Mercenaries 2: World in Flames

di Davide Ottagono
Pandemic, questi sconosciuti. Questo nome non vi dice nulla? Tranquilli, non é così strano. Per chi non li ricordasse, infatti, abbiamo deciso di dedicare questo inizio recensione ad un doveroso rinfresco di memoria: circa un paio di anni fa approdò su console di vecchia generazione quello che, a prima vista, poteva essere scambiato per un clone mal riuscito di Grand Theft Auto, solo ambientato nella guerriglia coreana. Sottolineiamo “a prima vista”, perché Mercenari - questo il suo nome - si rivelò ben più profondo e divertente di quanto qualsiasi altro suo collega fosse riuscito ad esserlo nell'ultimo periodo.

Sebbene dopo tanto tempo di assenza dalla scena video ludica il marchio fosse finito nel dimenticatoio, gli sviluppatori hanno deciso di scommettere ancora una volta sulla frenesia che tanto rese famoso il titolo originale, trasportando di peso tutto quello che di buono era stato creato, questa volta varcando la mistica porta della nuova generazione. Adesso, si sa, la sfida é più ardua: su PS3 la guerra é praticamente ovunque, anche nei giochi più insospettabili (se ce l'hanno schiaffata anche in MGS4, allora vuol dire che può andarci ovunque). Riuscirà Mercenaries 2: Inferno di Fuoco a far scaldare le nostre console in onore dei vecchi tempi oppure sarà costretto a sprofondare nel puzzolente rancidume accumulato da secoli di giochi d'azione? Se i mercenari credono solo nei soldi, noi crediamo nelle recensioni, l'unico modo per capire effettivamente quanto valga il titolo da noi analizzato.



In Payback We Trust

Forti del nostro neutralistico motto, eccoci di fronte alla prima scelta. Come accadeva nel prequel, infatti, anche qui dovremo optare tra uno dei tre personaggi offerti prima di immergerci nella campagna vera e propria. Il trio di mercenari sarà ben diversificato per quanto riguarda background storico e aspetto ma, qualunque sarà la nostra scelta, l'avventura principale rimarrà praticamente invariata in ogni suo aspetto, senza essere quindi costretti ad ultimare il gioco tre volte diverse per poi controllare cosa abbiamo saltato al primo giro. Scopo del gioco? Diventare ricchi come Zio Paperone sfruttando ogni minima conoscenza fatta in Venezuela, il nuovissimo scenario allestito dalla software house, cercando al contempo di non dimenticare un vecchio torto subìto da un amico. Insomma, la solita trama di vendetta messa lì per fare da collante a tutti gli altri insensati casini: in poche parole, il più grande anello debole del gioco, che manca fin dall'inizio di un certo mordente capace di spingerci a vedere come va a concludersi la faccenda.


Maracaibo, Mare Forza 9. Fuggire, sì ma dove?

Da dove partire? Mercenaries 2 é un gioco tanto vasto che non basterebbero pagine e pagine per descriverlo a fondo. Catapultati nell'enorme (e quando diciamo enorme, intendiamo veramente enorme) mappa di gioco, la libertà sarà pressocché totale, sia per quanto riguarda gli obiettivi sia per quanto concerne l'approccio ad essi. Il tutto ruota attorno a cinque fazioni principali: nessuna di queste sarà nostra amica o nemica perenne (tranne i V.Z., antagonisti per antonomasia per motivi di trama), ma tutto dipenderà dai nostri spostamenti: preferiamo i pagamenti e i premi di una fazione? Allora lavoreremo per quella, prendendo di conseguenza le occhiatacce di quella opposta. Certo, alla fine per un buon completamento dovremo cimentarci negli obiettivi di ognuna, ma il vecchio sistema delle fazioni si dimostra ancora una volta solido e giovane, sebbene il distacco temporale che oggi abbiamo dai primi GTA.

Ramificata in una miriade di missioni secondarie, la campagna principale presenta bene o male gli stessi obiettivi, che raramente si discostano dal recuperare qualcosa o dall'abbatterlo, nonostante la libertà di risoluzione sia totale. Grazie al supporto aereo, inoltre, potremo richiedere direttamente sul campo i veicoli necessari, le nostre armi preferite o veri e propri bombardamenti con tutti i crismi. Non tutto sarà disponibile dall'inizio, naturalmente: con il tempo non solo sbloccheremo nuovi contatti o tasselli inediti di mappa, ma anche oggettistica da acquistare con i nostri sudatissimi soldi, capace di aiutarci nei nostri attentati sempre più su larga scala. Qui vogliamo spendere qualche riga per mettere a nudo il nostro armamentario, da far impallidire tutti i Rambo di Stallone messi assieme: si passa dalla semplice pistola alle più consone mitragliatrici, da bazooka a cannoni anticarro e antiaerei, passando dalle granate, il C4 e chi più ne ha più ne metta.

Anche i veicoli meritano una menzione particolare, essendo utili non solo nelle transazioni ma anche e soprattutto negli scontri a fuoco. Quasi ogni mezzo di trasporto (un centinaio di modelli differenti, in totale), infatti, offrirà svariate postazioni per alleati oltre al posto di guida, ed é qui che parte il vero divertimento, soprattutto se si gioca con amici in carne ed ossa (ma di questo parleremo dopo). Se sulla terraferma potremo sollazzarci con semplici automobili per poi passare a giocattolini ben più consistenti come carri armati, in mare e in cielo la scelta spazierà da semplici elicotteri da trasporto a veri e propri caccia, da piccoli ed inoffensivi motoscafi a spaventose ed indistruttibili corazzate semoventi. É proprio vero che la vita di un mercenario dà tante soddisfazioni.

Il gioco, in sé, si presenta molto frenetico e senza sosta. Si passa facilmente dalla calma esplorazione di strade cittadine a sparatorie (prettamente in terza persona) con i guerriglieri più disparati. A questo proposito, i comandi svolgono bene il loro compito, semplificandoci anche le azioni più complesse e relegandole a pochi tasti principali.



Purtroppo, proprio a causa di una mancanza di trama sopraccitata, il gioco non riesce ad innalzarsi più di tanto. Certo, possiamo renderlo vario come vogliamo, ma non bisogna essere geni per rendersi conto di come la struttura di fondo sia in realtà molto ripetitiva: in questo caso una storia ben sceneggiata avrebbe quantomeno coperto qualche difettuccio di copione, ma sfortuna ha voluto che fossimo costretti ad avanzare più per inerzia che per altro, correndo il rischio di lasciare tutto a prendere polvere su uno scaffale ben prima di quanto immaginassimo.

Un altro difetto riscontrato, ma comunque sorvolabile, é la mancanza di qualsiasi introduzione al gameplay: infatti, per chi ha ricordi freschi dell'originario Mercenari, non é difficile notare come il gioco sia rimasto praticamente invariato, se non fosse per il passaggio all'alta definizione. Sorvolabile perché in effetti qui non si parla del seguito di un giochino da quattro soldi, ma di quello che una volta fu senza ombra di dubbio la miglior simulazione di guerra “aperta” disponibile su console.

Mercenaries 2 non offre nemmeno una modalità competitiva online, troncando così i rapporti con una buona parte di utenza e, logicamente, di vendite. Interessante l'idea di raddrizzare il tiro introducendo una simpatica modalità cooperativa, prettamente in rete, piacevole al punto giusto da riuscire a coprire le stantie fondamenta di un gioco che, poco furbamente, poggia tutto il proprio peso sulle spalle del gameplay.


Il comparto tecnico

Considerando la mole di elementi caricati contemporaneamente su schermo (tanto per fare un esempio, il Venezuela di Mercenari é un pelino più grande della Liberty City di GTA4), il titolo presenta una veste grafica niente male, naturalmente non esente da difetti. Pienamente soddisfatti a livello di texture, non possiamo dire lo stesso della massa poligonale o dei frequenti bug, tra pop-up e veri e propri errori di codice.

Come abbiamo imparato col tempo, é quasi scontato trovare degli script messi giù alla carlona in un titolo tanto ampio, che in-game si traducono con eventi incomprensibili, compenetrazioni poligonali, un'I.A. a tratti fin troppo scadente e un sistema di collisioni non sempre perfetto. Le sparatorie vengono purtroppo rovinate da nemici spesso poco reattivi ai colpi o, in alcuni casi, praticamente inermi sul posto nonostante la scaricata di proiettili. Stessa cosa per il sistema di guida, incomprensibilmente altalenante tra simulativo ed arcade, con veicoli non solo visivamente indistruttibili, ma che a volte sembrano dimenticare il concetto di gravità per andare a farsi una scampagnata nell'iper-spazio.

Come lato positivo, é sicuramente da citare la completa distruttibilità degli ambienti, strettamente legata anche al successo del gameplay. Distruttibilità e gameplay sono proprio i due principali cavalli di battaglia di Mercenaries 2, incatenati in una sorta di rapporto simbiotico che non permette la vita di uno senza l'appoggio dell'altro. In merito a questo, grande é la cura rivolta agli effetti particellari, soprattutto alle esplosioni, coreografiche e imponenti come é giusto che siano in un gioco simile. Buono anche il frame-rate, che a differenza di quello del concorrente GTA4, riesce a reggere le vaste campagne venezuelane con una fluidità soddisfacente, senza mai incappare in rallentamenti di sorta.

Non dissimile il comparto audio, con alti e bassi. Azzeccate le musiche di sottofondo, adrenaliniche e capaci di accompagnare a braccetto ogni momento dell'azione su schermo, ma completamente disastroso il doppiaggio. I problemi non giungono all'orecchio tanto durante i filmati, ma quanto nel gioco vero e proprio: le voci di supporto, ripetitive al massimo, si inchiodano nel cervello con violenza. Ogni volta che passeremo per un punto preciso della mappa, ci arriverà sempre la stessa monotona spiegazione, ad ogni nostra azione arriverà sempre lo stesso consiglio, ogni minuto circa (cronometrato, eh) il solito inutile suggerimento.

Tutti commenti che dopo nemmeno un'ora cominciano a diventare fastidiosi e che, purtroppo per noi, non saranno disattivabili in nessuno modo. Il nostro cinismo potrà essere forgiato da quante battaglie volete, ma nemmeno il mercenario più paziente riesce a reggere una così scocciante pulce nell'orecchio.