Maximo Vs Army of Zin

di Stefano 'Miyazaki' Guzzetti

Del resto, sarebbe stato un grosso guaio non poter fruire di un'esperienza già di per sé difficile, con l'handicap di un sistema di controllo approssimativo. Una delle novità in questo titolo rispetto al suo prequel è la presenza di NPC (non playing characters) che ci potranno vendere upgrade e quant'altro ancora; infatti alla fine di ogni livello il gioco mostrerà una schermata con la percentuale di completamento del livello stesso. Il giocatore sarà quindi stimolato a raccogliere tutti gli upgrades per potere racimolare tutti gli oggetti nascosti nei livelli. Questo dona al gioco una marcia in più sotto quello che è il profilo della rigiocabilità. Una chicca da notare è la possibilità di raccogliere vari tipi di boxers (già proprio quelli che indossava Arthur quando rimaneva senza armatura); regalando al nostro eroe, una volta indossati, la capacità di raccogliere diversi tipi di oggetti.

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Visuali medievali
Graficamente parlando il nuovo episodio di Maximo si distacca notevolmente dal suo predecessore. Le texture approssimative del titolo di due anni fa hanno lasciato il posto a una cura grafica di tutto rispetto; pur essendo comunque dallo sfruttare appieno le capacità della console. I programmatori hanno perciò preferito un assetto grafico semi spartano e curato al punto giusto proprio per offrire un frame rate che desse al giocatore quell'adrenalina e quell'immediatezza necessaria per emulare il gameplay degli arcades di 20 anni fa. Anche le animazioni del personaggio stesso, se esaminate con cura, si riveleranno approssimative e dozzinali, rivelando ancora una volta la volontà di Capcom, o almeno ci si augura che sia così, di rientrare nell'ottica del 'revival videoludico'. Il frame rate, come già citato è costantemente alto e non sono mai stati notati rallentamenti di alcun tipo. Visivamente parlando, Maximo è un gioiellino, con palettes cromatiche vivacissime e decisamente azzeccate. Il character design stesso è abbastanza curato, presentando uno stile deformed del tutto nuovo alla saga di Arthur.

Il suono della spada
Musicalmente parlando il sequel di Maximo non offre tantissimo. Sarà per la sua natura arcade o chissà altro, comunque le sue melodie non lasciano alcun ricordo a gioco spento. Esse sono curate, ben realizzate, e stilisticamente spaziano dalla techno al genere 8 o 16 bit stesso, ma non le fischietterete in alcun modo. Inoltre il gioco non offre la possibilità di fruire del sonoro in Dolby Surround, ma semplicemente in Stereo o in Mono. Un gioco semplice, insomma, anche nella forma, oltre che nella sostanza.

Gloria agli anni '80
Concludendo possiamo affermare che la Capcom è felicemente riuscita nell'intento di produrre un Maximo esente da difetti tecnici; ma questa è la forma. Parlando della sostanza invece possiamo dire che il gioco, a parte qualche novità, è sostanzialmente lo stesso che avevamo lasciato un paio d'anni fa; tenendo conto inoltre che per finirlo occorrono una decina d'ore o poco più, ci troviamo ben distanti da un capolavoro. Un gioco per passare ore (non tante) spensierate e nulla più, ma pur sempre un buon vecchio arcade.

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