Medal of Honor 2010

di Luca Gambino
Purtroppo é da registrare anche l'estrema brevità dell'avventura in singolo che nelle mani di un giocatore non alle prime armi, a difficoltà media, può terminare anche prima delle sei ore e sebbene quella proposta sia comunque un'avventura gradevole, ben strutturata e assolutamente coinvolgente, non possiamo non rimanere con un po' di amaro in bocca, soprattutto perché la chiusura dell'ultimo capitolo, lascia intravedere quello che potrebbe essere il “la” per un prossimo capitolo della serie. Non basta ovviamente l'introduzione della modalità Tier 1, ovvero la possibilità di rigiocare le singole missioni con un punteggio assegnato in base alla prestazioni che viene immediatamente pubblicato online, per essere quindi confrontato con quello dei giocatori di tutto il mondo, per garantire una rigiocabilità adeguata del titolo.

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Fortuna vuole che la longevità del gioco sia garantita, com'é ormai prassi in questo genere ludico (ci avrebbe comunque fatto piacere se MOH avesse cercato di sovvertire questa regola non scritta) da un multiplayer che mai come in questo caso rappresenta un gioco nel gioco. Il versante multi giocatore, infatti é stato affidato alle sapienti mani dei DICE (Battlefield, BF Bad Company e Mirror's Edge, tanto per citarne alcuni), che ha ripreso ambientazioni e modelli del versante single player per tratteggiare un multiplayer capace di divertire e intrattenere. Complice anche il classico sistema di crescita del personaggio (deriva diretta dei dettami di Callo f Duty), il multi giocatore di Medal of Honor tende a piazzarsi nel mezzo proprio delle sue due fonti di ispirazioni: Call of Duty e Battlefield Bad Company.

Da una parte infatti troviamo quanto detto poc'anzi, ovvero la crescita del nostro personaggio, la cui classe può essere scelta tra le tre predefinite, che potrà ottenere bonus e riconoscimenti “persistenti” in base ai punteggi e alle prestazioni sul campo di battaglia. Assenti invece i famosi “perks” presenti nella produzione Activision, che spesso tende a snaturare l'essenza stessa del gioco, donando ai giocatori potenzialità a volte poco credibili (chi non ricorda il richiamo dei cani assassini?) e che spesso tendono a non mantenere un corretto equilibrio tra le parti. Sul fronte della produzione DICE, invece, troviamo la possibilità di poter utilizzare dei mezzi che diventano il vero perno di alcune modalità di gioco del multiplayer mentre é da registrare invece l'assenza di quella distruttibilità quasi totale delle strutture introdotta proprio dal team di sviluppo svedese grazie al motore grafico Frostbyte, che ritroviamo anche in Battlefield.




Le modalità di gioco, piuttosto classiche, vanno dal mai fuori moda team play, fino al controllo di obiettivi da attaccare o difendere, fino alla modalità hardcore che, così come suggerisce il nome, pretende dal giocatore il massimo impegno dal momento che una ridotta resistenza ai colpi avversari e un arsenale sicuramente meno generoso, suggerirà un approccio più tattico e meno votato all'assalto insensato, dal momento che il friendly fire attivo punirà con ben 25 punti in meno l'uccisione di un compagno di squadra.

Quella hardcore é sicuramente la modalità più riuscita, avvincente ed equilibrata, dal momento che nelle modalità di gioco più classiche si registra la tendenza (già registrata e segnalata nella beta pubblica rilasciata questa estate) a esagerare troppo con i bonus assegnati ai giocatori con più uccisioni concatenate. Quella nei confronti di Call of Duty é sicuramente una rincorsa che non poteva colmare le distanze grazie a questo unico episodio, ma quello che ci viene regalato da Electronic Arts é comunque un titolo avvincente e ben congegnato sebbene non scevro da difetti che con qualche mese di sviluppo in più si sarebbero potuti evitare.