Men of War - Vietnam

di Marco Modugno
"In 1965 Vietnam seemed like just another foreign war, but it wasn't. It was different in many ways, as so were those that did the fighting". Con queste memorabili parole, tratte direttamente dal documentario Vietnam Requiem della ABC (la faccenda fruttò una bella causa alla casa discografica, NdA), iniziava il brano dance "19" dell'inglese Paul Hardcastle, che fece ballare la mia generazione per un'intera estate, a metà dei mitici anni Ottanta. L'assunto della canzone, e cioé che l'età media dei combattenti americani in Vietnam fosse di 19 anni, si rivelò poi una bufala, ma ormai il mito era nato, sull'onda dell'interesse che il controverso conflitto nel Sud Est asiatico stava suscitando in quel periodo nelle sale cinematografiche, grazie a film ad alto budget come Rambo 2, Hamburger Hill, Platoon e Full Metal Jacket. Il ricordo della guerra, terminata solo dieci anni prima, era allora senz'altro più fesco nell'immaginario giovanile di quanto non lo sia oggi, a distanza di unulteriore quarto di secolo.



Ciò non toglie che la giungla nella quale venne combattuta per buona parte, interrotta da austere rovine di templi buddisti, risaie, basi avanzate costruite in mezzo al nulla, fiumi infestati di coccodrilli e così via, possa ancor oggi rappresentare una ventata fresca di novità in campo di strategici bellici, dopo decennitrascorsi traforeste nordiche, bocages normanni e deserti nordafricani e mediorientali. Eccogiustificato, allora,l'interesse suscitato negli appassionati di RTS dall'uscita di questa espansione stand-alone della saga Men of War, interamente ambientata durante il conflitto in Vietnam. Il fulcro del gioco verte su una campagna di dieci missioni in tutto, cinque per la fazione americana e altrettante per quella vietnamita (con un innesto sovietico decisamente sovradimensionato rispetto alla realtà storica), nel corso della quale, al comando di una squadra di quattro uomini, ciascuno dotato di una specializzazione militare specifica (indovinate un po?... cecchino, mitragliere, armi pesanti...), ci toccherà impegnarci a fondo -e a lungo- per conseguire una serie di complessi obiettivi tattici.
Se il numero delle missioni può sembrare sparuto, infatti, faremo bene a tenere conto che ciascuna di esse impegnerà anche i giocatori più smaliziati per un bel po', regalando al titolo una longevità di tutto rispetto. L'impostazione delle missioni, comunque, é decisamente narrativa, costringendo il giocatore ad una certa linearità nello svolgimento (alcuni eventi sono palesemente scriptati) a scapito delle possibilità di free roaming ma decisamente a vantaggio della spettacolarità degli eventi, sempre molto vari. Si va dalla localizzazione di commilitoni dispersi alla scorta di un reporter, ai lunghi pattugliamenti nella giungla carichi di tensione, esposti a trappole e agguati di ogni specie. Senza dimenticare momenti di azione pura nei quali il nostro team, apparentemente sottodimensionato, potrà servirsi dell'appoggio di mezzi corazzati, missioni di supporto aereo ravvicinato, elicotteri cannoniera e armamenti speciali (il lanciafiamme, mi spiace per gli amici degli alberi, resta uno dei gadget più spettacolari).



In linea con la tradizione del franchise, l'ambientazione si presenta fin da subito curata nei dettagli, con grande attenzione nel realismo dei diversi luoghi di battaglia, delle unità terrestri, aeree e navali (le PBR fluviali stile Apocalypse Now sono protagoniste di alcuni memorabili momenti) e dell'atmosfera generale, senza scordare ovviamente la colonna sonora decisamente anni Sessanta pur senza avvalersi di brani particolarmente memorabili. Sequanto acomparto tecnico audio il team di sviluppo mostra di conoscere il fatto suo, però, non altrettanto si può dire della grafica, che appare decisamente datata, appesantita, ed inferiore a quella del predecessore Red Tide. Ci si fa caso specialmente quando si zooma per controllare da vicino il campo di battaglia,e siccome quello é il miglior modo di gestirela nostra piccola squadra, si tratta di un aspetto tutt'altro che secondario e particolarmente fastidioso che si riesce a perdonare solo pensando che si tratta di un gioco venduto ad unprezzo particolarmente conveniente.
Qualche difetto spunta anche nell'implementazione dell'IA di nemici e alleati, i primi un po' troppo lesti nel notarci ed inquadrarci anche quando abbiamo fatto davvero del nostro meglio per non farci vedere (la parentela, sebbene alla lontana, con il secondo frustrante capitolo della serie Commandos si sente eccome!), i secondi piuttosto propensi a inutili digressioni nella giungla che li portano spesso ad incastrarsi in qualche macchia divegetazione o altri ostacoli, costringendoci a frequenti interventi di correzione manuale. Molto intuitivo, invece, il sistema di comando punta e clicca e i relativi menu, facili da padroneggiare dopo poche sessioni di gioco. Altrettanto dicasi per il sistema di salvataggio, che distinguendo tra automatico e manuale evita le classiche situazioni imbarazzanti che capitano quando altri titoli pretendono di decidere in assoluta autonomia, magari scegliendo proprio il momento in cui siamo bloccati sotto un pesante fuoco incrociato nemico.



E questo é tutto. Anzi no, perché il meglio di Men of War spunta fuori quando si sceglie di giocare in multiplayer. E non tanto in competitivo, che finisce per essere uguale a tanti altri titoli di questo genere, quanto sfruttando l'opzione cooperativa che ci permette di rivivere le missioni della campagna assieme a tre amici collegati in rete o via LAN, come si fa nei giochi fantasy hack'n'slash. Giocare in quattro é davvero uno spasso senza eguali, da consigliare senza riserve a chi avrà la fortuna di trovare tre compagni di divertimento affiatati.
In questi tempi di crisi, stringere i cordoni della borsa e verificare prima di acquistare un gioco se il rapporto costo/qualità faccia valere la candela della spesa é doveroso. Per questo motivo, se il capitolo vietnamita di Men of War fosse uscito a prezzo pieno vi avrei messo sull'avviso. Il rischio di scoprire che qualche difetto tecnico di troppo mal si sposava con una produzione a budget elevato sarebbe stato troppo elevato per consigliare un acquisto a testa bassa. Il prezzo contenuto al quale il titolo 1C viene offerto però, unito al livello davvero buono di gradevolezza e intrattenimento che riesce, a discapito delle magagne di cui sopra, ad offrire, mi spinge a consigliarvelo senza particolari riserve. se non altro, una movimentata gita nella giungla potrà costituire una piacevole distrazione dalle nubi nere che continuano ad infestare le colonne giornalistiche della stampa di questi giorni. Ci si vede nel 'Nam, belli!