistico-grafica-sonora funziona bene, la parte di interazione con l'ambiente e il level design sono un po' carenti, in alcuni casi si potrebbe quasi dire ingenui, in altri proprio deficitari. Trovo che sia molto bella ad esempio la fisica che in alcuni casi fa muovere gli oggetti semplicemente accostando la mano verso un oggetto, bellissima l'idea di avere una macchina fotografica che si può prendere alla bisogna e sfruttarla per illuminare con il flash una zona buia, ma salvo questo e una lore ben descritta, il resto funziona molto poco.
Partiamo dagli enigmi, dove anche quello più lineare, come l'inizio, dove ci si deve addentrare in una zona totalmente buia e che la scena nemmeno invita ad attraversare, già fa capire che sembra quasi che ci siano una quantità spropositata di pretesti per arrestare l'avanzata del giocatore, e in effetti è così. L'avventura potrebbe infatti essere completata in circa trenta minuti di tempo, ma sapendo cosa fare, spesso però anche fatti logici, come inserire un oggetto in un elemento, diventa qualcosa di frustrante perché non funziona e si è quasi costretti a guardare un video su YouTube per scoprire che era ciò che stavamo facendo, ma alla fine bug e incastri mal gestiti, ci impedivano l'avanzata.
Forse con più budget, un team creativo più ispirato e una maggiore attenzione ai dettagli, questo gioco avrebbe potuto assurgere alle più alte vette delle esperienze VR in assoluto, e lo dico sinceramente, ma per colpa della mancanza degli elementi di cui parlavo all'inizio della frase, si deve accontentare di essere solamente un buon gioco.