Max Payne 3
di
Roberto Vicario
Sono passati otto anni da quando il poliziotto originario di Hoboken, meglio conosciuto con il nome di Max Payne ha fatto la sua ultima apparizione all'interno del settore video ludico. Nell'arco di questo spazio temporale, oltre a sentire la sua mancanza, abbiamo assistito ad una serie di cambiamenti che hanno praticamente trasformato il suo ritorno su console e PC. In primis, Rockstar che da publisher passa a vero e proprio sviluppatore e in seconda battuta, l'uscita di scena dello sceneggiatore storico della serie, Sam Lake, che passa la mano a Dan Houser ( co fondatore di Rockstar stessa e già autore di storie come quelle di GTA e Red Dead Redemption). Inoltre, giusto per non farci mancare niente, é da registrare anche il nuovo look di Max (inizialmente poco gradito ai fans) che, come vedremo, hanno cambiato il volto di questa gloriosa serie.
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Posto nuovo, stessa merda
La trama del gioco ci farà vestire nuovamente i panni di Max. L'ormai ex poliziotto passa la sua vita nei bar di Hoboken a bere e ingurgitare antidolorifici. Un modo come un altro, dice lui, per scacciare quei fantasmi che dalla perdita della moglie e della figlia continuano a perseguitarlo giorno e notte. Appesantito, stanco, un viso che inizia ad essere segnato dall'età e sopratutto perennemente ubriaco. Questo é il Max che troveremo all'inizio dell'avventura, apparentemente fuori gioco e stanco della vita. L'incontro con Raul Passos, un sudamericano che sostiene di essere stato suo compagno di corso all'accademia, gli offrirà un biglietto di sola andata per la redenzione: trasferirsi in Brasile e diventare una guardia del corpo dei Branco, una delle famiglie più potenti del paese. Dopo una serie di vicissitudini che giustamente non vi raccontiamo, Max si troverà nuovamente immischiato in una storia molto più grossa di lui, e i fantasmi che aveva cercato di abbandonare trasferendosi dal nevoso New Jersey alla solare San Paolo, si riproporranno, obbligando Max ,questa volta, a doverli affrontare non avendo vie di fuga. A rendere il tutto ancora più intrigante e credibile contribuisce la presenza in fase non solo di doppiaggio ma anche di motion capture, di colui che ha dato i natali in termini di voce e movimenti al personaggio: James McCaffrey.
All'inizio era innegabile come molti dubbi aleggiassero sulla trama. Un Max pelato, al sole, camicia da turista nelle favelas. Non proprio noir. I ragazzi di Rockstar sono invece riusciti a ricreare un qualcosa di veramente importante e profondo. Gli eventi che accadranno proseguendo la storia sono più una sfondo ad un altra storia che porteremo avanti parallelamente e che si combatterà nella testa di Max. I suoi continui monologhi, i dialoghi estremamente cinici di uno che non ha più nulla da perdere, le sue considerazioni sugli indizi che troveremo disseminati per i livelli, sono la vera storia del gioco. Max Payne 3 vuole raccontare una parte del carattere di Max, vuole far scoprire qualcosa di più sulla sua personalità che mai, nei due capitoli precedenti, era venuta a galla.
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Sono i dettagli a fare la differenza
A contorno del vero protagonista del gioco ci saranno dei personaggi secondari e un'ambientazione che pur stando in secondo piano, contribuisco a rendere il contesto dettagliato, vivo e dannatamente credibile.
Con uno stile Rockstar pienamente riconoscibile nel corso della narrazione, soprattutto nelle diverse cut scene di gioco, ci troveremo a conoscere più nel dettaglio personaggi come Passos, Rodrigo Branco e ovviamente i cattivoni di turno di cui non vi accenniamo nulla per non rovinarvi la sorpresa. La cura e la minuzia nel ricreare i perfetti accenti, le movenze catturate dal “full-motion body capture” rendono i nostri comprimari personaggi estremamente credibili, in grado di non sfigurare se paragonati ad attori in carne ed ossa presi dai diversi action movie a cui giustamente, vista la sua natura, il più delle volte Max Payne 3 si rifà.
Altro elemento decisamente apprezzabile riguarda l'accortezza che gli sviluppatori di Rockstar Vancouver hanno utilizzato nel riuscire a riproporre ai fan di vecchia data del personaggio elementi non solo in grado di ricordare i precedenti capitoli sviluppati da Remedy, ma che riuscissero a donare una sorta di continuità al prodotto. Ritorneranno quindi i famosi painkillers, utili ad abbassare la vita del personaggio visualizzabile tramite la classica icona a forma di Max, ma anche elementi di secondo piano, come la possibilità di prendere qualche pausa dalle incessanti sparatorie per vedere pubblicità e programmi televisivi - Vi ricordate Capitan Mazza da Baseball? pare abbia avuto successo anche in Brasile! - intrisi di black humor. Tanti piccoli tasselli che messi insieme formano una sorta di continuum temporale che sembrerà non essersi mai interrotto, ma semplicemente evoluto, modificato, un po come il protagonista.
Concludiamo la nostra panoramica inerente al contesto di gioco, parlandovi dell'elemento che insieme alla psicologia di Max più ci ha colpito: San Paolo. La città in cui il gioco é ambientato, é viva pulsante e in grado di trasmettere tutte quelle contraddizioni che da sempre la rendono un luogo particolare. I grandi attici a ridosso della povertà, l'esasperazione delle ricchezza con yacht e elicotteri, la corruzione dilagante e tante altre tematiche sociali, sono elementi tangibili all'interno della storia, e in un modo o nell'altro entrano a farne parte. Nonostante l'estrema linearità dei livelli di gioco, gli sviluppatori sono riusciti a donare carattere, veridicità ed estremo coinvolgimento al contesto, merito anche di una cura nei dettagli estremamente certosina e che analizzeremo più concretamente tra non molto.
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Posto nuovo, stessa merda
La trama del gioco ci farà vestire nuovamente i panni di Max. L'ormai ex poliziotto passa la sua vita nei bar di Hoboken a bere e ingurgitare antidolorifici. Un modo come un altro, dice lui, per scacciare quei fantasmi che dalla perdita della moglie e della figlia continuano a perseguitarlo giorno e notte. Appesantito, stanco, un viso che inizia ad essere segnato dall'età e sopratutto perennemente ubriaco. Questo é il Max che troveremo all'inizio dell'avventura, apparentemente fuori gioco e stanco della vita. L'incontro con Raul Passos, un sudamericano che sostiene di essere stato suo compagno di corso all'accademia, gli offrirà un biglietto di sola andata per la redenzione: trasferirsi in Brasile e diventare una guardia del corpo dei Branco, una delle famiglie più potenti del paese. Dopo una serie di vicissitudini che giustamente non vi raccontiamo, Max si troverà nuovamente immischiato in una storia molto più grossa di lui, e i fantasmi che aveva cercato di abbandonare trasferendosi dal nevoso New Jersey alla solare San Paolo, si riproporranno, obbligando Max ,questa volta, a doverli affrontare non avendo vie di fuga. A rendere il tutto ancora più intrigante e credibile contribuisce la presenza in fase non solo di doppiaggio ma anche di motion capture, di colui che ha dato i natali in termini di voce e movimenti al personaggio: James McCaffrey.
All'inizio era innegabile come molti dubbi aleggiassero sulla trama. Un Max pelato, al sole, camicia da turista nelle favelas. Non proprio noir. I ragazzi di Rockstar sono invece riusciti a ricreare un qualcosa di veramente importante e profondo. Gli eventi che accadranno proseguendo la storia sono più una sfondo ad un altra storia che porteremo avanti parallelamente e che si combatterà nella testa di Max. I suoi continui monologhi, i dialoghi estremamente cinici di uno che non ha più nulla da perdere, le sue considerazioni sugli indizi che troveremo disseminati per i livelli, sono la vera storia del gioco. Max Payne 3 vuole raccontare una parte del carattere di Max, vuole far scoprire qualcosa di più sulla sua personalità che mai, nei due capitoli precedenti, era venuta a galla.
Sono i dettagli a fare la differenza
A contorno del vero protagonista del gioco ci saranno dei personaggi secondari e un'ambientazione che pur stando in secondo piano, contribuisco a rendere il contesto dettagliato, vivo e dannatamente credibile.
Con uno stile Rockstar pienamente riconoscibile nel corso della narrazione, soprattutto nelle diverse cut scene di gioco, ci troveremo a conoscere più nel dettaglio personaggi come Passos, Rodrigo Branco e ovviamente i cattivoni di turno di cui non vi accenniamo nulla per non rovinarvi la sorpresa. La cura e la minuzia nel ricreare i perfetti accenti, le movenze catturate dal “full-motion body capture” rendono i nostri comprimari personaggi estremamente credibili, in grado di non sfigurare se paragonati ad attori in carne ed ossa presi dai diversi action movie a cui giustamente, vista la sua natura, il più delle volte Max Payne 3 si rifà.
Altro elemento decisamente apprezzabile riguarda l'accortezza che gli sviluppatori di Rockstar Vancouver hanno utilizzato nel riuscire a riproporre ai fan di vecchia data del personaggio elementi non solo in grado di ricordare i precedenti capitoli sviluppati da Remedy, ma che riuscissero a donare una sorta di continuità al prodotto. Ritorneranno quindi i famosi painkillers, utili ad abbassare la vita del personaggio visualizzabile tramite la classica icona a forma di Max, ma anche elementi di secondo piano, come la possibilità di prendere qualche pausa dalle incessanti sparatorie per vedere pubblicità e programmi televisivi - Vi ricordate Capitan Mazza da Baseball? pare abbia avuto successo anche in Brasile! - intrisi di black humor. Tanti piccoli tasselli che messi insieme formano una sorta di continuum temporale che sembrerà non essersi mai interrotto, ma semplicemente evoluto, modificato, un po come il protagonista.
Concludiamo la nostra panoramica inerente al contesto di gioco, parlandovi dell'elemento che insieme alla psicologia di Max più ci ha colpito: San Paolo. La città in cui il gioco é ambientato, é viva pulsante e in grado di trasmettere tutte quelle contraddizioni che da sempre la rendono un luogo particolare. I grandi attici a ridosso della povertà, l'esasperazione delle ricchezza con yacht e elicotteri, la corruzione dilagante e tante altre tematiche sociali, sono elementi tangibili all'interno della storia, e in un modo o nell'altro entrano a farne parte. Nonostante l'estrema linearità dei livelli di gioco, gli sviluppatori sono riusciti a donare carattere, veridicità ed estremo coinvolgimento al contesto, merito anche di una cura nei dettagli estremamente certosina e che analizzeremo più concretamente tra non molto.
Max Payne 3
9
Voto
Redazione
Max Payne 3
Dieci ore di storia matura, cruda e assolutamente appagante, modalità di gioco alternative e una modalità aracade più che mai convincente compongo un'offerta assolutamente imperdibile per qualsiasi fan di Max Payne e in maniera più generale per qualsiasi amante degli shooter in terza persona. Must Have da acquistare ad occhi chiusi.