Medal of Honor: Vanguard

di Marco Modugno
Husky, Shingle, Market Garden, Varsity. Questi i nomi in codice, rispettivamente, dello sbarco alleato in Sicilia del 9 luglio 1943, quello a Nettuno del 22 gennaio 1944, della fallimentare operazione aviotrasportata angloamericana sui ponti olandesi sul Reno del 17 settembre 1944 e di quella lanciata oltre lo stesso fiume, questa volta direttamente in territorio tedesco, il 24 marzo 1945. Sono i teatri di guerra in cui vi ritroverete a combattere in questo ennesimo capitolo della fortunata serie di videogiochi, che mutua il suo nome da quello della più alta onorificenza americana al valor militare. Nei panni di Frank Keegan, paracadutista statunitense dell'82ma Divisione Aviotrasportata, avrete anche stavolta il vostro bel da fare, costretti ad aprirvi la strada a colpi di arma automatica e di granata, attraverso ondate di bot scriptati vestiti da soldati tedeschi, che dell'abilità tattica e della caparbietà dei medesimi, però, capaci nella realtà di dare filo da torcere senza cedere terreno alle forze alleate preponderanti, conservano ben poco.


A parte parecchie note stonate nella ricostruzione storica degli eventi (dove sono gli italiani che si batterono in Sicilia e, con l'uniforme dei paracadutisti della Nembo della Repubblica Sociale, a Nettuno? Inoltre l'82ma non si lanciò durante l'Operazione Varsity, per l'impossibilità di reperire abbastanza aerei: le forze USA furono rappresentate solo dai parà della 17ma Divisione), sono molte le caratteristiche di questo titolo che non convincono, lasciando la bocca amara a chi ricorda ancora l'emozione dello sbarco ad Omaha del primo Allied Assault, capace di ricreare alla perfezione sul monitor il realismo delle foto di Robert Capa e del "soldato Ryan" di Spielberg.

Forse, anche l'EA dovrebbe prendere in considerazione l'idea di chiudere il capitolo Seconda Guerra Mondiale (già lo sta facendo l'Infinity Ward: il quarto capitolo di Call of Duty avrà un'ambientazione moderna) e far migrare altrove i propri eroici protagonisti in divisa.
Dopo tutto, i militari USA si sono guadagnati le loro Medaglie d'Onore del Congresso su tutti i campi di battaglia, dalla Guerra Civile alla Corea, fino al Vietnam e al contemporaneo Irak. Un po' di novità potrebbe portare nuova freschezza in una formula che con Vanguard tocca davvero il suo fondo in termini di rapporto prezzo/qualità.
La domanda viene spontaneamente sulle labbra di tutti noi appassionati di FPS bellici. C'era davvero bisogno di far uscire un gioco mediocre, supportato da una piattaforma ormai decotta e obsoleta (la versione per Wii è appena un tantino meglio...), rischiando di pregiudicare definitivamente di fronte agli occhi del pubblico un brand che, negli ultimi tempi, aveva già commesso più di un passo falso? Ignoro le dinamiche del marketing di EA, software house blasonatissima che vanta, nella sua scuderia, il top dei titoli dedicati a tutti gli sport, oltre a franchise d'indiscussa qualità con Need for Speed. Non riesco a spiegare, però, se non con l'estemporanea necessità di fare cassa in fretta, sfruttando un motore grafico che mostra più acciacchi della mia prozia nonuagenaria ed un brand di grido per attirare nella trappola dell'acquisto la solita pattuglia, sempre più decimata, di appassionati.


Il risultato, però, rischia di essere l'inverso. Ossia il disamoramento nei confronti del marchio, che più passa il tempo più sembra, sempre più, in difficoltà. Se poi aggiungiamo che, in confronto a COD, appunto, la grafica mostrata dai filmati di preview in game del prossimo capitolo, Airborne (tanto per cambiare! E ai genieri e ai carristi chi ci pensa?), dedicato alle piattaforme next-gen, non fa certo gridare al miracolo, il rischio di tracollo esiste eccome.
A salvare il soldato Keegan, insomma, non ci penso proprio. La grafica, tanto per cominciare, è quella che è (o meglio, che era dieci anni fa, ai tempi del primo Allied Assault, o poco ci manca). Passi che il gioco gira su una piattaforma che, al giorno d'oggi, non è certo un "fulmine di guerra", ma almeno dalla versione Nintendo ci saremmo aspettati di più. E anche sulla vecchia PS2 abbiamo visto girare ben altre texture e frame rate, e non solo negli ultimi tempi. Un ripassino con God of War 1 e 2, ai signori del team EA, non farebbe poi male.
Anche il sonoro, al massimo, raggiunge i livelli di un film di serie B di quelli riproposti in tardissima serata dalle solite reti regionali a corto di fondi e d'inserzionisti diversi dal materassaio di quartiere. Se gli effetti delle armi (che dimostrano come nessuno degli sviluppatori ricordi come suona davvero uno sparo) e delle esplosioni sono appena passabili, il doppiaggio, sia originale che italiano lascia molto a desiderare.

Il peggio, però, deve ancora venire e qualcuno, all'EA, ha avuto l'ardire di chiamarlo IA. Se i nostri commilitoni, a parte perdersi coreograficamente l'elmetto senza poi recuperarlo alla prima esplosione, e poi precipitarsi sulla linea di tiro della prima mitragliatrice pesante nemica disponibile, con un'immediata negativa ricaduta in termini di costi necessari per l'acquisto di sacchi per cadaveri, mostrano meno sale in zucca di un tronista di Amici, i tedeschi, al contrario, sembrano tutti appena usciti dalla scuola tiratori scelti della Wehrmacht di Sennelager. Provate a sporgere un lembo di pelle in una crepa del muro a mezzanotte e state pur sicuri che un nazista vi c'infilerà una palla da 7,92 sparando da quattrocento yarde. L'unica fortuna è che i nemici sono scriptati e tendono a ripetere la stessa azione, dandovi il tempo d'imparare come eliminarli.
La scuola di pensiero che ha voluto abolire la barra della vita, a favore dell'energia che si rigenera, quando ci teniamo per qualche secondo al coperto, aiuta a superare con un minimo di tattica anche le fasi più concitate. Purtroppo, però, i checkpoint non sono sempre frequenti dove li vorremmo e, più volte, ci toccherà di ricaricare e rigiocare più volte.

Infine il multiplayer. Negli anni Novanta ci accontentavamo dello split-screen, ma il Ventesimo Secolo è finito da un pezzo e l'era del multiplayer online è iniziata da un po'. Qualcuno lo vada a dire anche ai creatori di Vanguard che non hanno ritenuto di sforzarsi per implementarlo nel loro gioco. Che immaginassero già che la qualità complessiva del prodotto finale non sarebbe stata ad un livello tale da convincere un esercito di compratori?
Ai pochi affezionati guerrafondai che macinano qualsiasi FPS bellico che esce sul mercato, per una questione di principio, unici acquirenti papabili per questo canto del cigno del marchio Medal of Honor, lascio l'ardua sentenza, passando a dedicarmi a qualcosa di più gratificante.