Michael Phelps Push the Limit

Michael Phelps Push the Limit
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Se durante la scorsa generazione di console mi avessero detto: “un giorno nuoterai davanti alla TV muovendo le mani”, probabilmente mi sarei messo a ridere... Di tempo ne é passato e, purtroppo o per fortuna (qui dipende dai punti di vista), Michael Phelps: Push the Limit ha dato vita con la complicità di Kinect a quello che solo qualche anno fa sembrava “fantascienza”.

Il titolo sportivo, realizzato da Blitz Games, prende il nome dal campione olimpico americano e rappresenta uno dei pochissimi giochi dedicati al nuoto e il primo in assoluto destinato alla periferica Microsoft.

Phelps detta legge, anche in versione digitale!
Phelps detta legge, anche in versione digitale!
Chi ben si tuffa...
Chi ben si tuffa...
Incitare il pubblico aumenterà la barra della stamina.
Incitare il pubblico aumenterà la barra della stamina.


Cuffietta e costume per fortuna non sono richiesti, al contrario di una bella dose di pazienza per “convincere” il Kinect a rilevare la nostra posizione, impresa che diventa impossibile se si é in più di due nel suo raggio d'azione. Concluse le “operazioni preliminari” é il momento di entrare nel vivo del gioco selezionando una tra le tre modalità disponibili: Partita Veloce, Carriera e Multiplayer locale e online.

La modalità partita veloce permette di cimentarsi in quattro stili differenti (libero, dorso, rana e farfalla), in gare da 50 a 200 metri da effettuare in sette piscine diverse. Il fulcro del gioco consiste nel replicare i movimenti illustrati all'interno di un piccolo riquadro, cercando di mantenere il giusto ritmo per evitare di esaurire la barra della stamina che, cercando il consenso del pubblico attraverso il movimento delle braccia, potrà essere incrementata prima di ogni gara. Il gameplay, estremamente ripetitivo una volta imparati i vari stili, si differenzia nelle gare superiori ai 100 metri grazie ad alcuni movimenti che, se realizzati in modo corretto, ci consentiranno di migliorare la nostra velocità; mentre altri, proposti per ostacolarci, porteranno ad un calo delle nostre prestazioni.

La carriera, brevissima (e noiosa) visto l'esigua durata di ogni gara, non si discosta da quella proposta dagli altri titoli sportivi: una volta scelto il vostro atleta preferito, l'obiettivo sarà la vetta della classifica mondiale.


Multiplayer Diary


Comandi vocali come “skip” e “boost” - dedicati rispettivamente al salto di un video tutorial prima di ogni gara e a un piccolo boost che vi permetterà di aumentare, per pochi secondi, la velocità - non rappresentano certo il miglior biglietto da visita (ne quello più attendibile...) per valutare il riconoscimento vocale di Kinect, rappresentando, il più delle volte, un'inutile minaccia al nostro già stremato fiato...

Il titolo, non riuscendo a trovare il proprio target di riferimento, finisce per essere deludente per ogni tipologia di giocatore: anche se i movimenti puntano a replicare quelli dei nuotatori (riuscendoci anche discretamente), il gioco non fa nulla per cercare di istruirci o correggerci come farebbe una qualsivoglia simulazione; tuttavia, non riuscendo a offrire un intrattenimento immediato, non può essere certo considerato un party game.

Questa mancata "presa di posizione", dovuta probabilmente alla difficoltà di trasferire ad un videogioco le dinamiche di uno sport tecnico - e privo di una componente ludica - come il nuoto, non cambia - ma semmai chiarisce meglio - il nostro giudizio su un gioco che non riesce a trasmettere in maniera convincente, come avviene con tante altre discipline sportive, le sensazioni della controparte reale. Per la serie: un applauso al tentativo, se vogliamo anche coraggioso, di non concentrarsi sul "solito sport" ma non certo al risultato... assolutamente insufficiente.




Una realizzazione tecnica sotto la media e un comparto audio che si regge su un "motivetto" di pochi secondi che si ripete all'infinito, non sono altro che la proverbiale "mazzata finale" ad un gioco che non ci sentiamo di consigliare praticamente a nessuno... eccezion fatta per gli amanti degli obiettivi che, dopo un pomeriggio di sofferenze - non solo fisiche... - raggiungeranno i meritati (mai come in questo caso...) 1000G.

Michael Phelps, con tutti i suoi limiti, rappresenta probabilmente la migliore e allo stesso tempo la peggiore (qualitativamente parlando) risposta a quanti di voi si stessero interrogando sui motivi alla base dell'esiguo numero di titoli dedicati al nuoto. I limiti strutturali del gioco, difficili da superare e comuni alla totalità delle trasposizioni viodeoludiche (anche quelle "tradizionali") legate a questa disciplina, dovrebbero far riflettere - ancor prima che sul valore del gioco - su un problema di fondo: la rincorsa indiscriminata (e spesso "indisciplinata") di alcune software house, verso un realismo che spesso risulta praticamente impossibile da replicare, in modo convincente, all'interno di un videogioco. Il titolo, di una poverta a tratti imbarazzante, non rende giustizia al campione da cui prende il nome e soprattutto allo sport che cerca invano di replicare. Non vorremmo (s)cadere nel banale ma, in casi come questo, il miglior consiglio che ci sentiamo di darvi é quello di andare a fare un bella nuotata, in acqua però...

Michael Phelps Push the Limit
3

Voto

Redazione

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Michael Phelps Push the Limit

Michael Phelps, con tutti i suoi limiti, rappresenta probabilmente la migliore e allo stesso tempo la peggiore (qualitativamente parlando) risposta a quanti di voi si stessero interrogando sui motivi alla base dell'esiguo numero di titoli dedicati al nuoto. I limiti strutturali del gioco, difficili da superare e comuni alla totalità delle trasposizioni viodeoludiche (anche quelle "tradizionali") legate a questa disciplina, dovrebbero far riflettere - ancor prima che sul valore del gioco - su un problema di fondo: la rincorsa indiscriminata (e spesso "indisciplinata") di alcune software house, verso un realismo che spesso risulta praticamente impossibile da replicare, in modo convincente, all'interno di un videogioco. Il titolo, di una poverta a tratti imbarazzante, non rende giustizia al campione da cui prende il nome e soprattutto allo sport che cerca invano di replicare. Non vorremmo (s)cadere nel banale ma, in casi come questo, il miglior consiglio che ci sentiamo di darvi é quello di andare a fare un bella nuotata, in acqua però...

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