Mechwarrior 4: Vengeance

di Redazione Gamesurf
COS'E' UN MECH?


La traduzione di questo titolo suona più o meno come "Guerriero Meccanizzato 4 - Vendetta", ma forse si adatta più qualcosa del tipo "Se non sono Grossi, Pesanti, Brutti, Cattivi e ben Armati non li vogliamo - Atto Quarto". Il BattleMech (chiamato amichevolmente Mech) è, infatti, un'ipotetica macchina da guerra terrestre corazza alta svariati metri, pesante decine di tonnellate e dalla forma vagamente antropomorfa che dovrebbe imperversare nelle colonie stellari intorno al trentunesimo secolo. La saga dei Mech nacque sui romanzi americani dei primi anni 'settanta, e viene poi tradotta sottoforma di gioco con BattleTech (da tavolo), MechCommander e, naturalmente, MechWarrior (per PC).

LA STORIA (IN TEORIA)
Nella fattispecie, l'ambientazione descrive una guerra tra la "Inner Sphere", un federazione di pianeti di cui fa parte anche la Terra, e i vari Clan "ribelli", tra cui spicca per potenza, importanza e combattività il Clan dello "Smoke Jaguar".
I primi tre episodi di MechWarrior, facendo riferimento a questa storia, proponevano una serie di missioni ambientate in questo conflitto, fino all'ennesima disfatta del Clan al termine di MechWarrior3 (e del suo Data Disk).
Ora che la guerra è apparentemente finita, il giovane cadetto Ian Dresari, principe ereditario del pianeta Kentares IV, di ritorno a casa sua da un viaggio, la trova distrutta e i suoi genitori uccisi. La colpa è della terribile Katrina Steiner, comandante del solito Clan Smoke Jaguar, contro le cui forze il giovane Ian, sotto il nostro sapiente controllo, è chiamato a dare battaglia per il bene del suo Pianeta Natale e, non di meno, per la sua personale vendetta.



LA STORIA (IN PRATICA)
MechWarrior 4 - Vengeance non si propone però di essere una semplice cronaca giocata delle vicende del principe Ian: è l'ultimo ritrovato della Microsoft per unire l'emozione di una simulazione alla frenesia e il GamePlay di una battaglia. Il Mech, difatti, non è un semplice "bambolotto" che guiderete in mezzo ai nemici mentre sparate a tutto quello che si muove, bensì un complesso apparato meccanico che necessita di un certo studio, di una certa pratica e di un certo impegno per poter essere condotto alla bisogna. Insomma: non che ci voglia una patente apposita per giocare, ma non è neanche possibile gettarsi nel mezzo della battaglia senza prima aver dedicato una mezza mattinata al fine di prendere dimestichezza coi numerosi sensori e comandi.
Il risultato è pertanto un simulatore completo, per quanto ipotetico visto che si riferisce sempre e comunque a macchine frutto di pura fantasia, che possa trascinarvi in adrenaliniche battaglie in solitario e, soprattutto, in multiplayer (ma per questi due punti, vi rimando ai paragrafi appositi).