Max Payne 2
di
Giuseppe 'Sovrano' Schirru
Ricordi, flashback, istantanee rubate e ancorate allo scorrere del tempo. Eventi che inesorabilmente si ripetono. Vedere la morte passare davanti ti cambia la vita, vedere la morte dei tuoi cari te la distrugge. Max Payne ha provato tutt'e due, e nel cielo della sua vita oramai ci sono solo nuvoloni neri. Frastornato dai rimorsi, decide di lasciare la DEA per tornare alla vita del poliziotto, ma qualcosa sta per piombare con inaudita violenza nella sua esistenza. Una donna, Mona Sax. La Rockstar sembra intenzionata a ripercorrere i passi del primo Max Payne, cui fa grande omaggio rimanendogli dannatamente fedele anche in questa nuova puntata. Concettualmente siamo di fronte a un clone che enfatizza in maniera spropositata i lati positivi del primo capitolo: trama, bullet time, atmosfera. La storia raccontata dalla Remedy stavolta però è ancora più appassionante, poco importano le nuove trovate superficiali atte a modificare il gameplay quel tanto necessario per citare le aggiunte, non certo le importanti novità che a conti fatti mancano. Questo è infatti l'ambito in cui Max Payne 2 dà il meglio di se: una trama convincente, l'atmosfera ad altissimi livelli e sparatorie dannatamente spettacolari. In-game, scene di intermezzo spezzettano l'azione di gioco tra un conflitto a fuoco e l'altro, le tavole splendidamente disegnate sono un nuovo binario narrativo già consolidato da tempo, e il nuovo motore grafico ha modo di adescare il giocatore ipnotizzandolo dinnanzi a cotanto spettacolo. E se si parla in termini di "spettacolo" non possiamo che fare i complimenti e applaudire. Passi, parole, spari, bossoli che cadono a terra, urla pervadono il nostro udito mentre Max fa cadere ancora altri cadaveri, perfettamente immortalati da un motore fisico, l'Havok, che in quanto a precisione ne ha da vendere. Poco importa se ai fini del gameplay non cambi nulla, che a conti fatti questo sia identico al precedente episodio, perché qua si parlava di spettacolo puro, scene stilose, sparatorie da film di John Woo, con capriole annesse e piroette connesse. Se si parla in termini di giocabilità allora il discorso è tutto differente.
Gli sviluppatori si sono infatti preoccupati di aumentare il coinvolgimento, la forma, l'impatto grafico, il sonoro. Si sono angustiati a raccontare una storia ancora più noir, secondo i dettami del fumetto, una storia intensa, appassionante, magistralmente orchestrata attraverso la sfera audio\visiva. La narrazione trova svariati espedienti narrativi, ma il gameplay parla un unico linguaggio, quello delle pallottole. Oltre all'incessante spara-spara vi è il nulla più completo e le varianti del caso, quali i personaggi ad affiancarci nelle sparatorie o le fasi di cecchinaggio al comando della bella Mona Sax, non sono una variazione sul tema, sono la conferma che il gameplay procede dritto sempre verso la stessa direzione. La stessa direzione verso cui si era indirizzato anche il primo capitolo.
La trama e le sparatorie viaggiano in tandem, per creare il film interattivo voluto dalla Remedy che, con la sua alternanza di filmati di intermezzo, tavole a fumetti e incessanti sparatorie, ci racconta una storia capace di incollare il giocatore allo schermo se non altro più che della durata di un film alla tv. Ma otto ore scarse sono troppo poche per un videogioco, e per quanto il succo sia delizioso e queste siano intense, per cotanto spettacolo tanto vale affittarsi una cassetta da Block Buster. Non si può avere la moglie ubriaca e la botte piena, per cui non lamentiamoci e godiamoci di quello che abbiamo, in fondo è meglio la qualità della quantità, recitava un adagio popolare. Anche rimanendo nell'ambito della giocabilità, è vero che oltre alle sparatorie MP2 offre ben poco, ma è anche vero che quel che offre è di grande spessore. Sarebbe davvero ingeneroso non menzionare il perfetto sistema di telecamere, che finalmente non viene elencato tra i problemi più presenti in queste tipologie di giochi, nonostante la presenza di numerosi spazi chiusi e ristretti. Tacendo inoltre del sistema di controllo, che svolge il suo lavoro in maniera più che egregia. Le sparatorie poi sono impreziosite non solo dal Bullet Time, ma anche dallo Shootdodging, attivabile col grilletto sinistro e utile per crivellare in volo i nemici durante uno slow motion, che gentilmente dai programmatori ci viene concesso in misura illimitata, giusto per terminare con maggiore facilità un gioco già di per se tutt'altro che arduo. Ma che bella pensata!
Max Payne 2
7.5
Voto
Redazione
Max Payne 2
Ritmo alacre delle sparatorie, tecnicamente ineccepibili, per un gioco sorretto da un plot superlativo, magistralmente raccontato secondi i dettami del fumetto, senza risparmiare dark e noir che scorrono a fiumi e conferiscono un'atmosfera azzeccatissima all'ultimo parto di casa Remedy. Intenso, appassionante, visivamente appagante. Ma anche breve, lineare e semplice da portare a termine. A conti fatti, a livello di gameplay le differenze rispetto al predecessore sono minime, e il maggior difetto di MP2 sta nel suo "unico" linguaggio, quello delle pallottole. Oltre alle sparatorie, niente altro. Consoliamoci pensando che almeno queste sono fatte davvero bene.