Moho
di
Redazione Gamesurf
A volte vengono lanciati sul mercato dei titoli inattesi che rompono schemi prefissati. Moho non é l'ennesimo capitolo di una saga sportiva, non é un adventure 3D alla Tomb Raider e neanche un Role Playing Game pieno di statistiche. É un gioco semplice, immediato, istantaneo, uno di quei titoli dalle regole semplici ma difficili da dominare in pieno. Doti che appartenevano agli arcade di razza degli anni '80 e che difficilmente troviamo nei giochi attuali. La versione preliminare di Moho era stata già esaminata da Freegames il 2 giugno, ora é arrivato il momento di capire se i concetti videoludici degli anni '80, resi da un impianto audiovisivo moderno, sono validi ancora oggi
BIGLIE COLORATE
Forse Moho é il titolo che ci vuole per questa estate. Concettualmente sembra ispirato a quei giochi che si trovavano negli stabilimenti balneari una quindicina di anni fa, quei coin-op ante litteram, dove spostavamo un piano simile a un percorso cittadino, con buche e ostacoli, al cui interno si muoveva una biglia. Lo scopo, ovviamente, era quello di far rimanere la biglia sul piano il più a lungo possibile, compito che richiedeva un controllo non indifferente. Bisognava praticamente "sentire" la rotondità e prevenirne tutti i suoi comportamenti. Ciò che c'é di divertente in Moho proviene proprio da questo tipo di giochi, ma non é certo il primo nel suo genere
Tredici anni fa, su un computer a 16-bit rivoluzionario di nome Commodore Amiga venne programmato un gioco simile, Marble Madness ("Follia di Marmo"), dove bisognava guidare col mouse una biglia verso l'uscita di un percorso irto di ostacoli e di nemici. Il modello di gioco di Moho assomiglia a Marble Madness ma, ovviamente, sono state introdotte un gran numero di variabili aggiuntive per rendere il tutto più appetibile nell'anno 2000. L'esile background di Moho viene illustrato per filo e per segno nel filmato introduttivo che ora, udite, udite, può essere perfino ascoltato in italiano (il gioco é completamente localizzato). É una di quelle trame improbabili, meno credibili di Paperino che pilota uno shuttle
BIGLIE COLORATE
Forse Moho é il titolo che ci vuole per questa estate. Concettualmente sembra ispirato a quei giochi che si trovavano negli stabilimenti balneari una quindicina di anni fa, quei coin-op ante litteram, dove spostavamo un piano simile a un percorso cittadino, con buche e ostacoli, al cui interno si muoveva una biglia. Lo scopo, ovviamente, era quello di far rimanere la biglia sul piano il più a lungo possibile, compito che richiedeva un controllo non indifferente. Bisognava praticamente "sentire" la rotondità e prevenirne tutti i suoi comportamenti. Ciò che c'é di divertente in Moho proviene proprio da questo tipo di giochi, ma non é certo il primo nel suo genere
Tredici anni fa, su un computer a 16-bit rivoluzionario di nome Commodore Amiga venne programmato un gioco simile, Marble Madness ("Follia di Marmo"), dove bisognava guidare col mouse una biglia verso l'uscita di un percorso irto di ostacoli e di nemici. Il modello di gioco di Moho assomiglia a Marble Madness ma, ovviamente, sono state introdotte un gran numero di variabili aggiuntive per rendere il tutto più appetibile nell'anno 2000. L'esile background di Moho viene illustrato per filo e per segno nel filmato introduttivo che ora, udite, udite, può essere perfino ascoltato in italiano (il gioco é completamente localizzato). É una di quelle trame improbabili, meno credibili di Paperino che pilota uno shuttle
Moho
Moho
Moho è un parto della fantasia che si basa sul modello fisico delle biglie e ci offre un gran numero di arene con compiti diversi da assolvere. La curva d'apprendimento è un po' bizzarra e dovremo superare qualche livello prima di immergerci nel cuore dell'azione. Il controllo del nostro personaggio è l'aspetto più riuscito del gioco, mentre gli altri elementi, tratti dai picchiaduro e dai titoli sportivi, fungono da valido contorno. Peccato veramente per quei trenta quadri al secondo e la longevità non proprio elevatissima. In conclusione, un gioco che si ispira ai canoni di immediatezza e di divertimento dei coin-op degli anni ottanta, che non vi impegnerà per moltissimo tempo ma può essere un diversivo valido dai soliti platform/adventure/picchiaduro, se non si è troppo esigenti in termini di frame rate e non si cerca uno spessore tale da far schiantare un romanzo di Emily Bronte.