Mafia: City of Lost Heaven
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Aveva un bel dire Andrea Giolito, Productor Manager di Xbox in Italia, quando intervistato da Gamesurf elencò alcuni titoli di punta che avrebbero arricchito la line-up della console nero-verde. Halo 2, Ninja Gaiden, Fable, BC, Sudeki, il recente Splinter Cell, tutti titoli da tenere sott'occhio. E noi a questi aggiungeremmo anche Mafia, che finalmente dopo la tutt'altro che impeccabile apparizione su Ps2 approda su lidi più performanti quali quelli della console Microsoft, che per architettura hardware risulta la piattaforma più indicata ai porting da PC. Un gioco le cui aspettative erano alle stelle ma che, una volta testato a dovere, ha lasciato intravedere notevoli carenze a livello tecnico che ne intaccano notevolmente il valore in senso assoluto.
Eppure siamo sempre qua, con il rammarico per un reparto grafico non all'altezza ma comunque consapevoli della validità di un gioco, Mafia, capace di regalare ore di sano divertimento e di incollare lo spettatore alla sedia, traghettato in una ricostruzione pressoché reale degli ambienti malavitosi. Un gioco che i signori della giustizia etichettano come "pericoloso", ma che a conti fatti risulta un affresco sulla vita dei gangster, immortalata in modo piuttosto distaccato e vista con gli occhi quasi pieni di disprezzo di un ex tassista entrato nella "famiglia" di Salieri.
E' il protagonista, Tommy Angelo, a raccontarci la storia: una storia fatta di delusioni, di denunce verso un mondo corrotto e di ripensamenti. Otto anni sono passati da quando è entrato in questo universo fatto di pallottole, omicidi e soprusi, e ora lo racconta al detective grazie a una serie di flashback, in cui il giocatore sarà chiamato a prendere parte alla vicenda. E' già da parecchio tempo che Mafia viene etichettato come una sorta di film interattivo, che fortunatamente non ruba spazio al divertimento ludico, visto che i due universi sono ben bilanciati. Dietro la facciata da gangster movie si nasconde un mix tra racing game (ivi compresa una funambolica gara di Formula 1 dell'epoca) e sparatutto in terza persona, per intenderci un gioco che strizza l'occhio a GTA ma che risulta più lineare, per via di un copione da seguire, denso, teso e ricco di sorprese al tempo stesso. La linearità durante le varie missioni può essere considerata un difetto, almeno da chi si aspetta la libertà che altri titoli lasciano al giocatore. E' questo il prezzo da pagare per un gioco con forti tinte cinematografiche, e come insegna il padrino queste "sono proposte che non si possono rifiutare". Per cui seguire le varie missioni risulta una costrizione, ma le quest e sottoquest non mancano e più che seguire un binario, il giocatore si sente cullato e trasportato in universo spettacolare.
La vicenda si svolge a Lost Heaven, città puramente inventata e di notevole estensione, abbastanza almeno da essere teatro per tutte le missioni di gioco, che per essere completate richiederanno una dozzina di ore complessive. Si gira in macchina, si arriva nel punto prestabilito, si scende e quindi si ritira il pizzo, o comunque si eseguono gli ordini del boss Salieri che non disdegnerà uccisioni, soprusi e quant'altro. Non dimentichiamo che la vicenda si svolge negli anni 30, e che il lavoro maniacale profuso dai programmatori nel riprodurre al meglio il periodo del proibizionismo americano, non ha tralasciato niente, vetture, armi e vestiti compresi.