Maximo: Ghosts to Glory
di
Giuseppe 'Sovrano' Schirru
Vado al Maximooo! Vado a gonfie vele!
Carenza di idee, di personaggi da inventare? E perché sforzarci? Si può prendere dalla tomba un eroe ormai scomparso e riesumarlo in gran stile non solo approfittando del mito instauratosi da anni nelle menti degli anziani videoludici, ma facendo si che il suo nome riecheggi in eterno, che le sue gesta vengano ricordate fino a tempi lontani! Ecco quindi che la Capcom, riprende un suo vecchio pupillo, lo veste di tutto punto e lo prepara a fare ingresso nel grande galà dei videogiochi. Ma cosa è cambiato? Oltre che è passata una decade, oltre che oramai la grafica è in 3d, oltre che il protagonista è un altro, la sostanza di gioco rimane la stessa, ed è difficile incontrare al giorno d'oggi un look e una tipologia di gioco che ricorda da vicino gli anni dei favolosi 16 bit (o anche prima).
"Si fa presto a cantare che il tempo sistema le cose, si fa un po' meno presto a convincersi che sia così..."
Maximo in sostanza è un mix tra platform e gioco d'azione in 3d con un'ottima ambientazione medioevale fantasy. Nella discreta intro, il valoroso cavaliere Maximo torna, dopo una delle sue estenuanti ma vittoriose campagne militari nel suo regno. Il malvagio Achille però, durante la sua assenza si è impadronito del potere con la menzogna e, con l'aiuto della magia e col controllo del regno degli inferi, sferra contro il nostro impavido eroe un colpo letale. Il povero Maximo, nell'aldilà incontra la morte che gli propone un vantaggioso scambio: egli potrà tornare in vita se riuscirà a rispedire i morti nell'aldilà e quindi, eliminare il perfido Achille artefice del risveglio dei cadaveri.
La cosa che salta immediatamente agli occhi è certamente la grafica, un vero trionfo di fantasia e colore. La cosmesi visiva è ottima, però non stupisce tanto per realizzazione tecnica bensì per il "look" utilizzato: ma va anche detto che non vi è la minima traccia di alcun errore nella realizzazione del motore grafico che risulta essere fluido e veloce anche nelle situazioni più concitate e caotiche. Il sistema di illuminazione è realizzato secondo ottimi criteri e i personaggi non sono soltanto impeccabilmente realizzati, ma anche buffi e spiritosi per la loro forma, le loro animazioni e i versi che emettono. Un occhio critico potrebbe affermare che questi ultimi non sono composti poi da un numero spropositato di poligoni, o che le strutture architettoniche e quant'altro non sono poi complicatissime, ma quello che rende la veste grafica un piccolo gioiello è più l'atmosfera generale (buffa e ironica a tratti ma pur sempre horror) piuttosto che l'utilizzo di svariati effetti grafici da capogiro. Questa affermazione non sminuisce il lavoro dei programmatori che sono riusciti a curare ogni piccolo aspetto, applicando delle ottime texture curate in ogni dettaglio e dimostrando una cura maniacale per tutti gli elementi di contorno: ne beneficiano soprattutto le particolari ambientazioni (cimiteri, lande desolate o navi) colme di elementi di fondale. L'atmosfera tetra e cupa dei cimiteri è rotta dalla simpatica realizzazione dei personaggi, anche se alla lunga risulta essere, senza però che l'interesse ne risenta, un po' ripetitiva. Una nota di demerito va però spesa per quanto riguarda le telecamere: il sistema di controllo attivo di quest'ultime e la visuale sono abbastanza ben realizzati, mentre si riscontrano alcuni problemi della telecamera automatica, ma nulla di compromettente, giusto un piccolo appunto.
table_img_223
Maximo: Ghosts to Glory
Maximo: Ghosts to Glory
Una grafica e un sonoro azzeccatissimi, una giocabilità a buoni livelli ed una longevità "particolare" sono pochi dei tanti pregi che caratterizzano l'ultima produzione Capcom. Cosa manca all'appello? Ah eccola là, la trama, anche lei inserita perfettamente nel contesto, semplice e antiquata ma pur sempre d'effetto. Allora un giocone? Non proprio. All'inizio sono stato colto da un'incredibile euforia, e il gioco è riuscito a farmi provare emozioni uniche, ma solo dopo mi sono reso conto che qualche frangente della realizzazione non andava. Purtroppo Maximo ricade proprio dove inceppavano i giochi durante l'era 16 bit: infatti la malagevolezza dei salvataggi, la perdita delle vite, il game over e una difficoltà elevata vi faranno ripetere più volte lunghe sezioni di gioco. Questa metodologia, antiquata e passata in disuso, non riaffiora come pregio ma ora che torna una volta superata mostra tutti i suoi difetti ed in primis la ripetitività. Quest'ultima purtroppo è riscontrabile anche nelle sezioni di gioco che, bisogna ammetterlo, sono parecchio similari le une con le altre e sono inframmezzate giusto dai boss e non da sottogiochi o altre attività varie. Insomma, la meccanica di gioco ritrova i suoi limiti generazionali e l'elemento portante del gioco, il gameplay, appare ridimensionato. Per i nostalgici quindi? Esatto, ma anche per coloro che si "accontentano" di un platform particolare che riesce a non sfigurare rispetto a Jak and Daxter, ma a salire sul podio in seconda posizione: il mercato non offre poi tanto.