Mario Party 6
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Il party game di casa Nintendo è giunto alla sua terza apparizione sul fronte cubico, la sesta dal primo Mario Party su Nintendo 64, datato 1999. Ancora una volta, troviamo i comprimari dell'idraulico baffuto darsi battaglia su un tabellone, che richiama il gioco dell'oca, a colpi di minigames. La meccanica di gioco è piuttosto semplice: gli sfidanti, a turno, devono percorrere un numero di caselle stabilito dal dado, onde arrivare all'ambita stella per impossessarsene. Chi alla fine è riuscito nel collezionare più stelle, si aggiudica la partita. Per rendere più pepata la competizione, la strada verso la stella è disseminata di caselle che provocano eventi speciali e colpi di scena; inoltre, ogni personaggio può servirsi di palline, rinvenute sul tracciato o comprate da appositi rivenditori. Questi strumenti si riveleranno preziosi. Le sferette consentono di tendere trappole ai malcapitati avversari, tirare un dado o due in più, e altro ancora: insomma, ogni espediente è buono, pur di avvicinarsi alla meta (e non far avvicinare gli opponenti). Alla fine di ogni turno i contendenti sono chiamati a cimentarsi nei minigiochi, con lo scopo di ottenere monete, utili per l'acquisto di palline e stelle.
Sul tabellone incide anche l'alternanza di giorno e notte, a seconda della quale cambiano le strade percorribili e le quest da affrontare. Nel corso del dì è generalmente più facile assistere ad eventi positivi, mentre la notte è palcoscenico di ogni sorta di sotterfugi, come fantasmi ladri o irruzioni di Bowser, che (come in ogni "Mario" che si rispetti) non lesina i dispetti ai gareggianti. Oltre alla modalità principale, ve ne sono altre che, seppur accessorie, sono rilevanti. Una è il mode singleplayer, con scenari di gioco pensati per una sola persona, che consente di sbloccare features altrimenti introvabili. Non può poi mancare una sezione dedicata ai soli sottogiochi, che ci consente di gustarli in tutte le salse, dalla "partitella e via" alla competizione sulla distanza, con tanto di punteggi. Ma la verà novità è l'introduzione del comando vocale, tramite il microfono. Il giocatore può così ordinare al suo mezzo da combattimento quali armi utilizzare per colpire gli altri personaggi (pronunciando il nome dell'arma), o indicare la giusta via in un percorso irto di ostacoli (fornendo con la voce la direzione). Sebbene l'uso del microfono sia piuttosto limitato e semplificato (ma i motivi sono ovvi: pensate al tempo impiegato per premere tre direzioni sul joypad, e a quello necessario per scandire chiaramente "sinistra","destra","su"), l'esperienza che ne deriva è piacevole, una divertente variante al controller. Peccato che, nella modalità principale, questa novità rivesta un ruolo marginale.
Ogni tipologia di gioco fornisce una certa quantità di stelle, da spendere nella Banca Stelle per avere contenuti aggiuntivi come nuovi tabelloni, musiche, illustrazioni. Per impossessarsi di tutto l'ottenibile, occorrono molte stelle, che si traducono in molte ore sia in singleplayer che in multi. I minigames sono presenti in grande quantità e varietà (in tutto ve ne sono più di ottanta). Ogni giochino è un inno alla fantasia: può capitare un incontro di sumo a bordo di improbabili veicoli, una fuga disperata per evitare il risucchio di un buco nero, o più comunemente affacendarsi nelle pulizie primaverili. Altra loro caratteristica è una grande semplicità, sia nel controllo che nello svolgimento, peculiarità necessaria a rendere il titolo adatto anche ai giocatori occasionali: perfetto per il multiplayer.
Non tutti, però, sono egualmente godibili, in alcuni casi incide troppo la fortuna o la pressione frenetica dei tasti, ma la qualità media dei minigiochi è comunque buona. La formula degli scontri non è sempre il canonico tutti contro tutti: sono previste anche situazioni di uno contro tre (è il caso dei minigiochi vocali), dove spesso il singolo si trova nella posizione di dover eliminare ogni altro contendente, o non farsi eliminare; scontri a squadre due contro due, che inducono alla cooperazione, lasciando spazio a brevi risvolti tattici; infine duelli per due, testa a testa. Per quanto concerne l'aspetto visivo, Mario Party 6 di certo non spicca fra le migliori produzioni per Cubo. Gli ambienti e i personaggi sono realizzati con discreta cura, ma forse sarebbe risultato più opportuno dedicare essi un numero maggiore di poligoni, o migliorare qualche animazione e qualche effetto visivo. Le scelte stilistiche e cromatiche sono indubbiamente azzeccate, ma non si avverte una grossa differenziazione dal precedente Mario Party, uscito quasi due anni addietro. Anche il sonoro, seppur appropriato, non denota particolare originalità.
Mario Party 6, come la quasi totalità delle produzioni nintendiane, presenta un'interfaccia molto child oriented, che, sebbene non incida minimamente sul divertimento che ha da offrire, in certi frangenti è fin troppo marcata (emblematica un'espressione come "vascello monello"). E' sicuramente un titolo indicato per chi cerca un passatempo leggero a cui dedicarsi con gli amici, meglio se in quattro. Per il giocatore solitario invece, nonostante gli sforzi rivolti dalla Hudson per rendere interessante il singleplayer, la doverosa mancanza di profondità si rivela un'arma a doppio taglio, che inevitabilmente induce una perdita di interesse dopo aver provato almeno una volta ogni minigame. Nonostante alcune implementazioni felici, prima fra tutte il microfono, la dinamica di gioco non discosta da quella di Mario Party 5. Da un lato si rinnova una formula riuscita, con un'ondata di inediti minigames; dall'altro però ci si aspettava che le novità avessero portata più ampia e ardita, regalandoci un'esperienza meno legata ai canoni del passato.
Sul tabellone incide anche l'alternanza di giorno e notte, a seconda della quale cambiano le strade percorribili e le quest da affrontare. Nel corso del dì è generalmente più facile assistere ad eventi positivi, mentre la notte è palcoscenico di ogni sorta di sotterfugi, come fantasmi ladri o irruzioni di Bowser, che (come in ogni "Mario" che si rispetti) non lesina i dispetti ai gareggianti. Oltre alla modalità principale, ve ne sono altre che, seppur accessorie, sono rilevanti. Una è il mode singleplayer, con scenari di gioco pensati per una sola persona, che consente di sbloccare features altrimenti introvabili. Non può poi mancare una sezione dedicata ai soli sottogiochi, che ci consente di gustarli in tutte le salse, dalla "partitella e via" alla competizione sulla distanza, con tanto di punteggi. Ma la verà novità è l'introduzione del comando vocale, tramite il microfono. Il giocatore può così ordinare al suo mezzo da combattimento quali armi utilizzare per colpire gli altri personaggi (pronunciando il nome dell'arma), o indicare la giusta via in un percorso irto di ostacoli (fornendo con la voce la direzione). Sebbene l'uso del microfono sia piuttosto limitato e semplificato (ma i motivi sono ovvi: pensate al tempo impiegato per premere tre direzioni sul joypad, e a quello necessario per scandire chiaramente "sinistra","destra","su"), l'esperienza che ne deriva è piacevole, una divertente variante al controller. Peccato che, nella modalità principale, questa novità rivesta un ruolo marginale.
Ogni tipologia di gioco fornisce una certa quantità di stelle, da spendere nella Banca Stelle per avere contenuti aggiuntivi come nuovi tabelloni, musiche, illustrazioni. Per impossessarsi di tutto l'ottenibile, occorrono molte stelle, che si traducono in molte ore sia in singleplayer che in multi. I minigames sono presenti in grande quantità e varietà (in tutto ve ne sono più di ottanta). Ogni giochino è un inno alla fantasia: può capitare un incontro di sumo a bordo di improbabili veicoli, una fuga disperata per evitare il risucchio di un buco nero, o più comunemente affacendarsi nelle pulizie primaverili. Altra loro caratteristica è una grande semplicità, sia nel controllo che nello svolgimento, peculiarità necessaria a rendere il titolo adatto anche ai giocatori occasionali: perfetto per il multiplayer.
Non tutti, però, sono egualmente godibili, in alcuni casi incide troppo la fortuna o la pressione frenetica dei tasti, ma la qualità media dei minigiochi è comunque buona. La formula degli scontri non è sempre il canonico tutti contro tutti: sono previste anche situazioni di uno contro tre (è il caso dei minigiochi vocali), dove spesso il singolo si trova nella posizione di dover eliminare ogni altro contendente, o non farsi eliminare; scontri a squadre due contro due, che inducono alla cooperazione, lasciando spazio a brevi risvolti tattici; infine duelli per due, testa a testa. Per quanto concerne l'aspetto visivo, Mario Party 6 di certo non spicca fra le migliori produzioni per Cubo. Gli ambienti e i personaggi sono realizzati con discreta cura, ma forse sarebbe risultato più opportuno dedicare essi un numero maggiore di poligoni, o migliorare qualche animazione e qualche effetto visivo. Le scelte stilistiche e cromatiche sono indubbiamente azzeccate, ma non si avverte una grossa differenziazione dal precedente Mario Party, uscito quasi due anni addietro. Anche il sonoro, seppur appropriato, non denota particolare originalità.
Mario Party 6, come la quasi totalità delle produzioni nintendiane, presenta un'interfaccia molto child oriented, che, sebbene non incida minimamente sul divertimento che ha da offrire, in certi frangenti è fin troppo marcata (emblematica un'espressione come "vascello monello"). E' sicuramente un titolo indicato per chi cerca un passatempo leggero a cui dedicarsi con gli amici, meglio se in quattro. Per il giocatore solitario invece, nonostante gli sforzi rivolti dalla Hudson per rendere interessante il singleplayer, la doverosa mancanza di profondità si rivela un'arma a doppio taglio, che inevitabilmente induce una perdita di interesse dopo aver provato almeno una volta ogni minigame. Nonostante alcune implementazioni felici, prima fra tutte il microfono, la dinamica di gioco non discosta da quella di Mario Party 5. Da un lato si rinnova una formula riuscita, con un'ondata di inediti minigames; dall'altro però ci si aspettava che le novità avessero portata più ampia e ardita, regalandoci un'esperienza meno legata ai canoni del passato.