MISSION: IMPOSSIBLE
di
Redazione Gamesurf
Leggi videoludico-trascendentali, di cui non ci é dato sapere, vogliono terroristi, spie nemiche, contrabbandieri e ogni altra sorta di male personificato, come incubo dei fortunati possessori di console a 32 bit. Mission Impossible nasce nei lontani anni '70 sugli obsoleti tubi catodici dei televisori americani, con appellativo di telefilm, più o meno appassionante, per poi sbarcare, con discreto successo, nelle sale cinematografiche internazionali. L'impianto base del film vedeva la classica guerra fredda, in corso tra Stati Uniti ed Europa dell'Est, come motivo scatenante di una serie di missioni di spionaggio, condite con ritrovati bellici ultra sofisticati e soliti boss cattivi, accompagnati dalla bellone di turno. La prima trasposizione videoludica della pellicola in questione fu appannaggio delle (limitate) cartucce per N64. Solo dopo parecchio ed inspiegabile tempo i programmatori della Infogrames hanno deciso di metter mano alla conversione di Mission Impossible in formato cd, per la nostra cara PlayStation
Premetto sin dall'inizio che gli standard attuali sono ben lontani e superiori a ciò che offre, in termini di realizzazione tecnica, grafica e giocabilità pura, il prodotto in questione. Il fardello del tempo che porta inesorabilmente sulle spalle Mission Impossible si fa decisamente sentire, soprattutto in sede di comparazione con il capolavoro di Hideo Kojima, vate indiscusso dello sneak'em up, che ancor oggi troneggia, comodo, sul terreno da sé plasmato. Il fine ultimo del gioco é quello di assumere l'identità di Ethan Hunt, uomo di punta dell'IMF (Impossible Mission Force), e sgominare, nei 20 livelli esplorabili, ciascuna forma di terrorismo internazionale, dando fondo, almeno a detta degli sviluppatori, a tutto il nostro coraggio e clandestinità per agire nell'ombra. L'introduzione, come di buona regola in CG, introduce il novello agente segreto alla trama, piuttosto canonica, ma, diciamolo pure, suggestiva. Il livello di difficoltà, settabile su Possible e Impossible, svela da principio la natura marinaresca delle promesse degli uomini della X-ample
Premetto sin dall'inizio che gli standard attuali sono ben lontani e superiori a ciò che offre, in termini di realizzazione tecnica, grafica e giocabilità pura, il prodotto in questione. Il fardello del tempo che porta inesorabilmente sulle spalle Mission Impossible si fa decisamente sentire, soprattutto in sede di comparazione con il capolavoro di Hideo Kojima, vate indiscusso dello sneak'em up, che ancor oggi troneggia, comodo, sul terreno da sé plasmato. Il fine ultimo del gioco é quello di assumere l'identità di Ethan Hunt, uomo di punta dell'IMF (Impossible Mission Force), e sgominare, nei 20 livelli esplorabili, ciascuna forma di terrorismo internazionale, dando fondo, almeno a detta degli sviluppatori, a tutto il nostro coraggio e clandestinità per agire nell'ombra. L'introduzione, come di buona regola in CG, introduce il novello agente segreto alla trama, piuttosto canonica, ma, diciamolo pure, suggestiva. Il livello di difficoltà, settabile su Possible e Impossible, svela da principio la natura marinaresca delle promesse degli uomini della X-ample
MISSION: IMPOSSIBLE
MISSION: IMPOSSIBLE
La votazione finale rende giustizia ad un prodotto realizzato, vien quasi da pensare, con una "pensata e pesata" superficialità, senza mai toccare il fondo e mantenendosi in equilibrio su un piano appena sufficiente, per giunta da una casa imponente e mamma di capolavori, quale la Infogrames. Nulla è stato aggiunto ad un impianto base ben congegnato nella sfera temporale della sua remota uscita uscita su cartuccia, ma ora decisamente improponibilmente vetusto. In definitiva un prodotto tutt'altro che nuovo e innovativo, privo di migliorie cosmetiche, tecnologiche e di game-play, rispetto agli attuali standard.