Max Payne
di
La mafia non esiste.
Uscito nel 2001 su PC, è successivamente convertito anche su X-box, e Ps2, Max Payne è diventato in breve tempo un titolo molto popolare. E mentre le console maggiori hanno recentemente ospitato l'immancabile seguito, Max Payne giunge finalmente anche sul Gameboy Advance dopo un duro lavoro di conversione da parte degli sviluppatori, gli inglesi Mobius Entertainment già responsabili di altri titoli minori su Gba. La storia fedele all'originale inizia incomincia con il nostro eroe vittima di un gravissimo lutto; gli vengono uccise la moglie e la giovanissima figlia da parte di una banda di tossicodipendenti sotto gli effetti di una nuova e potentissima droga. La famiglia di Max è la prima vittima di una lunga serie che getterà nel panico la città. Aggrappato solamente alla sua sete di giustizia e di vendetta, Max Payne (mai cognome fu più azzeccato) si infiltra nel clan mafioso di Jack Lupino, invischiandosi in una storia più grande di lui, che lo vedrà combattere praticamente da solo contro la mafia, braccato contemporaneamente anche dai suoi ex colleghi della polizia
La vendetta va servita fredda.
Oltre allo story line, anche le ambientazioni e la struttura dei livelli (tranne qualche taglio dovuto probabilmente a problemi di spazio) è fedele al capitolo originale. Nel passaggio però verso una console meno performante sono stati necessari alcuni adattamenti per venire incontro alle potenzialità e al numero di tasti del Gba, il cambiamento più significato è sicuramente la visuale ora passata ad una prospettiva isometrica, l'ideale per rendere al meglio sul portatile Nintendo le tre dimensioni. Come nel più classico degli fps in terza persona ( in cui è di diritto inserito questo titolo), il protagonista dovrà farsi largo per le numerose ambientazioni ( in questo caso andremo a visitare, banche, stazioni, alberghi e così via ) a suon di proiettili, eliminando gli innumerevoli nemici (per lo più semplici scagnozzi di boss) che si frapporranno fra noi e la nostra agognata vendetta. Oltre ad una componente per così dire a base di piombo, il buon Max dovrà vedersela con piccolissimi enigmi, per lo più legati all'attivazione di un determinato interruttore o al recupero di un certo oggetto. Sarà possibile altresì interagire con numerosi elementi del fondale, sia senza una particolare utilità (aprendo rubinetti, accendendo tv o radio) e sia con uno scopo più preciso, per esempio sparando a qualcosa di particolarmente esplosivo per poter eliminare più facilmente i propri avversari. Nella missione più difficile della sua vita Max sarà coadiuvato da un armamentario da far invidia al miglior Rambo con pistole, fucili a pompa, mitragliatori, granate, molotov, manganelli ed anche una simpatica ( un po' meno se vi arriva in testa) mazza da baseball. Poteva poi mancare negli scontri a fuoco la feature che tanto ha reso Max Payne popolare nella sua prima incarnazione? Certo che no, parliamo naturalmente del bullet time effetto inaugurato nel film cult Matrix, che consiste nel rallentare l'azione per poter agevolmente schivare i proiettili o prendere al meglio la mira.
La giocabilità del titolo è piuttosto immediata; il titolo si dimostra fin dai primi momenti di gioco divertente e godibile, l'azione scorre via veloce tra una sparatoria e l'altra e sono praticamente assenti qualsiasi tipi di tempi morti. Il sistema di controllo è stato ben adattato con il tasto A deputato all'azione, B a saltare e ad interagire, i dorsali L ed R rispettivamente per la selezioni delle armi e per l'attivazione del bullet time. L'unico problema è imputabile alla vicinanza della telecamera al personaggio che talvolta impedisce l'immediata localizzazione dei nemici mettendo in serio pericolo la nostra incolumità. La longevità non è molto elevata, i dodici livelli scorrono via veloci e basteranno pochi pomeriggi per poter portare a termine il titolo, però la rigiocabilità è piuttosto alta anche se purtroppo non è incentivata dalla presenza di diversi livelli di difficoltà.
Il silenzio è d'argento, la parola è d'oro.
L'aspetto grafico è sicuramente il miglior biglietto da visita per Max Payne: come già scritto la visuale isometrica oltre che funzionale ai fini della giocabilità offre anche un notevole impatto grafico. Il motore del gioco appare piuttosto solido e riesce a gestire senza problemi degli ambienti piuttosto vasti e ricchi di dettagli. I personaggi sono composti da pixel molto grandi e soprattutto il protagonista riesce ad effettuare tutte le sue innumerevoli e spettacolari azioni in maniera molto fluida. Peccato però per alcuni rallentamenti in coincidenza con uno schermo molto affollato, niente di grave comunque. Buoni anche i numerosi effetti spettacolari, primo fra tutti gli schizzi di sangue che andranno a sporcare pavimenti e pareti, ed anche i buchi causati dai proiettili. Effetti di routine nelle console maggiori ma che non mancano di entusiasmare in un piccolo portatile. Il sonoro per certi versi è l'aspetto più curato del gioco; in quante altre produzioni per Gba possono vantare decine di minuti di parlato digitalizzato? Davvero pochissime. Il doppiaggio (tutto in inglese) è di altissima qualità e contribuisce all'atmosfera da thriller poliziesco del titolo. Buoni anche gli altri effetti sonori, in primis quelli relativi ai campionamenti delle armi. Max Payne non era affatto una conversione facile, ma alla Mobius sono riusciti perfettamente in questo ostico compito, inoltre nel passaggio dalle console maggiori al Gba poco o nulla si è perso del titolo Take2. Un gioco ricco di azione allo stato puro, divertente bello da vedere e che dimostra che sul Gba c'è spazio anche per titoli con tematiche per così dire più adulte.