Marvel's Spider-Man: Miles Morales - Recensione
L’arrivo del secondo amichevole Spider-Man di quartiere su PC
Non poteva in alcun modo risultare una novità e infatti, a distanza di pochissimo tempo dall’uscita di Marvel’s Spider-Man su PC, anche il secondo amichevole uomo ragno di quartiere fa il suo arrivo sulla piattaforma suddetta, portandosi dietro il suo bagaglio di avventure che completano, finalmente, il pacchetto sviluppato da Insomniac dedicato al supereroe della Marvel.
Quest’oggi parliamo quindi di Miles Morales, un ragazzo come tanti di Brooklyn che entra però in contatto con problemi molto diversi dalla solita acne giovanile: a cambiare la sua adolescenza ci pensano i poteri di ragno molto simili a quelli di Peter Parker, lo Spider-Man che abbiamo conosciuto nel capitolo principale omonimo. A differenza di quest’ultimo, però, Miles Morales riceve un trattamento meno approfondito, un’avventura godibilissima che però non vi terrà impegnati più del dovuto. Il tempo necessario e sufficiente da farcelo considerare come un DLC piuttosto che un vero e proprio capitolo standalone.
Non sono il doppione di nessuno
A onore del vero, come dargli torto. Miles Morales nasce dalla penna di autori che hanno scritto innumerevoli storie nel mondo fumettistico, quel Biran Michael Bendis che negli anni 2000 decise di creare insieme a Mark Millar e Warren Ellis l’universo Ultimate, la prima vera “scusa” con cui si è parlato approfonditamente di multiverso.
Per dirlo in soldoni: Terra-1610 è uno dei tanti planetoidi che popolano il multiverso, e viene chiamato universo Ultimate. Quest’ultimo è il doppione di Terra-616, il globo dove avvengono la maggior parte delle avventure che leggiamo sui fumetti. E poi c’è la Terra-199999, quella che in gergo tecnico serve per definire il Marvel Cinematic Universe, anche qui con tanti doppioni che però vivono vite molto diverse dai loro omonimi sulla Terra-616.
So di avere in parte la vostra attenzione, ma il succo del discorso è che grazie a queste divergenze multiversali si ha la possibilità di inserire personaggi diversi, come avvenuto in questo caso per Miles Morales, lo Spider-Man che prenderà il posto del compianto Peter Parker su Terra-1610 (si, perché lì muore).
Insomniac ha deciso di cambiare in parte le origini del personaggio, un modo carino necessario per attribuirgli la simpatia che lo contraddistingue nel gioco, insieme chiaramente all’utilità di renderlo prima una spalla dello Spider-Man originale, poi un ottimo supereroe in grado di farsi prendere sul serio e di avere una propria identità, con tanto di poteri ragneschi a corredo. Il suo percorso formativo permetterà al giocatore di comprendere meglio il carattere del personaggio, nonché di capire gli accadimenti in corso nella New York pensata nel videogioco, dove qualcosa bolle sempre in pentola e nuovi villain crescono come l'erba cattiva pronti, come sempre, a creare il panico in città.
Tradotto in linguaggio videoludico, Marvel’s Spider-Man: Miles Morales mantiene in toto la configurazione vista nel capitolo base, tranne per qualche cambio inserito nelle abilità del personaggio, che vanta a differenza di Peter Parker la possibilità di infliggere una scarica bioelettrica, oppure di diventare letteralmente invisibile agli occhi dei suoi avversari, per un tempo limitato ovviamente.
Fino a qui tutto ok, l’intera avventura sceglie di seguire una strada lineare senza particolari colpi di scena, un elemento che potremmo decidere di contestare a Insomniac solo sul fronte della longevità, considerato appunto il discorso premesso in apertura. La durata del titolo non supera le dieci ore, e un po’ dispiace, soprattutto perché Miles è un personaggio che una volta approfondito ha modo di dire la sua con la stessa verve e frizzantezza dello stesso Peter Parker.
Questo capitolo standalone cambia qualcosa sul fronte dei nemici, grazie a un semplice reskin dei villain presenti sulle strade di Manhattan, ma oltre a quello non c’è molto altro da segnalare purtroppo. Perfino le boss fight sono ridotte all’osso, il che è un peccato perché grazie alle abilità del personaggio si sarebbero potute creare situazioni diverse, e magari in qualche caso persino più sfidanti.
Entrando sulla parte tecnica, il gioco invece mostra tutte le sue capacità senza battere ciglio, permettendoci di giocare al massimo delle impostazioni presentate nei menù omonimi. L’unico cruccio è che il test è stato effettuato su un laptop da gaming con schermo Full-HD, un problema soprattutto considerando che la buona parte delle configurazioni casalinghe adesso comprende anche schermi 4K, per cui purtroppo non siamo in grado di presentare nessun tipo di precisazione in merito.
Con Ray Tracing attivo, la nostra 3070 ci ha permesso di godere al massimo il titolo persino mantenendo un framerate stabile sui 60 fotogrammi, un elemento assolutamente da sottolineare vista la natura action del prodotto, che necessita di una doverosa stabilità e fluidità al fine di rendere l’azione il più cinematografica possibile. I DLSS impostati su Qualità chiudono il cerchio sulla realizzazione visiva del gioco, che riceve fortunatamente un preciso doppiaggio in lingua nostrana, un pregio che non va mai sottovalutato.