Metro: Last Light
di
Roberto Vicario
Tra i tanti titoli che rischiavano di perdersi nei meandri del cimitero videoludico dopo la tragica “dipartita” di THQ, c'era anche Metro: Last Light. Il sequel diretto di Metro 2033, ancora una volta sviluppato da 4A Games, dopo qualche ritardo di troppo, é riuscito a vedere finalmente la luce, grazie anche a Koch Media che ne ha acquisito i diritti di distribuzione. Così, a pochi giorni dall'uscita ufficiale, abbiamo avuto modo di mettere mano sulla versione definitiva del titolo. Pronti ad immergervi nuovamente nella pericolosa metropolitana di Mosca?
Mali moderni in un mondo post apocalittico
Così come il primo capitolo della serie, anche Metro: Last Light si ispira ad una serie di libri scritti dal russo Dmitry Glukhovsky . Ci troviamo in una Mosca post apocalittica devastata da una serie di esplosioni nucleari che oltre a radere al suolo la città, hanno contaminato in maniera irreversibile l'aria, costringendo i pochi superstiti a rifugiarsi nella ramificata metropolitana della capitale russa. Qui é nata una nuova società che, come abbiamo potuto già vedere in Metro 2033, oltre a dover fare quotidianamente i conti con mutanti di diversi tipi e dimensioni e una strana razza aliena battezzata Tetri, sembra non aver abbandonato ideologie politiche tanto estreme quanto folli, nonostante la tragicità della situazione.
In questo secondo episodio impersoneremo ancora una volta Artyom, un giovane ragazzo in grado di comunicare con i Tetri e che in seguito agli eventi accaduti nel primo capitolo, si é guadagnato il diritto di entrare nell'elitario ordine di Sparta, meglio conosciuti come Ranger. Una sorta di esercito altamente addestrato che tenta di mantenere l'ordine sia all'interno che all'esterno della metropolitana, fungendo da ago della bilancia tra le due grosse fazioni che cercano di spartirsi il potere: i rossi -un gruppo che si ispira ad ideologie comuniste - e l'Impero, che viceversa ha tendenze filo naziste.
Un contesto che nel precedente capitolo aveva avuto un ruolo oseremmo dire marginale, lasciando spazio ai veri protagonisti di Metro 2033: i Tetri. In Last Light, i Tetri ricopriranno ancora una volta un ruolo decisamente importante, tuttavia gli sceneggiatori sono stati bravi a creare un contesto che oltre alla componente fantascientifica, é in grado di mostrare al giocatore una società viva, pulsante, che livello dopo livello avrete sempre più voglia di studiare, osservare o più semplicemente vivere. Arrivare ad una stazione vuole dire ascoltare racconti di mercanti o semplici avventurieri, scoprire di più riguardo ad un determinato evento e tante volte, soprattutto se avete giocato il primo capitolo, trovarsi a ricordare quanto accaduto nel recente passato. Una storia in grado di dosare saggiamente sia rivelazioni sul passato di Artyom che sul ruolo che questa razza aliena ricopre; il tutto all'interno di un contesto che, a seguito della scoperta e della liberazione del D6, il vault di Metro 2033, é sempre più incandescente e sull'orlo di una guerra civile.
Questo é possibile grazie anche alle location che andremo a visitare; luoghi che possono vantare una costruzione assolutamente impeccabile, e rimangono impressi sin dal primo istante in cui li si guarda. Parliamo ad esempio della stazione Bolshoi, dedita alle rappresentazioni teatrali messe in scena dai pochi attori sopravvissuti, oppure a Venezia, una stazione costruita sull'acqua - da qui il nome che deriva dalla nota città italiana - interessata alla pesca, e diventato luogo di perdizione preferito dalla marmaglia della metropolitana. Solo due esempi di un contesto narrativo che ancora una volta ci porterà a visitare sia le viscere della capitale moscovita, che le macerie in superficie di una città fantasma che risulta ancora più malinconica essendo baciata da un timido sole primaverile.
Certo, un contesto così fortemente cinematografico e influenzato da una componente narrativa corposa, sacrifica sull'altare della libertà di movimento, un percorso che non nasconde la sua ferrea ed estrema linearità. Come vedremo però, gli sviluppatori sono stati abili a rendere più vario il gioco in altri ambiti, anche se, ancora una volta, dovremo reprime l'istinto naturale di voler visitare liberamente questa affascinante metropolitana, piegandoci alla ferrea costruzione a livelli scelta dai ragazzi di 4A Games.
Azione di sopravvivenza
A livello di gameplay il titolo si appoggia sulle solide basi del primo capitolo. Ci troveremo ancora una volta davanti ad una giocabilità che chiede al giocatore di focalizzarsi sull'approccio allo scontro, con dinamiche che variano in funzione del terreno di scontro (superficie oppure sottoterra). Nel mondo di Metro, la moneta corrente sono i proiettili, che troveremo sparsi per i cadaveri o nelle diverse casse, cassette o cassettine sparse qua e là nei livelli di gioco. Le munizioni classiche serviranno per ricaricare il nostro arsenale, mentre quelle militari - decisamente più rare - potranno essere usate per comprare munizioni, armi nuove o modifiche per le nostre bocche da fuoco dai mercanti che troveremo nelle stazioni a cui faremo visita. Proprio la modifica delle armi sarà fondamentale per il tipo di aprroccio che sceglieremo di avere durante la nostra partita.
Per giustificare ancora di più questa situazione di costante ricerca di oggetti per la sopravvivenza, gli sviluppatori hanno, infatti, inserito delle dinamiche stealth che ci permetteranno di sgattaiolare dietro il nemico e con un colpo secco ucciderlo o più semplicemente stordirlo. A supporto di questa variante di approccio tattico troviamo anche un level design che, nella maggior parte delle occasioni, offre al giocatore la possibilità di passaggi alternativi che si sviluppano sia verso l'alto che verso il basso. Per farvi un esempio, in un paio di occasioni ci é capitato di superare una determinata zona senza uccidere nessuno, semplicemente sfruttando la possibilità di spegnere le luci e sgattaiolare negli antri più bui della stanza, ben sapendo che un luce blu posizionata sull'orologio ci indicherà di volta in volta il rischio di essere scoperti.
Mali moderni in un mondo post apocalittico
Così come il primo capitolo della serie, anche Metro: Last Light si ispira ad una serie di libri scritti dal russo Dmitry Glukhovsky . Ci troviamo in una Mosca post apocalittica devastata da una serie di esplosioni nucleari che oltre a radere al suolo la città, hanno contaminato in maniera irreversibile l'aria, costringendo i pochi superstiti a rifugiarsi nella ramificata metropolitana della capitale russa. Qui é nata una nuova società che, come abbiamo potuto già vedere in Metro 2033, oltre a dover fare quotidianamente i conti con mutanti di diversi tipi e dimensioni e una strana razza aliena battezzata Tetri, sembra non aver abbandonato ideologie politiche tanto estreme quanto folli, nonostante la tragicità della situazione.
In questo secondo episodio impersoneremo ancora una volta Artyom, un giovane ragazzo in grado di comunicare con i Tetri e che in seguito agli eventi accaduti nel primo capitolo, si é guadagnato il diritto di entrare nell'elitario ordine di Sparta, meglio conosciuti come Ranger. Una sorta di esercito altamente addestrato che tenta di mantenere l'ordine sia all'interno che all'esterno della metropolitana, fungendo da ago della bilancia tra le due grosse fazioni che cercano di spartirsi il potere: i rossi -un gruppo che si ispira ad ideologie comuniste - e l'Impero, che viceversa ha tendenze filo naziste.
Un contesto che nel precedente capitolo aveva avuto un ruolo oseremmo dire marginale, lasciando spazio ai veri protagonisti di Metro 2033: i Tetri. In Last Light, i Tetri ricopriranno ancora una volta un ruolo decisamente importante, tuttavia gli sceneggiatori sono stati bravi a creare un contesto che oltre alla componente fantascientifica, é in grado di mostrare al giocatore una società viva, pulsante, che livello dopo livello avrete sempre più voglia di studiare, osservare o più semplicemente vivere. Arrivare ad una stazione vuole dire ascoltare racconti di mercanti o semplici avventurieri, scoprire di più riguardo ad un determinato evento e tante volte, soprattutto se avete giocato il primo capitolo, trovarsi a ricordare quanto accaduto nel recente passato. Una storia in grado di dosare saggiamente sia rivelazioni sul passato di Artyom che sul ruolo che questa razza aliena ricopre; il tutto all'interno di un contesto che, a seguito della scoperta e della liberazione del D6, il vault di Metro 2033, é sempre più incandescente e sull'orlo di una guerra civile.
Questo é possibile grazie anche alle location che andremo a visitare; luoghi che possono vantare una costruzione assolutamente impeccabile, e rimangono impressi sin dal primo istante in cui li si guarda. Parliamo ad esempio della stazione Bolshoi, dedita alle rappresentazioni teatrali messe in scena dai pochi attori sopravvissuti, oppure a Venezia, una stazione costruita sull'acqua - da qui il nome che deriva dalla nota città italiana - interessata alla pesca, e diventato luogo di perdizione preferito dalla marmaglia della metropolitana. Solo due esempi di un contesto narrativo che ancora una volta ci porterà a visitare sia le viscere della capitale moscovita, che le macerie in superficie di una città fantasma che risulta ancora più malinconica essendo baciata da un timido sole primaverile.
Certo, un contesto così fortemente cinematografico e influenzato da una componente narrativa corposa, sacrifica sull'altare della libertà di movimento, un percorso che non nasconde la sua ferrea ed estrema linearità. Come vedremo però, gli sviluppatori sono stati abili a rendere più vario il gioco in altri ambiti, anche se, ancora una volta, dovremo reprime l'istinto naturale di voler visitare liberamente questa affascinante metropolitana, piegandoci alla ferrea costruzione a livelli scelta dai ragazzi di 4A Games.
Azione di sopravvivenza
A livello di gameplay il titolo si appoggia sulle solide basi del primo capitolo. Ci troveremo ancora una volta davanti ad una giocabilità che chiede al giocatore di focalizzarsi sull'approccio allo scontro, con dinamiche che variano in funzione del terreno di scontro (superficie oppure sottoterra). Nel mondo di Metro, la moneta corrente sono i proiettili, che troveremo sparsi per i cadaveri o nelle diverse casse, cassette o cassettine sparse qua e là nei livelli di gioco. Le munizioni classiche serviranno per ricaricare il nostro arsenale, mentre quelle militari - decisamente più rare - potranno essere usate per comprare munizioni, armi nuove o modifiche per le nostre bocche da fuoco dai mercanti che troveremo nelle stazioni a cui faremo visita. Proprio la modifica delle armi sarà fondamentale per il tipo di aprroccio che sceglieremo di avere durante la nostra partita.
Per giustificare ancora di più questa situazione di costante ricerca di oggetti per la sopravvivenza, gli sviluppatori hanno, infatti, inserito delle dinamiche stealth che ci permetteranno di sgattaiolare dietro il nemico e con un colpo secco ucciderlo o più semplicemente stordirlo. A supporto di questa variante di approccio tattico troviamo anche un level design che, nella maggior parte delle occasioni, offre al giocatore la possibilità di passaggi alternativi che si sviluppano sia verso l'alto che verso il basso. Per farvi un esempio, in un paio di occasioni ci é capitato di superare una determinata zona senza uccidere nessuno, semplicemente sfruttando la possibilità di spegnere le luci e sgattaiolare negli antri più bui della stanza, ben sapendo che un luce blu posizionata sull'orologio ci indicherà di volta in volta il rischio di essere scoperti.
Metro: Last Light
8.5
Voto
Redazione
Metro: Last Light
Metro: Last Light é un titolo che nella sua linearità riesce a colpire grazie ad un comparto visivo di sicuro impatto e una storia appassionante e divertente. Se siete fan della serie, o avete avuto modo di leggere i libri, vi consigliamo di giocarlo, così come lo consigliamo a tutti gli amanti della fantascienza o degli FPS.