Medal Of Honor: European Assault

di Luca Gambino
Quella di Medal of Honor è senza dubbio la serie che ha avuto il merito di portare in auge gli sparatutto su sfondo bellico ambientati nella seconda Guerra Mondiale. Il primo episodio uscito su Personal Computer nel lontano 2001 e ancora prima gli episodi usciti su Psx (che hanno visto i natali del brand), hanno dato il "la" ad un sottogenere degli FPS che sembra non conoscere momenti di stanca. Ad affiancarsi agli episodi usciti in questi quattro anni, sono nate serie del calibro di Call of Duty e Brothers in Arms, giusto per citarne due, che hanno saputo differenziare l'offerta ludica offerta inizialmente da Electronic Arts. Se infatti l'intera produzione del colosso americano si incentrava in particolare sulla frenesia degli scontri e su una ricostruzione degli scenari più spettacolare che storicamente veritiera, le offerte proposte rispettivamente da Activision e Ubisoft, andavano a toccare temi quali il realismo e la cooperazione, tenuti invece in disparte da EA.


Quella di European Assault doveva essere, così come presentata fin dalla prime battute, come una risposta alle due software house appena citate e contemporaneamente, il rilancio di un brand che nel frattempo ha segnato qualche passaggio a vuoto, specialmente su console, con il non certo esaltante Rising Sun. Assoldato uno sceneggiatore di successo particolarmente esperto in questioni belliche, tale John Milius e messo a punto un nuovo sistema di gioco, riportante l'altisonante nome di Open Battlefield, Medal of Honor è finalmente pronto per dare l'ennesimo assalto al territorio Europeo. European Assault, questo infatti il nome del capitolo della serie, porterà il giocatore a prendere parte ad alcuni degli eventi storici che hanno caratterizzato il corso della seconda guerra mondiale, così come da consolidata tradizione del genere.

Partendo dalle operazioni svolte in Francia, per proseguire poi con la campagna in Nord Africa e gli assalti alla Stalingrado russa e alla battaglia del Belgio, Electronic Arts ci trascina di peso al centro del conflitto, nella speranza che le novità introdotte in questo capitolo possano attirare quei giocatori che nel frattempo hanno trovato maggiori soddisfazioni e varietà d'approccio verso altri lidi. Novità e variazioni sul tema che non mancano nemmeno in European Assault, anche se forse la direzione intrapresa non è esattamente delle migliori. Se Call of Duty e Brothers in Arms introducevano un certo grado di realismo e un'atmosfera di profonda credibilità, grazie soprattutto ad una certosina ricostruzione degli eventi, EA sceglie di prendere una strada completamente opposta, andando ad intaccare quell'integrità di realismo che ha sempre permeato il genere degli sparatutto bellici.

Il nuovo punto di vista made in EA si mette subito in mostra tagliando i ponti con checkpoint o save point di qualsivoglia fattezza, introducendo invece il concetto del "rivive". Dopo aver portato a termine un obiettivo della missione, principale o secondario che sia, riceveremo come premio per il nostro operato un bonus "Rivive" che permetterà, anche dopo essere stati fisicamente eliminati, di "risorgere" dalle nostre ceneri e di proseguire la missione come niente fosse. Un'idea discutibile già di per sé, perché ovviamente tale soluzione ha pochi punti di contatto con la realtà, ma che trova poi una scarsissima applicazione sul campo. Capiterà più di una volta che i Revive raccolti non siano sufficienti per portare al termine la missione. A questo punto, vista l'impossibilità di salvataggio e di checkpoint, saremo costretti a ricominciare tutto daccapo. Un vero smacco per il giocatore, soprattutto se questo si troverà a pochissimi passi al termine della missione.

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