Metro 2033

di Giuseppe Schirru
Nel 2033 Mosca é una città morta, il fantasma di una metropoli su cui si é abbattuta la guerra nucleare lasciando in eredità aria irrespirabile, cumuli di macerie, rovine, qualche palazzo fatiscente. L'esistenza umana ha abbandonato i colori del mondo per rintanarsi nel grigiore sotterraneo della metropolitana, barricandosi in stazioni su cui grava la pressante minaccia dei mutanti. In questo scenario apocalittico tutt'altro che incoraggiante, Artyom (leggasi il protagonista), nella sua otto giorni di disavventure se la vedrà contro tutto e tutti, compreso un gruppo di fanatici neonazisti fortunatamente più ambiziosi del far fuori tutti quelli senza capelli biondi e occhi blu.



Metro 2033 fa suo lo scritto del russo Dmitry Glukhovsky, riproponendone egregiamente ambientazione e tematiche. Tanto che il mondo messo in piedi da 4A Games per imponenza scenica potrebbe avvicinarsi alla Rapture di bioshockiana memoria. Seppur il distacco sia di diverse lunghezze, la distanza riesce a dare il senso della misura del teatro messo in piedi dai programmatori. É infatti nell'ambientazione che il titolo THQ dà il meglio di sé, ostentando scenari quanto mai ispirati che regalano senso di meraviglia al passaggio dell'avventore. Che si tratti di gallerie, o delle sortite alla luce del sole in una Mosca emaciata e spettrale, Metro 2033 regala uno spettacolo non comune, avvalorato da accenti horror che concorrono ad aumentare il coinvolgimento. Non meno significativo é il ruolo giocato dalla trama, che si avvale di comprimari che aderiscono dignitosamente alla causa e uno script multisfaccettato. Certo, le tematiche relative agli scontri tra le fazioni politiche non sono approfondite granché direbbe qualcuno, ci sono gruppi di pazzi sanguinari di cui non si sa perché ci sono e cosa vogliono, si sa più che altro che ci sono e contro chi combattono, il protagonista in alcuni frangenti fa quasi da spettatore disinteressato, ma nonostante ciò la trama appare stuzzicante e capace di incollare il fruitore allo schermo. É quanto basta.

Dal punto di vista prettamente giocoso Metro 2033 é uno shooter moderno, versatile, capace di recitare la parte dell'fps classico per poi cambiare registro, se necessario, e far suoi i principi dello stealth per mettere in scena sessioni ben più ragionate. E come uno shooter moderno non ha la più pallida idea del concetto noto come innovazione. Poco male. Esimendosi dal mettere in scena il one man show alla Rambo, e dotando il fruitore di un arsenale poco rassicurante (suggerendo quindi comportamenti più ragionati), il gameplay funziona nel tentativo di tenere sempre alta la tensione, complici svariate situazioni che costringono a un avanzare guardingo e circospetto.

Il che ha portato buona parte dell'industry a slanci di fantasia negli accostamenti con i survival horror, valevoli fin quando ci si ferma all'atmosfera e al clima oppressivo che permea il continuo vagabondare, perché dal punto di vista prettamente giocoso non hanno senso di esistere. Metro 2033 parte con un'impostazione da sparatutto vecchia scuola riprendendo il vecchio discorso di Doom 3 con i nemici che sbucano da ogni dove e l'alternanza buio-luce, il che funzionerebbe alla grande se la fase shooter non presentasse alcuni problemi “tecnici” (che vedremo più avanti) che ne riducono la portata. Meglio i frangenti stealth, dove lo studio dell'ambiente circostante, il presepe vivente che costringe a memorizzare il percorso delle ronde, l'eliminazione delle fonti di luce, pur essendo pratiche oramai arcinote, riescono a regalare una degna sfida al giocatore già a difficoltà normale. L'intelligenza artificiale mostra qualche lacuna, qualche incoerenza la s'incontra strada facendo, rare volte ci troveremo di fronte a misteri inesplicabili come soldati che cadono a terra senza motivo apparente. Nonostante ciò, quando costretti a infiltrarsi tra gli schieramenti nemici, nemmeno il giocatore più smaliziato potrà esimersi dal calvario di girare di soppiatto, perché gettarsi col coltello tra i denti decreterà una fine certa.




A rendere l'avventura più coinvolgente concorrono i risvolti ludici scaturenti dai vari espedienti narrativi: l'aria irrespirabile in superficie rende necessario il ricorso alle maschere antigas, pena l'asfissia. Nelle zone infestate da agenti inquinanti sarà quindi obbligatorio indossare la maschera ed evitare di frantumarla, in modo da non comprometterne l'utilizzo, di base già ridotto all'osso. Il nostro equipaggiamento conta anche di una dinamo per ricaricare l'intensità della pila, di un accendino per illuminare il taccuino nelle zone buie, e altri gadget. Le sequenze QTE risultano tutt'altro che memorabili, decisamente meglio le corse a bordo di carrelli su binari con le ostilità che spuntano da ogni dove, la difesa di una postazione con alcuni compagni, o le vicende di compravendita nei vari mercati presenti. La varietà di situazioni non manca, e nemmeno la varietà di ostili visto che oltre a umani saranno anche i mutanti a voler farci la pelle.

E per entrambe le razze entra in gioco una fase shooter a tratti demoralizzante, con proiettili andati a segno che non causano l'effetto sortito, o nemici che seppur colpiti non fanno una piega continuando ad attaccarci a testa bassa. Tacendo poi di ostili colpiti in pieno petto dal nostro coltello che faranno finta di nulla e baldanzosi suoneranno l'allarme mandando a quel paese la nostra copertura e costringendoci a ricominciare dal checkpoint. Senza stare a menzionare ulteriori glitch presenti, roba da far diventare il lancio del pad fuori dalla finestra una disciplina olimpica. Paradossalmente, é nel suo ruolo principale che Metro 2033 recita male, tradendo i golosi di fps che di fronte a tali problematiche altro non potranno fare che storcere il naso, imprecare, o prendersela appunto col pad. E in tal senso non ammorbidisce la pillola nemmeno il bieco tentativo di giustificare il tutto con armi e proiettili scarsamente precisi poiché prodotti artigianalmente.

Sebbene il motore grafico di Metro 2033 in ambito PC sia capace di mettere sotto stress gli hardware più performanti, su Xbox 360 il risultato é certamente lodevole seppur non sbalorditivo. Alcuni modelli poligonali poco riusciti e delle animazioni non sempre azzeccate non scalfiscono comunque un quadro d'insieme di buon livello, che dà man forte nel ricreare un'atmosfera ad altissimi livelli, avvalorata da un valido sistema d'illuminazione e alcuni effetti grafici gradevoli. Ci mette del suo anche il reparto audio - seppur privo di musiche memorabili - dotato di un lodevole doppiaggio e di effetti sonori ben al di sopra della media.

Paradossalmente, quando Metro 2003 gioca in casa si dimostra diversamente shooter e mette in scena sparatorie a tratti demoralizzanti e una miriade di problematiche sparse nei meandri del codice. 4A Games plasma un'atmosfera ad altissimi livelli e un impatto scenico sorprendente, lavorando con pennello e tavolozza. Rivelandosi un pittore estroso di nature morte (la Mosca ricreata merita una capatina), quando é chiamato a disegnare scontri a fuoco, linfa vitale di ogni shooter che si rispetti (e non), non trova l'ispirazione, lasciando all'acquirente solamente una bozza, o al più un lavoro incompiuto.