MediEvil Remake
Il trend iniziato diverso tempo fa con Ratchet & Clank ha riscosso un discreto successo nei confronti della community di giocatori, pronta a giocarsi nuovamente, o per la prima volta, dei titoli di vecchia data completamente restaurati per l’occasione. Lasciando per un momento perdere il concetto di remastered, fin troppo legato a un semplice restyle grafico in termini di risoluzione e texture, al contrario i remake lavorano a fondo nel codice sorgente del gioco, adattandosi al presente senza rinunciare alla propria anima risalente al passato.
Questa lezione di gaming al sapore retrò viene riproposta oggi con MediEvil, avventura platform pubblicato nel ’98 con protagonista Sir Daniel Fortesque, eroe che combatté una terribile battaglia contro l’esercito del mago Zarok. Lasciando perdere il fatto che morì durante la prima carica, ricavandosi l’iconico volto sprovvisto di un occhio, l’eroe che in realtà era un semplice soldato ha appassionato i giocatori in possesso di una PSONE, al punto di ottenere successivamente l’ingresso nei titoli Platinum della console.
Arrivati sino a oggi, ben ventun anni dopo le sue imprese, MediEvil fa ritorno sugli scaffali videoludici rifacendosi il trucco. Sarà un successo equiparabile alle altre operazioni commerciali dello stesso genere?
ZOMBI, ZUCCHE E MAGHI CATTIVI
Anche se gli over trenta conosceranno anche solo nominalmente le imprese di Sir Daniel Fortesque, è giusto proporre un piccolo ripasso per chi invece, complice l’età o la poca passione per questo genere di prodotti, non dovesse mai aver sentito parlare di questo simpatico scheletro armato di spada e scudo.
In un periodo medievale imprecisato, un potente mago malvagio di nome Zarok tramò alle spalle del suo stesso re, raggruppando un esercito con cui avrebbe attaccato la città di Gallowmere per raderla al suolo. Grazie all’intervento del Re Pellegrino, accompagnato dalle sue truppe (compreso Fortesque), il mago venne sconfitto ed esiliato. Peccato però che dopo anni di silenzio, Zarok torna a Gallowmere intenzionato a portare a compimento i suoi desideri di conquista, lanciando un potente incantesimo capace di lanciare un velo di oscurità sull’intera cittadina, trasformando poi tutti gli abitati in servitori senza anima e, dulcis in fundo, risvegliando i non morti al suo servizio come un esercito invincibile.
In mezzo a questa accozzaglia di esseri senza volontà ritorna in vita anche Fortesque, intenzionato questa volta a riscattare il suo nome sconfiggendo Zarok, così da avere inoltre l’opportunità di entrare nel Salone degli Eroi. Nei ventidue livelli che si frappongono tra il protagonista, guidato da noi, e il mago, il nostro alter ego dovrà scontrarsi contro avversari ostici e ben caratterizzati, pronti a dargli del filo da torcere nella maggior parte dei casi, soprattutto quando ci troveremo di fronte a delle piccole boss fight.
Other Ocean ha mantenuto inalterato il sistema di gioco alle spalle del titolo, che affonda le proprie radici in un hack’n’slash puramente anni ’90 dove il giocatore era costretto a esplorare un’ambientazione, passo dopo passo, al fine di ottenere il massimo delle ricompense ed eventualmente sbloccare qualche segreto. Qui ritroviamo tutti gli elementi scoperti in passato, dalle “poche” armi presenti nel gioco a quelle potenziate, forniteci in dono dagli eroi del passato qualora entreremo in possesso del calice delle anime nascosto in ogni livello.
Alternando salti, attacchi leggeri, potenti o a distanza, il giocatore può combattere contro i diversi nemici senza troppa fatica, a patto però che ogni passo venga eseguito seguendo un ragionamento. Per esempio, quando Fortesque arriva al campo delle zucche comincia a scontrarsi con degli spaventapasseri pericolosissimi, che però possono essere sconfitti più facilmente grazie all’uso di una clava infuocata. Ogni elemento viene collocato allo stesso posto del passato, un pregio qualora lo scopo sia quello di mantenere intatta la formula senza stravolgimenti di alcun genere, anche se al contrario questa particolare situazione nell’epoca della facile accessibilità online si rivela essere un piccolo tallone d’Achille, della serie “sappiamo già come va a finire”.
Personalmente non lo definirei un fattore invadente o negativo, ma ammetto che potrebbero esserci persone pronte a storcere il naso sul fatto che non ci sia stata una reale novità in merito allo sviluppo della storia, o alle meccaniche inserite nel gioco.
Sebbene sia passato molto tempo dall’uscita di MediEvil, questo progetto remake dedicato alle prime avventure di Sir Daniel Fortesque fa sicuramente il suo sporco lavoro, proponendo ai giocatori un’avventura dai connotati epici ma allo stesso tempo comici, equilibrati dalla presenza carismatica del nostro goffo alter ego digitale.
Le fasi di combattimento e di esplorazione trasudano anni ’90 da tutti i pori: vi capiterà spesso di passeggiare per gli scenari del gioco ricordando lievemente qualche accenno quasi “burtoniano” alla Nightmare Before Christmas, tranne per i colori, che vengono espressi grazie a un caleidoscopio ricco di sfaccettature, enfatizzato dal comparto grafico restaurato dagli sviluppatori. Sotto questo punto di vista ci troviamo di fronte a un lavoro di livello, che ci sarebbe piaciuto vedere anche in 4K (console permettendo).
Sul piano delle novità gli sviluppatori hanno inserito una telecamera che simula una visuale in prima persona, utile per guardare con più attenzione la maggior parte dei cambiamenti effettuati sullo scenario, ma inutile quando ci si trova nel vivo dell’azione, giacché serve il fianco a qualsiasi nemico si trovi alle nostre spalle. Avremmo preferito l’inserimento di un puntamento manuale per l’utilizzo delle armi a distanza e, allo stesso tempo, ci dispiace non aver visto migliorata anche la gestione delle telecamere, che nei luoghi angusti finisce per farci venire il mal di mare tanto si incastra autonomamente senza lasciarci diritto di replica.
Sulla difficoltà del gioco potremmo spendere almeno un altro intero capoverso in merito alle possibili scelte da svolgere, ma troviamo che MediEvil sia un gioco equilibrato dal momento in cui ci si rende conto di forze e debolezze degli avversari con cui ci scontreremo: tradotto in soldoni, gli spaventapasseri del campo di zucche possono fare paura a un primo incontro, ma basterà utilizzare saggiamente la clava con un le fiamme, alternando colpi e fuga, per farli morire praticamente da soli. Gli scontri hanno tutti una chiave di lettura, ma non fraintendete le nostre parole semplificando la formula, giacché Sir Daniel morirà più e più volte prima di raggiungere la tappa finale del suo viaggio eroico.
Forse il sistema di checkpoint, in questo senso, poteva essere lievemente migliorato, ma è piacevole assaporare quel gusto di backtracking vecchio stampo, in questo caso rappresentato dall’incontro con le streghe (dovrete sbloccare l’oggetto giusto alla Collina del Cimitero) e/o al reperimento dei calici nascosti in ogni livello. Se li troverete tutti sbloccherete il true ending, insieme a un piccolo extra rappresentato da uno spirito alla ricerca del proprio lieto fine.
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Redazione