Metal Gear Solid
di
Ci sono i nostalgici, quelli che Moon Patrol si che era un gran gioco, che Loom era l'avventura per eccellenza, che il C64 stava una spanna sopra lo Spectrum. Ci sono i nostalgici, quelli che la grafica CGA, che Ironman's Super Off Road, che Guybrush ha il pizzetto e non é così alto Come si crea un classico? Come nasce una pietra miliare? Come direbbe qualcuno "classico non si nasce, si diventa"; quanto appena detto é aleatorio, lascia il tempo che trova, é duttile quanto una sbarra di ferro a 0 centigradi, ma serve al nostro caso. Vedete voi se non é proprio il nostro caso..
Inizio settembre 1998: dopo mesi di ritardi, dopo troppe, troppe preview e anteprime sulle riviste di tutto il mondo, dopo interviste e notizie rilasciate col contagocce... Arriva Metal Gear Solid. In Giappone ovviamente. E i critici si esaltano, riscoprono il loro ruolo, si svegliano di soprassalto e iniziano a catalogare, elencare, spizzicare. Criticare. Metal Gear Solid é un gran gioco, un signor gioco per PlayStation, ma... Ma. Punto, finita lì. La creazione, lungamente cullata dalle piccole e sapienti mani di Hideo "MSX+NES" Kojima giunge su questa terra e non é perfetto. Cosa ci volete fare?
Nonostante la perfezione non sia di questa vita, né di questo gioco, Metal Gear Solid ha due anni sulle spalle e non li dimostra. L'avventura di Solid Snake, anche trasportata su PC, mantiene intatto vigore, forza, spinta innovatrice, carisma narrativo, regia. Classe. E questo é diventare un classico. Quando un gioco riesce a farsi riscoprire, apprezzare e si rivela valido tanto quanto (almeno) la sua originale data di nascita, c'é qualcosa di estremamente raro in lui. In Metal Gear Solid questo ingrediente misterioso non é tale, anzi, si potrebbe dire quasi scontato, semplice, ingenuo. Talmente scontato che ormai pochi hanno il tempo di inserirlo e gestirlo a modo: la cura. Hideo Kojima e il suo staff hanno voluto Metal Gear Solid, l'hanno pensato, centimetro dopo centimetro, immagine dopo immagine, espressione dopo espressione, frase dopo frase. L'hanno voluto, pensato, realizzato con tutti, tutti, tutti i crismi del caso, dedicando ore a ogni singolo, minimo, piccolo dettaglio. E Metal Gear Solid é un grande gioco (e finalmente possiamo anche cominciare con la recensione vera e propria, scusateci la digressione moraleggiante)
Inizio settembre 1998: dopo mesi di ritardi, dopo troppe, troppe preview e anteprime sulle riviste di tutto il mondo, dopo interviste e notizie rilasciate col contagocce... Arriva Metal Gear Solid. In Giappone ovviamente. E i critici si esaltano, riscoprono il loro ruolo, si svegliano di soprassalto e iniziano a catalogare, elencare, spizzicare. Criticare. Metal Gear Solid é un gran gioco, un signor gioco per PlayStation, ma... Ma. Punto, finita lì. La creazione, lungamente cullata dalle piccole e sapienti mani di Hideo "MSX+NES" Kojima giunge su questa terra e non é perfetto. Cosa ci volete fare?
Nonostante la perfezione non sia di questa vita, né di questo gioco, Metal Gear Solid ha due anni sulle spalle e non li dimostra. L'avventura di Solid Snake, anche trasportata su PC, mantiene intatto vigore, forza, spinta innovatrice, carisma narrativo, regia. Classe. E questo é diventare un classico. Quando un gioco riesce a farsi riscoprire, apprezzare e si rivela valido tanto quanto (almeno) la sua originale data di nascita, c'é qualcosa di estremamente raro in lui. In Metal Gear Solid questo ingrediente misterioso non é tale, anzi, si potrebbe dire quasi scontato, semplice, ingenuo. Talmente scontato che ormai pochi hanno il tempo di inserirlo e gestirlo a modo: la cura. Hideo Kojima e il suo staff hanno voluto Metal Gear Solid, l'hanno pensato, centimetro dopo centimetro, immagine dopo immagine, espressione dopo espressione, frase dopo frase. L'hanno voluto, pensato, realizzato con tutti, tutti, tutti i crismi del caso, dedicando ore a ogni singolo, minimo, piccolo dettaglio. E Metal Gear Solid é un grande gioco (e finalmente possiamo anche cominciare con la recensione vera e propria, scusateci la digressione moraleggiante)