Metal Gear Solid HD collection
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A pochi mesi dalla versione casalinga, ci ritroviamo a parlare del ritorno della saga di Metal Gear Solid dopo più di un ventennio dalla sua prima apparizione. Ovviamente, ci riferiamo alla rimasterizzazione HD che tanto ha fatto parlare negli ultimi tempi, prima giunta su PS3 e Xbox360 e solo ora su PSVita. E' proprio la versione PSVita ad esserci capitata tra le mani qualche giorno fa. Oggi, il nostro compito é di spulciarla al meglio e capire quanto abbia perso (o, perché no, guadagnato) con il passaggio al piccolo schermo.
Partiamo subito con una brutta sorpresa. E non perché vogliamo fare la parte dei cattivi, ma per il semplice motivo che - volenti o nolenti - é la prima cosa contro cui si sbatte il muso. Neanche il tempo di arrivare al menù principale e immediatamente spicca la mancanza di Peace Walker. Ebbene sì, senza dubbio un brutto colpo per chi non si fosse già informato in precedenza. Probabilmente per mancanza di spazio, si é perso per la strada uno dei tre titoli contenuti nella Collection originale. Ironicamente, era anche l'unico appositamente studiato per una portatile e che - tra tutti - più premiava il pensiero da una partitella e via.
Restringere Metal Gear é stata una grande sfida, non tanto sul versante tecnico (che ancora mette in bella mostra i cavalli rombanti della neo-nata Sony), ma su quello dei controlli. Oggettivamente, Vita ha meno tasti di un normale joypad, e la complessità intrinseca al gameplay della saga ha sempre fatto in modo di sfruttarli tutti, dal primo all'ultimo. Dobbiamo dire che si può tirare un sospiro di sollievo. É infatti il touchscreen (sia anteriore che posteriore) della console a permetterci, ancora una volta, di tenere sotto controllo in contemporanea mira in prima persona e inventario. Proprio quest'ultimo é ora accessibile toccando fisicamente con un dito le iconcine nei lati bassi dello schermo, e scorrendole tranquillamente mentre il gioco é in pausa. Non una soluzione comodissima, ma con tutta probabilità l'unica possibile.
Anche tecnicamente non abbiamo particolari lamentele. La sensazione generale é di trovarsi di fronte ai soliti capolavori, rifiniti qua e là, anche se forse con qualche tempo di caricamento leggermente più lungo. Anzi, a volte si ha quasi l'idea che la mole poligonale sia così alta che uno schermo così piccolo non riesce a dargli giustizia.
Ovvie mancanze a parte, la Collection portatile non ha nient'altro da invidiare alla sorella maggiore. Ma del resto, quando si parla di Metal Gear, controlli, grafica o longevità son sempre discorsi che vengono in secondo piano. Metal Gear é un'esperienza, un saggio sulla crudeltà e sugli errori dell'umanità. Un insegnamento di vita, azzarderemmo. Dopotutto, di fronte ad una delle migliori storie che l'intrattenimento visivo ricordi, quanto contano piccolezze come una minore definizione di texture o qualche rallentamento in più? Dati alla mano, ci troviamo nuovamente di fronte a due grandi capolavori videoludici che nemmeno gli anni o i cambi di generazione riescono minimamente a scalfire.
Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty segna il debutto della saga nell'era PS2. L'aria di cambiamento ha fatto sì che, per la prima volta, il protagonista assoluto delle vicende venisse anche cambiato. Solid Snake fa così posto a Jack (nome in codice Raiden), un soldato meno fisico ed esperto del suo “mentore”, ma comunque altrettanto valido. Dopo la morte di Snake nell'attentato alla petroliera che - secondo la stampa - lui stesso ha affondato, Raiden si ritrova a combattere contro la leggenda stessa, l'uomo che ha sempre idolatrato e che l'ha spinto fin da piccolo ad intraprendere il percorso del militare. La missione di Raiden, capitanata ancora una volta dal Colonnello Campbell, prevede che il giovane si infiltri in una struttura off-shore di smaltimento rifiuti e salvi il Presidente statunitense, appena preso in ostaggio da un ex-gruppo statale che risponde al nome di “Sons of Liberty”. Il coraggio del racconto di Kojima va ben oltre la solita storiella di terrorismo su ampia scala, di un Metal Gear da non far risvegliare e di cattivoni pericolosi da far fuori uno dopo l'altro. Tutt'altro.
Sons of Liberty é il disperato racconto di un mondo messo in ginocchio dai politici, persone senza scrupoli che - per i loro fini - son capaci di rigirare la verità con una facilità permessa da tutti quei mezzi odierni che noi reputiamo come indispensabili. Kojima ci parla dei pericoli rappresentati da internet, dai giornali telematici e non e dai mass-media in generale. I veri antagonisti di MGS2 comandano non grazie ai muscoli o al terrore, ma tramite il controllo dell'informazione, delle elezioni politiche e dei comportamenti dei cittadini. Quella che inizialmente sembrava un normalissimo salvataggio, diventa ben presto una lotta disperata combattuta psicologicamente contro le 12 persone (conosciute da pochissimi con il nome di “Patriots”) che hanno reso il mondo il loro personale teatro di burattini. Sons of Liberty é, come dice il nome stesso, il grido soffocato di persone che - come tutti - non vogliono altro che vivere in libertà, senza i vincoli dei potenti, senza guerre finte combattute in realtà solo per soldi. Un discorso attualissimo, insomma, magari solo un po' difficile da digerire, per il giocatore medio. Ma, del resto, la saga non é mai stata per il giocatore medio. Per apprezzare Sons of Liberty, bisogna aprire il cuore ed esporsi ad una guerra che non riesce ad essere vinta esclusivamente con la brutalità dei proiettili.
Partiamo subito con una brutta sorpresa. E non perché vogliamo fare la parte dei cattivi, ma per il semplice motivo che - volenti o nolenti - é la prima cosa contro cui si sbatte il muso. Neanche il tempo di arrivare al menù principale e immediatamente spicca la mancanza di Peace Walker. Ebbene sì, senza dubbio un brutto colpo per chi non si fosse già informato in precedenza. Probabilmente per mancanza di spazio, si é perso per la strada uno dei tre titoli contenuti nella Collection originale. Ironicamente, era anche l'unico appositamente studiato per una portatile e che - tra tutti - più premiava il pensiero da una partitella e via.
Restringere Metal Gear é stata una grande sfida, non tanto sul versante tecnico (che ancora mette in bella mostra i cavalli rombanti della neo-nata Sony), ma su quello dei controlli. Oggettivamente, Vita ha meno tasti di un normale joypad, e la complessità intrinseca al gameplay della saga ha sempre fatto in modo di sfruttarli tutti, dal primo all'ultimo. Dobbiamo dire che si può tirare un sospiro di sollievo. É infatti il touchscreen (sia anteriore che posteriore) della console a permetterci, ancora una volta, di tenere sotto controllo in contemporanea mira in prima persona e inventario. Proprio quest'ultimo é ora accessibile toccando fisicamente con un dito le iconcine nei lati bassi dello schermo, e scorrendole tranquillamente mentre il gioco é in pausa. Non una soluzione comodissima, ma con tutta probabilità l'unica possibile.
Anche tecnicamente non abbiamo particolari lamentele. La sensazione generale é di trovarsi di fronte ai soliti capolavori, rifiniti qua e là, anche se forse con qualche tempo di caricamento leggermente più lungo. Anzi, a volte si ha quasi l'idea che la mole poligonale sia così alta che uno schermo così piccolo non riesce a dargli giustizia.
Ovvie mancanze a parte, la Collection portatile non ha nient'altro da invidiare alla sorella maggiore. Ma del resto, quando si parla di Metal Gear, controlli, grafica o longevità son sempre discorsi che vengono in secondo piano. Metal Gear é un'esperienza, un saggio sulla crudeltà e sugli errori dell'umanità. Un insegnamento di vita, azzarderemmo. Dopotutto, di fronte ad una delle migliori storie che l'intrattenimento visivo ricordi, quanto contano piccolezze come una minore definizione di texture o qualche rallentamento in più? Dati alla mano, ci troviamo nuovamente di fronte a due grandi capolavori videoludici che nemmeno gli anni o i cambi di generazione riescono minimamente a scalfire.
Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty segna il debutto della saga nell'era PS2. L'aria di cambiamento ha fatto sì che, per la prima volta, il protagonista assoluto delle vicende venisse anche cambiato. Solid Snake fa così posto a Jack (nome in codice Raiden), un soldato meno fisico ed esperto del suo “mentore”, ma comunque altrettanto valido. Dopo la morte di Snake nell'attentato alla petroliera che - secondo la stampa - lui stesso ha affondato, Raiden si ritrova a combattere contro la leggenda stessa, l'uomo che ha sempre idolatrato e che l'ha spinto fin da piccolo ad intraprendere il percorso del militare. La missione di Raiden, capitanata ancora una volta dal Colonnello Campbell, prevede che il giovane si infiltri in una struttura off-shore di smaltimento rifiuti e salvi il Presidente statunitense, appena preso in ostaggio da un ex-gruppo statale che risponde al nome di “Sons of Liberty”. Il coraggio del racconto di Kojima va ben oltre la solita storiella di terrorismo su ampia scala, di un Metal Gear da non far risvegliare e di cattivoni pericolosi da far fuori uno dopo l'altro. Tutt'altro.
Sons of Liberty é il disperato racconto di un mondo messo in ginocchio dai politici, persone senza scrupoli che - per i loro fini - son capaci di rigirare la verità con una facilità permessa da tutti quei mezzi odierni che noi reputiamo come indispensabili. Kojima ci parla dei pericoli rappresentati da internet, dai giornali telematici e non e dai mass-media in generale. I veri antagonisti di MGS2 comandano non grazie ai muscoli o al terrore, ma tramite il controllo dell'informazione, delle elezioni politiche e dei comportamenti dei cittadini. Quella che inizialmente sembrava un normalissimo salvataggio, diventa ben presto una lotta disperata combattuta psicologicamente contro le 12 persone (conosciute da pochissimi con il nome di “Patriots”) che hanno reso il mondo il loro personale teatro di burattini. Sons of Liberty é, come dice il nome stesso, il grido soffocato di persone che - come tutti - non vogliono altro che vivere in libertà, senza i vincoli dei potenti, senza guerre finte combattute in realtà solo per soldi. Un discorso attualissimo, insomma, magari solo un po' difficile da digerire, per il giocatore medio. Ma, del resto, la saga non é mai stata per il giocatore medio. Per apprezzare Sons of Liberty, bisogna aprire il cuore ed esporsi ad una guerra che non riesce ad essere vinta esclusivamente con la brutalità dei proiettili.