Medal of Honor: Airborne

di Marco Modugno
Tre lanci per ottenere il brevetto. Tanto dura lo stringato tutorial dell'ultimo capitolo di Medal of Honor, il primo dedicato a console next-gen, prima di catapultarvi nel pieno dell'azione, in questo caso la liberazione di un'arroccata cittadina siciliana gremita di fanteria italiana e tedesca. Gli autori, in definitiva, avranno pensato che il pubblico che ha apprezzato quasi sicuramente qualche altro titolo della serie ormai sa abbastanza bene come spara un mitra Thompson o come si lancia una Stielhandegranate. Quel che mancava, nell'addestramento dei fanti virtuali, era proprio un piccolo corso SMIPAR (Scuola Militare i paracadutismo) per imparare a destreggiarsi con l'ombrello di seta.
Imbarcati a bordo di un C-47, verrete invitati da un implacabile istruttore a lanciarvi centrando al meglio un obiettivo simile ad un bersaglio a cerchi concentrici, tentando se possibile di avvicinarvi al centro. Oltre alle ambite ali d'argento, l'impresa, una volta portata a termine, potrà permettervi di sbloccare la prima serie di achievements che andranno ad ingrassare il vostro punteggio globale sul Live.


Subito dopo, sarà guerra. Dopo un succinto briefing realizzato in grafica cinematica, vi ritroverete di nuovo su un aereo, nel cuore della notte, pronto a lanciarvi sulla Sicilia. Stavolta la contraerea sarà autentica e la gente che vi attende al suolo tutto meno che amichevole. Fanteria del Regio Esercito e Camicie Nere italiane prima (stranamente tutte equipaggiate con armi tedesche...) e soldati della Wehrmacht poi faranno di tutto per rendere la vostra vacanza nella bella Trinacria movimentata e... il più breve possibile.
La difficoltà del gioco, infatti, anche a livello intermedio (se scegliete quello da novizi non vi meritate nemmeno di militare nell'Esercito della Salvezza!), è settata su parametri decisamente ostici che vi costringeranno ad andarci con i piedi di piombo, se non volete finire in una cassa di legno prima del tempo. Ricaricare di tanto in tanto, comunque, sarà imperativo, anche perché il sistema di computo della vita residua è un ibrido tra la barra dei primi titoli e lo schermo rosso tanto apprezzato dai giocatori di Halo, Call of Duty 3 e Gears of War. La vostra energia, infatti. È divisa in quattro tacche e solo l'ultima si ricarica se vi mettete al riparo per qualche secondo. Affrontare una postazione di mitragliatrice con una sola tacca di vita, però, è un suicidio, e le sacche medi-kit non sono mai così frequenti, al contrario di quelle di munizioni, come uno vorrebbe.

Un po' di pepe, comunque, non può che giovare ad una gameplay che, lancio con il paracadute a parte, finisce per mostrare dopo tutti questi anni un bel po' di ragnatele. Dall'uscita del primo MOH abbiamo preso d'assalto centinaia di nidi di MG42, minato decine di quadrinate da 20mm antiaeree e carri Tiger, sterminato decine di migliaia di "cattivi" soldati tedeschi. E se non fosse che, ancora una volta, l'EA è in grado di stupire fan anziani e recenti con un prodotto impeccabile, o quasi, dal punto di vista tecnico e tutto sommato divertente, quasi quasi avremmo preferito scoprire qual era l'età del nostro cervello sul DS, piuttosto che indossare di nuovo la combinazione di lancio dei GI americani.


Il fatto, però, è che EA nella Seconda Guerra Mondiale ci sguazza come un pesce rosso nell'acquario, regalandoci ancora una volta emozioni più che sufficienti a giustificare l'esborso del prezzo per l'acquisto, e di tradire Master Chief per qualche serata "vintage".
La grafica, innanzitutto, si rivela un prodotto decisamente next-gen, apprezzabile soprattutto da chi si è già dotato di schermi HD. Il motore del gioco riesce a gestire perfino le espressioni facciali dei soldati senza mostrare impuntature o rallentamenti apprezzabili e gli effetti d'esplosioni, spari e luci sono decisamente al top, anche se forse un gradino sotto quelli promessi dal materiale COD 4 che siamo riusciti a visionare fin qui.
Stesso discorso o quasi vale per il sonoro, azzeccato in special modo nel suono delle armi. A voler essere pignoli, lo Schmeisser ticchetta un po' troppo ma ragazzi, mica è la guerra vera!

Quel che invece presta il fianco a qualche critica è il sistema di hit detection, decisamente da mettere a punto. Vi capiterà di scaricare un'intera "piastrina" da 8 colpi di Garand contro un nemico, a non più di venti passi, senza riuscire ad abbatterlo nonostante sia inquadrato al centro del vostro mirino. Stesse perplessità su un'IA problematica, tallone d'Achille di tanti FPS, che conferisce ai nemici la mira d'infallibili cecchini anche al buio e a distanza di centinaia di metri mentre i vostri gregari se ne vanno invece a spasso incontro al fuoco nemico, finendo impallinati a tempo di record.
Per fortuna, a farci dimenticare qualche magagna tecnica che avrebbe dovuto essere sistemata anni fa, ci pensa un ottimo comparto multiplayer che supporta partite fino a 12 giocatori contemporanei (anche se la concorrenza, da tempo, naviga sui 16!). Le attività belliche sono già in corso sui server di EA, sempre ben supportati dal punto di vista tecnico al punto che, la prima volta che vi connetterete, riceverete un'email con consigli tattici.
Lo scontro con Halo 3 e Call of Duty 4 sarà senz'altro duro, insomma, e a MOH:A toccherà quasi certamente la piazza di "terzo incomodo". Ciò non toglie che si tratti di un titolo che non tradisce l'eredità di un brand ormai consolidato e che è in grado di regalare, a chi non vive di sole gite in Warthog, parecchie ore di sano divertimento digitale.
Ricordiamo che sul Marketplace è disponibile una demo giocabile, recensita qualche tempo fa su queste stesse pagine in un'accurata preview.