MIB - Men in Black The Series

di Redazione Gamesurf
Men in Black: the Series é una serie americana di cartoni animati ispirata a Men in Black, il film di successo del 1997 interpretato da Tommy Lee Jones e Will Smith, nei panni di K e J, una coppia di cacciatori di alieni in completo e occhiali neri. L'arrivo su GBA del platform licenziatario della serie (accompagnato dalla contemporanea uscita di un omonimo titolo per Psx) segna per noi la "perdita dell'innocenza": infatti stavamo aspettando al varco un videogioco ispirato al mondo dei cartoni animati/telefilm/cinema per avere la conferma che anche sull'ormai avviata console portatile di nuova generazione molti titoli non saranno altro che uno strumento per far confluire denaro facile nelle tasche dei produttori. Dopo aver ricevuto la conferma ci domandiamo: Men in Black: The Series segnerà lo standard per i platform con licenza? Speriamo di no

PIATTO COME UNA SOGLIOLA
Sviluppato da Crave, "colpevole" di aver partorito anche Doom Advance, Men in Black non brilla per nessun aspetto in particolare, e non sappiamo neanche per quale motivo dovremmo consigliarne l'acquisto. Il nostro pessimismo riguarda tutti gli aspetti del gioco, il quale, non solo non diverte, ma anche é realizzato in modo molto superficiale. I sei livelli di Men In Black hanno il difetto di non coinvolgere il giocatore e di abbandonarlo in un labirinto bidimensionale architettato senza molta cura, sia dal punto di vista grafico, sia da quello strategico. Se graficamente la semplicità spartana e la freddezza delle locazioni di Men in Black possono incontrare il gradimento di qualcuno (siamo pur sempre nel campo dei gusti estetici), non si può giudicare con altrettanta accondiscendenza la struttura di base delle mappe che si incontrano strada facendo
Siamo di fronte a livelli che si espandono sia sull'asse orizzontale sia quello verticale (sulla falsariga dei due episodi GBC di Tomb Raider, ma anche di molti altri platform portatili) su corridoi, piccole piattaforme di passaggio, agganci per arrampicarsi ai piani superiori, ascensori e porte di collegamento; tuttavia il fatto che il protagonista possa saltare da un punto all'altro solo in presenza di aperture molto strette rende di per sé inutile il senso di alcuni vuoti tra una piattaforma e l'altra. Sembra di trovarsi in uno dei più classici labirinti, piuttosto che in un platform!
Altro punto a sfavore é il fatto che inizialmente si stenta a capire cosa si deve fare per proseguire. Dopo esserci resi conto di trovarci all'interno di una struttura complessa che pareva un vicolo cieco, abbiamo adottato una vecchia tecnica che non veniva rispolverata addirittura dai tempi di Eye of the Beholder 3: la mappetta tracciata su un foglio di carta! Disegnando a mano con santa pazienza tutto il livello (per verificare di non aver tralasciato neanche il più recondito angolo) ci siamo trovati di fronte a una zona apparentemente chiusa e abbiamo capito che era necessario sfondare qualche parete per proseguire. Tutto qua? Niente pulsanti, leve o marchingegni strani? La nostra delusione é proprio questa: speravamo in qualcosa che potesse mettere alla prova le nostre meningi, e non la forza bruta delle numerose armi a disposizione di K e J