Men of War: Assault Squad
di
Marco Modugno
22.564.947. E' il numero dei caduti militari di tutti i Paesi coinvolti nel secondo conflitto mondiale. Un conteggio da apocalisse, specie se sommato agli oltre 48 milioni di vittime civili. Molti di più, da un punto di vista eminentemente contabile e senza voler mancare di rispetto (anzi, semmai il contrario) ai morti veri, sono certamente i caduti virtuali che la 2GM ha mietuto sui campi di battaglia videoludici di ogni dove.
La guerra, infatti, cessata definitivamente con la resa del Giappone del 14 agosto 1945, continua oggi più bellicosa che mai sui monitor dei nostri PC, grazie alla pletora di FPS, simulatori di volo e RTS sfornati a pieno regime dai team di sviluppo di mezzo mondo. D'altronde, mai prima di allora (e speriamo mai più) un conflitto bellico era stato combattuto su tanti fronti diversi e in forme tra le più disparate, dalla guerra sottomarina in Atlantico a quella aeronavale nel Pacifico, dai deserti africani ai bocages normanni e allesteppe russe, dalla blitzkrieg del 1940 alla terribile serie di attacchi e contrattacchi, intervallati da periodi di guerra di posizione stile 15-18, verificatasi sul fronte russo dal 1942 in poi.
Materiale strategico e tattico al quale i creatori di guerre virtuali hanno potuto attingere a piene mani, regalandoci a volte vere perle di qualità (penso alla serie Codename Panzers, fra le altre) e scivolando in altre occasioni fino a livelli di qualità inaccettabilmente infimi (si dice il peccato ma non il peccatore, tanto ci siamo capiti benissimo!). In un contesto tanto affollato potrebbe venire facile chiedersi cosa farsene di un ennesimo RTS multiteatro, sulla scia dei vari Men of Valor, Faces of War, Soldiers e così via. Non molto, é la naturale risposta, a meno di non scoprire che il gioco in questione possiede qualità che la concorrenza nemmeno si sogna, spunti che ne fanno da un lato un prodotto a larga diffusione (il prezzo ridotto, la possibilità di acquistarlo online oppure su canali commerciali non tradizionali, come le edicole) mentre dall'altro lo proiettano senza compromessi nell'Olimpo dei giochi d'elite, destinati agli hardcore gamers più esigenti, esclusivo appannaggio di chi si é già guadaganto a suo tempo i galloni di videogiocatore veterano su altri campi di battaglia meno impervi e ora é pronto per un salto di qualità che si farà ricordare nel tempo.
Tutto ci si attenderebbe da un gioco budget, é bene dirlo, tranne la profondità, la minuzia di dettagli e la complessità di questo terzo capitolo (completamente stand alone) della serie Men of War. Se lo schema delle 15 missioni della campagna single player (che é possibile affrontare anche in cooperativo, invitando fino ad un massimo di altri sette giocatori a darci una mano, e ve lo raccomando vivamente...) é tutto sommato, pur variando l'ambientazione e le fazioni coinvolte (USA, Germania, Giappone, Russia, Gran Bretagna), identica, l'impostazione quasi giocoruolistica del gameplay e la molteplicità dei parametri da pianificare e tenere sotto controllo mantiene la tensione sempre elevatissima, facendo sudare il giocatore escacciando del tutto il rischio di sbadigli.
Compito della nostra forza d'assalto, da implementare attraverso la spendita di punti rinforzo presenti all'inizio in dotazione limitata, e acquisiti successivamente sul campo attraverso la conquista degli avamposti nemici, é avanzare verso l'obiettivo di vittoria abbattendo uno dopo l'altro tutti i capisaldi avversari incontrati sulla nostra strada. Niente di trascendentale, starà già pensando qualcuno, sfregandosi le mani mentre cerca con lo sguardo lo shortcut da tastiera più appropriato per scatenare un frenetico tank rush.
Dovrà però augurarsi, il tapino, di aver prima neutralizzato le armi anticarro della fanteria avversaria, e di essersi documentato sulla presenza o meno di cannoni controcarro a lunga gittata come il temibile Flak 88 tedesco. In caso contrario, la carica della sua cavalleria corazzata rischierà d'infrangersi contro le difese nemiche come un'onda di risacca sugli scogli, producendo come unico risultato la comparsa sul campo di battaglia di mucchi roventi di lamiere in fiamme e la necessità di riprendere la partita dall'ultimo salvataggio. MOW: AS applica infatti le regola sasso-carta-forbice tipiche degli RTS di nuova generazione in modo implacabile. Avventurarsi con un panzer in un centro abitato occupato da granatieri nemici porterà alla perdita del carro entro pochi minuti, esattamente come una carica suicida di fanteria allo scoperto non avrà altro esito che lasciare sul terreno montagne di cadaveri.
Ogni assalto, mossa e contromossa, allora, andrà accuratamente pianificata e seguita da vicino nel suo svolgimento.E qui casca l'asino perché i campi di battaglia sono vastissimi e il gioco mostra di prendere la definizione di tempo reale terribilmente sul serio, facendovi capitare di tutto di più tutto assieme e costringendovi all'ubiquità virtuale per tentare di mantenere il controllo su tutto quanto. Il fatto poi che ciascun soldato di ogni unità abbia un nome e cognome, un suo equipaggiamento specifico, e ne possa essere gestita singolarmente posizione, postura e modalità di movimento, financo al titpo di munizioni con cui caricherà la sua arma individuale, ordinandogli di volta in volta di mettersi al coperto, di riparare un mezzo nemico e poi impadronirsene, di occupare un edificio o di farlo saltare per aria, vi dà un'idea di come venire a capo del sistema di controllo, pur intuitivo quanto vuoi, non sia cosa per tutti.
La guerra, infatti, cessata definitivamente con la resa del Giappone del 14 agosto 1945, continua oggi più bellicosa che mai sui monitor dei nostri PC, grazie alla pletora di FPS, simulatori di volo e RTS sfornati a pieno regime dai team di sviluppo di mezzo mondo. D'altronde, mai prima di allora (e speriamo mai più) un conflitto bellico era stato combattuto su tanti fronti diversi e in forme tra le più disparate, dalla guerra sottomarina in Atlantico a quella aeronavale nel Pacifico, dai deserti africani ai bocages normanni e allesteppe russe, dalla blitzkrieg del 1940 alla terribile serie di attacchi e contrattacchi, intervallati da periodi di guerra di posizione stile 15-18, verificatasi sul fronte russo dal 1942 in poi.
Materiale strategico e tattico al quale i creatori di guerre virtuali hanno potuto attingere a piene mani, regalandoci a volte vere perle di qualità (penso alla serie Codename Panzers, fra le altre) e scivolando in altre occasioni fino a livelli di qualità inaccettabilmente infimi (si dice il peccato ma non il peccatore, tanto ci siamo capiti benissimo!). In un contesto tanto affollato potrebbe venire facile chiedersi cosa farsene di un ennesimo RTS multiteatro, sulla scia dei vari Men of Valor, Faces of War, Soldiers e così via. Non molto, é la naturale risposta, a meno di non scoprire che il gioco in questione possiede qualità che la concorrenza nemmeno si sogna, spunti che ne fanno da un lato un prodotto a larga diffusione (il prezzo ridotto, la possibilità di acquistarlo online oppure su canali commerciali non tradizionali, come le edicole) mentre dall'altro lo proiettano senza compromessi nell'Olimpo dei giochi d'elite, destinati agli hardcore gamers più esigenti, esclusivo appannaggio di chi si é già guadaganto a suo tempo i galloni di videogiocatore veterano su altri campi di battaglia meno impervi e ora é pronto per un salto di qualità che si farà ricordare nel tempo.
Tutto ci si attenderebbe da un gioco budget, é bene dirlo, tranne la profondità, la minuzia di dettagli e la complessità di questo terzo capitolo (completamente stand alone) della serie Men of War. Se lo schema delle 15 missioni della campagna single player (che é possibile affrontare anche in cooperativo, invitando fino ad un massimo di altri sette giocatori a darci una mano, e ve lo raccomando vivamente...) é tutto sommato, pur variando l'ambientazione e le fazioni coinvolte (USA, Germania, Giappone, Russia, Gran Bretagna), identica, l'impostazione quasi giocoruolistica del gameplay e la molteplicità dei parametri da pianificare e tenere sotto controllo mantiene la tensione sempre elevatissima, facendo sudare il giocatore escacciando del tutto il rischio di sbadigli.
Compito della nostra forza d'assalto, da implementare attraverso la spendita di punti rinforzo presenti all'inizio in dotazione limitata, e acquisiti successivamente sul campo attraverso la conquista degli avamposti nemici, é avanzare verso l'obiettivo di vittoria abbattendo uno dopo l'altro tutti i capisaldi avversari incontrati sulla nostra strada. Niente di trascendentale, starà già pensando qualcuno, sfregandosi le mani mentre cerca con lo sguardo lo shortcut da tastiera più appropriato per scatenare un frenetico tank rush.
Dovrà però augurarsi, il tapino, di aver prima neutralizzato le armi anticarro della fanteria avversaria, e di essersi documentato sulla presenza o meno di cannoni controcarro a lunga gittata come il temibile Flak 88 tedesco. In caso contrario, la carica della sua cavalleria corazzata rischierà d'infrangersi contro le difese nemiche come un'onda di risacca sugli scogli, producendo come unico risultato la comparsa sul campo di battaglia di mucchi roventi di lamiere in fiamme e la necessità di riprendere la partita dall'ultimo salvataggio. MOW: AS applica infatti le regola sasso-carta-forbice tipiche degli RTS di nuova generazione in modo implacabile. Avventurarsi con un panzer in un centro abitato occupato da granatieri nemici porterà alla perdita del carro entro pochi minuti, esattamente come una carica suicida di fanteria allo scoperto non avrà altro esito che lasciare sul terreno montagne di cadaveri.
Ogni assalto, mossa e contromossa, allora, andrà accuratamente pianificata e seguita da vicino nel suo svolgimento.E qui casca l'asino perché i campi di battaglia sono vastissimi e il gioco mostra di prendere la definizione di tempo reale terribilmente sul serio, facendovi capitare di tutto di più tutto assieme e costringendovi all'ubiquità virtuale per tentare di mantenere il controllo su tutto quanto. Il fatto poi che ciascun soldato di ogni unità abbia un nome e cognome, un suo equipaggiamento specifico, e ne possa essere gestita singolarmente posizione, postura e modalità di movimento, financo al titpo di munizioni con cui caricherà la sua arma individuale, ordinandogli di volta in volta di mettersi al coperto, di riparare un mezzo nemico e poi impadronirsene, di occupare un edificio o di farlo saltare per aria, vi dà un'idea di come venire a capo del sistema di controllo, pur intuitivo quanto vuoi, non sia cosa per tutti.
Men of War: Assault Squad
8
Voto
Redazione
Men of War: Assault Squad
Scelta coraggiosa e da un certo punto di vista contraddittoria quella di 1C Company di far sviluppare un RTS bellico tanto complesso e dettagliato, scegliendo poi di commercializzarlosubito a prezzo ridotto, mercato di solito rivolto al pubblico dei casual gamer o a quello dei papà inesperti che comprano in edicola un gioco per il figliolo senza sapere bene cosa stiano acquistando. Questa seconda espansione stand alone della serie Men of War, infatti, si rivolge concettualmente ad un pubblico già svezzato, rischiando invece di disorientare e spaventare i meno avvezzi alla gestione simultanea e "real time" di decine di azioni diverse. L'esperienza, però, risulta alla fine così immersiva da mettere una seria ipoteca sulla possibilità di catturare l'attenzione di qualche nuovo adepto, purché armato della dose di pazienza necessaria a farsi le ossa. Merita un'occhiata, in attesa del prossimo capitolo che sarà ambientato, pare, in Vietnam.