Malice
di
Diego 'solidsnake' Caldarelli
Sembra una riserva delle Spice Girl, possiede un insopportabile senso dell'umorismo e ha il terribile vizio di prendere a martellate tutto ciò che la circonda. Non è proprio così che ci immagineremmo una divinità, vero? Eppure la giovane semi-dea Malice è l'unica che possa salvare l'universo dal perfido Cerbero, in questo nuovo platform game dal lungo e travagliato passato.
LA DEA IN SCARPE DA GINNASTICA
L'introduzione di Malice sembra praticamente una fotocopia di quella di Maximo: la giovane eroina viene infatti sbranata dal malvagio dio Cerbero e spedita nell'oltretomba. Qui incontra un'indaffaratissima Morte che, lamentandosi del troppo lavoro dovuto alle stragi di Cerbero, spedisce nuovamente la piccola semi-dea nel mondo dei vivi, con la speranza che possa fare qualcosa per fermare l'immonda creatura. Malice entra così in contatto con il suo mentore, il Guardiano di Metallo, che la indirizzerà lungo la sua battaglia contro Cerbero, spedendola nelle varie zone che compongono il gioco e fornendole qualche oggetto utile per la battaglia. Si inizia così ad affrontare i ventinove livelli che compongono il gioco, tutti caratterizzati da alcuni chiari compiti da svolgere e generalmente piuttosto lineari. E' proprio la linearità un aspetto che colpisce abbastanza negativamente il giocatore dai primi minuti di avventura e che lo accompagna per tutto il corso del gioco: i livelli sono sempre piuttosto piccoli e non offrono possibilità esplorative, risultando un po' troppo limitati rispetto alle ampie zone di titoli come Super Mario Sunshine o Jak & Daxter. Un aspetto simpatico del gioco è il modo in cui viene trattata la "morte" di Malice: quando la sua energia vitale si esaurisce, la giovane dea si ritrova nuovamente nell'oltretomba e deve inseguire una lapide (da raggiungere entro un minuto) per poter tornare nuovamente in vita. Per quanto si tratti di una simpatica idea, in effetti ritornare in vita si rivela sin troppo facile, al punto da rendere il passaggio nell'aldilà una semplice (e dopo un po' scocciante) formalità. Fortunatamente (o purtroppo, dipende dai punti di vista), Malice non trascorrerà molto tempo nell'aldilà: il livello di difficoltà del gioco è infatti piuttosto basso e sparsi per i livelli troviamo una tale quantità di bonus curativi da rendere il decesso della nostra eroina quantomeno difficoltoso, o comunque di probabilità limitate ad alcune aree o eventi specifici (come per esempio gli scontri con i boss).
MAGIE & MAZZATE
Il sistema di controllo del gioco è piuttosto canonico: il giocatore può far correre e saltare Malice per gli ambienti tridimensionali utilizzando un semplice set di comandi. A disposizione dell'eroina abbiamo anche un pratico doppio-salto e la possibilità di guardarsi attorno utilizzando una visuale in prima persona per analizzare meglio la conformazione dell'ambiente. Malice è inizialmente armata con una gigantesca clava (denominata "La Mazza delle Mazze") con cui può colpire i nemici o che può altrimenti schiantare a terra per produrre onde d'urto. In seguito tale arma verrà sostituita da una sorta di grande martello metallico composto da ingranaggi, capace di interagire con alcuni elementi del paesaggio. Quest'ultima arma poteva sembrare, osservando il materiale di anteprima diffuso per Malice, un elemento in qualche modo innovativo e distintivo del videogame in questione: alla luce dei fatti, invece, si tratta di un semplice strumento con cui suonarle di santa ragione ai nemici e grazie al quale interagire di tanto in tanto con elementi dello scenario. Un aspetto negativo dei controlli del gioco riguarda la telecamera, molto lenta nel seguire l'azione e sempre bisognosa di sollecitazioni manuali del giocatore: sebbene sia possibile gestirla manualmente sono proprio i suoi movimenti "orbitali" attorno a Malice a risultare generalmente errati, specialmente in zone anguste. A mano a mano che procede nei livelli, Malice può anche apprendere alcuni incantesimi che l'aiuteranno nel cammino verso Cerbero. Si parte per esempio con la magia del Volo, utile per planare dolcemente e raggiungere piattaforme lontane. Ci sono poi altre abilità che aumentano la potenza dei suoi colpi o la velocità di movimento e altro ancora. L'uso degli incantesimi è regolato dal Mana, energia mistica che Malice può ripristinare raccogliendo qualcuno dei numerosi cristalli sparsi per i livelli.
GRAFICA SENZA MALIZIA
Diciamo subito che l'aspetto visivo di Malice in questa versione per PlayStation 2 è notevolmente deludente. Anche evitando i paragoni con l'aspetto grafico della controparte per Xbox, il gioco denota una realizzazione tecnica e visiva che non riesce a stare al passo con titoli come Jak II: Renegade o Ratchet & Clank 2. Il maggior pregio della grafica di Malice risiede probabilmente nelle animazioni di personaggi e mostri, generalmente fluide e quasi tutte ben disegnate e dettagliate. Colpisce positivamente anche un certo lavoro di design svolto sui personaggi principali (esclusa la stessa Malice, il cui aspetto risulta per tutta la durata del gioco un po' troppo banale) e sulle ambientazioni, sebbene queste ultime siano permeate da una sgradevole sensazione di deja-vu. Un altro aspetto che colpisce negativamente è la lentezza che sembra affliggere il gioco: tutto sembra muoversi in una specie di "delicata" moviola, percepibile specialmente quando Malice salta (con relativo effetto di "gravità zero"). La percezione che si ha è che il tutto dovrebbe muoversi a una velocità di almeno un terzo superiore a quella attuale. In generale, Malice non è dunque un titolo che mette a frutto le potenzialità dell'hardware di PlayStation 2, sfruttandole solo in parte proprio quando altri videogame dimostrano che la console Sony può tenere ancora testa alle sue concorrenti in ambito tecnologico. L'accompagnamento sonoro del gioco è discreto e consta di buone musichette nei livelli, validi effetti sonori (sebbene non particolarmente incisivi, considerando i possenti colpi delle armi di Malice) e un doppiaggio solo parzialmente tradotto in lingua italiana (le sezioni in lingua inglese sono accompagnate da sottotitoli). Colpisce positivamente la rapidità dei caricamenti, talvolta davvero fulminei. Insomma, dopo tre anni di attesa il risultato è un platform game canonico, semplicistico e anche piuttosto breve: non si può certo dire che le aspettative siano state mantenute. Malice ha certamente alcuni lati apprezzabili come l'immediatezza del sistema di controllo o una discreta dose di giocabilità (senza dimenticare l'accattivante prezzo a cui è proposto), ma rimane comunque un titolo dedicato ai giocatori più giovani o a coloro che cercano una sfida poco impegnativa.
La lunga attesa per Malice non è certo stata ripagata in maniera adeguata: il risultato di tanti mesi di sviluppo è un videogame piuttosto canonico, che non aggiunge niente ad un genere piuttosto affollato come quello dei platform 3D e che presenta evidenti limitazioni concettuali e tecniche. Un titolo che i giocatori meno esigenti o magari più giovani non faticheranno ad apprezzare per quello che ha da offrire, ma che gli utenti più esperti e smaliziati possono evitare, soprattutto a causa della sua brevità e facilità di fondo. Una cosa è sicura: dopo tre anni di sviluppo e ritardi era lecito aspettarsi qualcosa di meglio dalla ragazzina coi codini. Una nota finale positiva riguarda il prezzo di vendita consigliato, sicuramente interessante.
LA DEA IN SCARPE DA GINNASTICA
L'introduzione di Malice sembra praticamente una fotocopia di quella di Maximo: la giovane eroina viene infatti sbranata dal malvagio dio Cerbero e spedita nell'oltretomba. Qui incontra un'indaffaratissima Morte che, lamentandosi del troppo lavoro dovuto alle stragi di Cerbero, spedisce nuovamente la piccola semi-dea nel mondo dei vivi, con la speranza che possa fare qualcosa per fermare l'immonda creatura. Malice entra così in contatto con il suo mentore, il Guardiano di Metallo, che la indirizzerà lungo la sua battaglia contro Cerbero, spedendola nelle varie zone che compongono il gioco e fornendole qualche oggetto utile per la battaglia. Si inizia così ad affrontare i ventinove livelli che compongono il gioco, tutti caratterizzati da alcuni chiari compiti da svolgere e generalmente piuttosto lineari. E' proprio la linearità un aspetto che colpisce abbastanza negativamente il giocatore dai primi minuti di avventura e che lo accompagna per tutto il corso del gioco: i livelli sono sempre piuttosto piccoli e non offrono possibilità esplorative, risultando un po' troppo limitati rispetto alle ampie zone di titoli come Super Mario Sunshine o Jak & Daxter. Un aspetto simpatico del gioco è il modo in cui viene trattata la "morte" di Malice: quando la sua energia vitale si esaurisce, la giovane dea si ritrova nuovamente nell'oltretomba e deve inseguire una lapide (da raggiungere entro un minuto) per poter tornare nuovamente in vita. Per quanto si tratti di una simpatica idea, in effetti ritornare in vita si rivela sin troppo facile, al punto da rendere il passaggio nell'aldilà una semplice (e dopo un po' scocciante) formalità. Fortunatamente (o purtroppo, dipende dai punti di vista), Malice non trascorrerà molto tempo nell'aldilà: il livello di difficoltà del gioco è infatti piuttosto basso e sparsi per i livelli troviamo una tale quantità di bonus curativi da rendere il decesso della nostra eroina quantomeno difficoltoso, o comunque di probabilità limitate ad alcune aree o eventi specifici (come per esempio gli scontri con i boss).
MAGIE & MAZZATE
Il sistema di controllo del gioco è piuttosto canonico: il giocatore può far correre e saltare Malice per gli ambienti tridimensionali utilizzando un semplice set di comandi. A disposizione dell'eroina abbiamo anche un pratico doppio-salto e la possibilità di guardarsi attorno utilizzando una visuale in prima persona per analizzare meglio la conformazione dell'ambiente. Malice è inizialmente armata con una gigantesca clava (denominata "La Mazza delle Mazze") con cui può colpire i nemici o che può altrimenti schiantare a terra per produrre onde d'urto. In seguito tale arma verrà sostituita da una sorta di grande martello metallico composto da ingranaggi, capace di interagire con alcuni elementi del paesaggio. Quest'ultima arma poteva sembrare, osservando il materiale di anteprima diffuso per Malice, un elemento in qualche modo innovativo e distintivo del videogame in questione: alla luce dei fatti, invece, si tratta di un semplice strumento con cui suonarle di santa ragione ai nemici e grazie al quale interagire di tanto in tanto con elementi dello scenario. Un aspetto negativo dei controlli del gioco riguarda la telecamera, molto lenta nel seguire l'azione e sempre bisognosa di sollecitazioni manuali del giocatore: sebbene sia possibile gestirla manualmente sono proprio i suoi movimenti "orbitali" attorno a Malice a risultare generalmente errati, specialmente in zone anguste. A mano a mano che procede nei livelli, Malice può anche apprendere alcuni incantesimi che l'aiuteranno nel cammino verso Cerbero. Si parte per esempio con la magia del Volo, utile per planare dolcemente e raggiungere piattaforme lontane. Ci sono poi altre abilità che aumentano la potenza dei suoi colpi o la velocità di movimento e altro ancora. L'uso degli incantesimi è regolato dal Mana, energia mistica che Malice può ripristinare raccogliendo qualcuno dei numerosi cristalli sparsi per i livelli.
GRAFICA SENZA MALIZIA
Diciamo subito che l'aspetto visivo di Malice in questa versione per PlayStation 2 è notevolmente deludente. Anche evitando i paragoni con l'aspetto grafico della controparte per Xbox, il gioco denota una realizzazione tecnica e visiva che non riesce a stare al passo con titoli come Jak II: Renegade o Ratchet & Clank 2. Il maggior pregio della grafica di Malice risiede probabilmente nelle animazioni di personaggi e mostri, generalmente fluide e quasi tutte ben disegnate e dettagliate. Colpisce positivamente anche un certo lavoro di design svolto sui personaggi principali (esclusa la stessa Malice, il cui aspetto risulta per tutta la durata del gioco un po' troppo banale) e sulle ambientazioni, sebbene queste ultime siano permeate da una sgradevole sensazione di deja-vu. Un altro aspetto che colpisce negativamente è la lentezza che sembra affliggere il gioco: tutto sembra muoversi in una specie di "delicata" moviola, percepibile specialmente quando Malice salta (con relativo effetto di "gravità zero"). La percezione che si ha è che il tutto dovrebbe muoversi a una velocità di almeno un terzo superiore a quella attuale. In generale, Malice non è dunque un titolo che mette a frutto le potenzialità dell'hardware di PlayStation 2, sfruttandole solo in parte proprio quando altri videogame dimostrano che la console Sony può tenere ancora testa alle sue concorrenti in ambito tecnologico. L'accompagnamento sonoro del gioco è discreto e consta di buone musichette nei livelli, validi effetti sonori (sebbene non particolarmente incisivi, considerando i possenti colpi delle armi di Malice) e un doppiaggio solo parzialmente tradotto in lingua italiana (le sezioni in lingua inglese sono accompagnate da sottotitoli). Colpisce positivamente la rapidità dei caricamenti, talvolta davvero fulminei. Insomma, dopo tre anni di attesa il risultato è un platform game canonico, semplicistico e anche piuttosto breve: non si può certo dire che le aspettative siano state mantenute. Malice ha certamente alcuni lati apprezzabili come l'immediatezza del sistema di controllo o una discreta dose di giocabilità (senza dimenticare l'accattivante prezzo a cui è proposto), ma rimane comunque un titolo dedicato ai giocatori più giovani o a coloro che cercano una sfida poco impegnativa.
La lunga attesa per Malice non è certo stata ripagata in maniera adeguata: il risultato di tanti mesi di sviluppo è un videogame piuttosto canonico, che non aggiunge niente ad un genere piuttosto affollato come quello dei platform 3D e che presenta evidenti limitazioni concettuali e tecniche. Un titolo che i giocatori meno esigenti o magari più giovani non faticheranno ad apprezzare per quello che ha da offrire, ma che gli utenti più esperti e smaliziati possono evitare, soprattutto a causa della sua brevità e facilità di fondo. Una cosa è sicura: dopo tre anni di sviluppo e ritardi era lecito aspettarsi qualcosa di meglio dalla ragazzina coi codini. Una nota finale positiva riguarda il prezzo di vendita consigliato, sicuramente interessante.