Midnight Club: Los Angeles
di
Francesco Romagnoli
Siamo ormai da qualche anno nella “nuova generazione”, e nella next-gen i giochi di guida non sono più (per fortuna) un semplice scorrere d'asfalto tra una manciata di auto che si rincorrono.
C'é il gioco che possiede un motore fisico raffinato ed altamente simulativo, quello che fa guadagnare soldi e prestigio con le manovre “stilose”, quello dove si organizzano corse clandestine e si customizzano le auto e persino quello che mette a disposizione un'intera isola, con i suoi innumerevoli chilometri di strade da scoprire. Per inquadrare Midnight Club: Los Angeles dobbiamo soffermarci su questi due ultimi esempi.
Come si evince dal titolo non si svolge su di un'isola, bensì nella famosa città degli angeli, o, più precisamente, in una ricostruzione geograficamente (alquanto) approssimativa della stessa.
Ciò che invece lo fa assomigliare a Test Drive Unlimited é una serie di elementi che sembrano trarre a piene mani dal gioco Atari quali la completa libertà di movimento, la possibilità di incontrare altri avversari per le strade, di sfidarli istantaneamente, e persino l'idea delle missioni in cui si consegnano auto in giro per la città onde guadagnare qualche dollaro in più.
L'impostazione grafica é su di un gradino superiore rispetto a TDU, anche perché di acqua sotto i ponti nel frattempo ne é passata, e poi anche perché il territorio esplorabile é nettamente più ristretto.
Se a livello tecnico lo si può quindi posizionare come una via di mezzo tra il super pompato Burnout ed il più pallido Test Drive, c'é da dire che Midnight Club LA ricorda, anche nel motore fisico, molto più TDU che non altri esponenti del genere con i quali tendenzialmente si é visto confrontato in passato.
La somiglianza é tale che quando si esce per la prima volta dal concessionario sembra di essere di fronte al seguito del titolo Atari, piuttosto che non in un'evoluzione di quel DUB Edition che diede del filo da torcere agli “Underground” di allora.
Ecco che parlando di underground, o meglio di Need For Speed, torniamo ad inquadrare MC: LA, per posizionarlo a metà strada quindi tra i due generi: quello libero ed esplorativo di Test Drive, e quello della formula, ormai divenuta un classico, delle corse clandestine unite alla personalizzazione (soprattutto estetica) dei veicoli, divenuto famoso con la saga EA.
Ora che abbiamo più o meno espresso i riferimenti per capire i contenuti del gioco parliamo delle emozioni che é stato in grado di suscitare questo videogame durante la prova.
La partenza é ottima. Non tanto per una trama discreta che fa da contorno, o per la caratterizzazione dei personaggi, che risulta ispirata dai dialoghi e dalle espressioni tipicamente “west coast”.
Quanto per l'impatto dato dal gioco non appena si gira la chiave e si comincia a gironzolare per le strade di Los Angeles. Le strutture sono dettagliate, a tratti personalizzate, con nomi famosi di grandi catene e luoghi di notoria fama. Il traffico é pullulante, e sempre misurato: mai eccessivo e mai inesistente, dando un'impressione realistica di quello che é il tran-tran cittadino, con code ai semafori o incolonnamenti nella tangenziale.Le stesse autoche costituiscono questo via vai non sono modelli anonimi e poco dettagliati, bensìveicoli di marchio, che quasi non sfigurerebbero se facessero parte del parco auto utilizzabile dall'utente.
In quanto ai mezzi, all'inizio potremo scegliere tra tre alternative. Trattasi di auto di basso profilo, tutte un po' “rattoppate”. Noi non abbiamo saputo resistere al fascino della vecchia Golf anni '70.
Così, un po' demodé, un po' alternative-chic, abbiamo cominciato a guardarci intorno ed assaporare tutti gli scorci della città, coadiuvati da una mappa precisa ed a sua volta ben dettagliata quando si zooma per osservare nel dettaglio le biforcazioni delle strade o le scorciatoie, che diventeranno utilissime, per non dire essenziali, nel corso delle gare.
Le gare appunto. Non dobbiamo scordarci che siamo qui ad LA per farci un nome ed aspirare a diventare il dominatore delle gare clandestine in città (sì...in effetti non suona molto originale, ma d'altronde...).
Così ecco che cominciamo a partecipare alle sfide che sono disponibili. Si parte con semplici gare punto a punto, strutturate a check-point, e si proseguirà per tutto il corso del gioco con varianti più o meno ispirate. Ci sono le gare con più giri di un percorso da completare oquelle che partono da un semaforo ed indicano solo il punto finale di arrivo, e sta a noi scegliere le strade per raggiungerlo.
Si varia poi con le gare che si svolgono prettamente sulle autostrade, oppure ancora con le missioni di consegna delle autovetture da effettuare entro un tempo limite ed evitando di subire troppi danni (altro punto di contatto con TDU).
All'inizio la varietà di gare, e la struttura degli obiettivi (tipo: “vinci tot gare con una muscle-car”) per sbloccarne di nuove, stimola ad esplorare ogni possibilità. Poi però cominciano le magagne.
Le gare cominciano a farsi ripetitive e se non si spezza il ritmo con qualche sosta dal meccanico per sbizzarrirsi con le possibilità offerte dal tuning estetico, si comincia a subire l'effetto di ridondanza.
Questo difetto divampa a causa del famigerato effetto elastico. Quel carcinoma che, nel tentativo di rendere le gare costantemente in bilico dal primo all'ultimo secondo, non fa altro che salire la frustrazione e la noia nel videogiocatore. Questo effetto trasforma il livello di difficoltà delle gare in un “livello di casualità”. In pratica più le gare vengono segnalate con colori tendenti al rosso, tanto maggiore sarà la porzione di gara demandata al caso.
C'é il gioco che possiede un motore fisico raffinato ed altamente simulativo, quello che fa guadagnare soldi e prestigio con le manovre “stilose”, quello dove si organizzano corse clandestine e si customizzano le auto e persino quello che mette a disposizione un'intera isola, con i suoi innumerevoli chilometri di strade da scoprire. Per inquadrare Midnight Club: Los Angeles dobbiamo soffermarci su questi due ultimi esempi.
Come si evince dal titolo non si svolge su di un'isola, bensì nella famosa città degli angeli, o, più precisamente, in una ricostruzione geograficamente (alquanto) approssimativa della stessa.
Ciò che invece lo fa assomigliare a Test Drive Unlimited é una serie di elementi che sembrano trarre a piene mani dal gioco Atari quali la completa libertà di movimento, la possibilità di incontrare altri avversari per le strade, di sfidarli istantaneamente, e persino l'idea delle missioni in cui si consegnano auto in giro per la città onde guadagnare qualche dollaro in più.
L'impostazione grafica é su di un gradino superiore rispetto a TDU, anche perché di acqua sotto i ponti nel frattempo ne é passata, e poi anche perché il territorio esplorabile é nettamente più ristretto.
Se a livello tecnico lo si può quindi posizionare come una via di mezzo tra il super pompato Burnout ed il più pallido Test Drive, c'é da dire che Midnight Club LA ricorda, anche nel motore fisico, molto più TDU che non altri esponenti del genere con i quali tendenzialmente si é visto confrontato in passato.
La somiglianza é tale che quando si esce per la prima volta dal concessionario sembra di essere di fronte al seguito del titolo Atari, piuttosto che non in un'evoluzione di quel DUB Edition che diede del filo da torcere agli “Underground” di allora.
Ecco che parlando di underground, o meglio di Need For Speed, torniamo ad inquadrare MC: LA, per posizionarlo a metà strada quindi tra i due generi: quello libero ed esplorativo di Test Drive, e quello della formula, ormai divenuta un classico, delle corse clandestine unite alla personalizzazione (soprattutto estetica) dei veicoli, divenuto famoso con la saga EA.
Ora che abbiamo più o meno espresso i riferimenti per capire i contenuti del gioco parliamo delle emozioni che é stato in grado di suscitare questo videogame durante la prova.
La partenza é ottima. Non tanto per una trama discreta che fa da contorno, o per la caratterizzazione dei personaggi, che risulta ispirata dai dialoghi e dalle espressioni tipicamente “west coast”.
Quanto per l'impatto dato dal gioco non appena si gira la chiave e si comincia a gironzolare per le strade di Los Angeles. Le strutture sono dettagliate, a tratti personalizzate, con nomi famosi di grandi catene e luoghi di notoria fama. Il traffico é pullulante, e sempre misurato: mai eccessivo e mai inesistente, dando un'impressione realistica di quello che é il tran-tran cittadino, con code ai semafori o incolonnamenti nella tangenziale.Le stesse autoche costituiscono questo via vai non sono modelli anonimi e poco dettagliati, bensìveicoli di marchio, che quasi non sfigurerebbero se facessero parte del parco auto utilizzabile dall'utente.
In quanto ai mezzi, all'inizio potremo scegliere tra tre alternative. Trattasi di auto di basso profilo, tutte un po' “rattoppate”. Noi non abbiamo saputo resistere al fascino della vecchia Golf anni '70.
Così, un po' demodé, un po' alternative-chic, abbiamo cominciato a guardarci intorno ed assaporare tutti gli scorci della città, coadiuvati da una mappa precisa ed a sua volta ben dettagliata quando si zooma per osservare nel dettaglio le biforcazioni delle strade o le scorciatoie, che diventeranno utilissime, per non dire essenziali, nel corso delle gare.
Le gare appunto. Non dobbiamo scordarci che siamo qui ad LA per farci un nome ed aspirare a diventare il dominatore delle gare clandestine in città (sì...in effetti non suona molto originale, ma d'altronde...).
Così ecco che cominciamo a partecipare alle sfide che sono disponibili. Si parte con semplici gare punto a punto, strutturate a check-point, e si proseguirà per tutto il corso del gioco con varianti più o meno ispirate. Ci sono le gare con più giri di un percorso da completare oquelle che partono da un semaforo ed indicano solo il punto finale di arrivo, e sta a noi scegliere le strade per raggiungerlo.
Si varia poi con le gare che si svolgono prettamente sulle autostrade, oppure ancora con le missioni di consegna delle autovetture da effettuare entro un tempo limite ed evitando di subire troppi danni (altro punto di contatto con TDU).
All'inizio la varietà di gare, e la struttura degli obiettivi (tipo: “vinci tot gare con una muscle-car”) per sbloccarne di nuove, stimola ad esplorare ogni possibilità. Poi però cominciano le magagne.
Le gare cominciano a farsi ripetitive e se non si spezza il ritmo con qualche sosta dal meccanico per sbizzarrirsi con le possibilità offerte dal tuning estetico, si comincia a subire l'effetto di ridondanza.
Questo difetto divampa a causa del famigerato effetto elastico. Quel carcinoma che, nel tentativo di rendere le gare costantemente in bilico dal primo all'ultimo secondo, non fa altro che salire la frustrazione e la noia nel videogiocatore. Questo effetto trasforma il livello di difficoltà delle gare in un “livello di casualità”. In pratica più le gare vengono segnalate con colori tendenti al rosso, tanto maggiore sarà la porzione di gara demandata al caso.
Midnight Club: Los Angeles
7.5
Voto
Redazione
Midnight Club: Los Angeles
Il ritorno di Midnight Club sulle scene é senza dubbio spettacolare. I passi avanti sono considerevoli e l'ibridazione con il genere Free-Roaming é avvenuta in modo convincente per quanto concerne le componenti di esplorazione e l'environment in cui ci si trova immersi. Il gameplay si dimostra di stampo arcade, piuttosto accattivante nella formula di guida, ma falcidiato da un clamoroso effetto elastico che purtroppo mette in risalto la ripetitività delle gare ed appiattisce lo stimolo nella progressione del gioco. Non tutti i giocatori soffrono di questo aspetto, attribuendo una certa frustrazione più all'impostazione delladifficoltà generaleche non agli aspetti casuali generati da questo comportamento falsante dell'IA. Tuttavia si tratta di un aspetto che poteva essere gestito in maniera diversa, onde non far prevalere l'aspetto casuale delle competizioni ed incentivando il giocatore ad impegnarsi anchenel ripetersi di gare simili. Per fortuna il resto del gioco é compatto ed attraente, capace di offrire diverse distrazioni come il tuning delle auto e qualche missione "alternativa". Consigliato quindi soprattutto agli amanti del gioco arcade spettacolare e a chi non saresistere al fascino delle corse clandestine.