Monster Hunter: Freedom

di Marco Modugno
Ci risiamo. Verrebbe facile pensare che il porting per una nuova piattaforma di un gioco che ha già un anno d'anzianità sia un buon motivo per aggiustare il tiro, limando i difetti emersi nella prima versione del titolo, e migliorando in questo modo il risultato finale. Per capire cosa cambiare, ormai, non serve altro che un'attenta lettura dei forum dedicati, dove all'indomani di ogni nuova uscita si scatenano vere e proprie correnti di pensiero su cosa sia piaciuto e cosa invece no. Una tale abbondanza di fonti, gratuite tra l'altro, dovrebbe mettere al riparo gli sviluppatori dall'incorrere negli effetti deteriori del "perseverare diabolicum". L'esperienza, tuttavia, c'insegna che spesso non è così. Le logiche di mercato spingono per un'uscita veloce dei giochi e solo poche software house possono davvero permettersi di prendere tempo per consentire un "tuning" quasi perfetto delle loro creature.


Monster Hunter: Freedom di Capcom, porting pressoché pedissequo del quasi omonimo titolo uscito per PS2, si accoda a questa consuetudine, trasferendo sulla piccola console di Sony, che si appresta a compiere un anno di vita, pregi e difetti della prima versione.
La prima grande assenza si nota immediatamente, sfogliando il manuale d'istruzioni. Benché la grande S spinga sul potenziale di connettività di rete della sua ultimogenita, il gioco non include il multiplayer via Internet, limitandosi a permettere scontri con un numero massimo di 3 avversari via wi-fi. Il che, considerando quanto sia difficile che quattro possessori di PSP con lo stesso gioco s'incontrino, al di fuori di un doposcuola o di un pomeriggio organizzato a casa d'amici con la stessa passione, riduce al minimo le possibilità di utilizzare online il gioco.
Resta il single player, comunque, che implementa una campagna corposa, RPG oriented, ricca di missioni di caccia o di ricerca che terranno impegnato il nostro alter ego digitale per un numero di ore sufficiente a giustificare la spesa d'acquisto del gioco.
Una volta selezionato sesso e aspetto del personaggio attraverso un browser identico a quello implementato nella versione PS2, il baldo protagonista si ritroverà nella sua capanna, in un villaggio pseudopreistorico circondato dalle lande più inospitali e malfrequentate che Madre Natura abbia mai potuto creare. Dopo un giro d'orientamento tra le quattro casette dell'insediamento, giusto il tempo di capire che sarà qui che riceveremo gli incarichi delle missioni, potremo comprare o vendere oggetti o addirittura crearne o modificarne di nostri, attraverso un semplice tool di crafting, sarà il momento di metterci in marcia.

Nel villaggio incontreremo diverse persone più che pronte ad assegnarci compiti ingrati come la ricerca di magici componenti, erbe o funghi in terre infestate o l'eliminazione di questo o quel mostro, con difficoltà crescente a seconda del nostro livello d'abilità. A riguardo è bene sgombrare il campo da ogni dubbio circa la natura RPG del gioco Capcom. Per quanto siate abili sin dal principio con i tasti, nell'infliggere combo perfette, rassegnatevi ad affrontare i mostri più ostici solo dopo aver acquisito un equipaggiamento adeguato. Se non sarete coperti di ferro come un carro Abrams e dotati di uno spadone superdeformed da far invidia a quelli dei protagonisti di Final Fantasy, verrete spazzati via senza possibilità di replicare.
Questa linearità e il fatto che all'inizio del gioco i vostri datori di lavoro si ostinino ad assegnarvi noiose missioni di ricerca, rende al partenza un po' incerta, rischiano di dissuadere i meno ostinati.
Meglio non mollare subito, però, perché il gioco, più avanti, prende un buon ritmo, quando finalmente dotati di armi degne di questo nome, vi spingerete nelle lande limitrofe a caccia di terribili viverne sputa fuoco, dinosauri assassini o insetti che sembrano usciti da un film di fantascienza anni '50.


La sequenza di quest viene movimentata dagli esilaranti intermezzi di cui potrete godere non appena vi recherete bella fattoria appena fuori del villaggio, che potrete popolare di bizzarri gatti parlanti pronti ad aiutarvi ad estrarre minerale dalla miniera, a coltivare l'orto, a pescare o a preparare gustosi manicaretti che rinforzeranno le vostre statistiche nel corso della missione successiva.
Il menu ricco di opzioni, però, è guastato dalla permanenza di difetti del gameplay già avvertiti dagli utenti nella versione PS2, e tuttavia pertinacemente mantenuti in questa release tascabile.
A partire dall'obbligo di tornare a casa, nel villaggio, non solo per salvare ma soprattutto per effettuare qualsiasi modifica dell'equipaggiamento. Dal momento che potete portarvi dietro solo un'arma per volta, la cosa può rivelarsi deleteria, specie se vi ritrovate di fronte ad un mostro cui non riuscite, con l'arma che avete scelto, a provocare danno sufficiente ad eliminarlo.
La natura RPG del gioco si riflette anche in una certa legnosità del movimento del personaggio. Non che ci aspettassimo volteggi alla Tekken, per carità, ma l'assenza di un sistema di lock del bersaglio, unita alla macchinosità del sistema di controllo del protagonista e delle telecamere, rende il più delle volte inutili le combo più complicate, e quindi più efficaci, spedendoci a sventolare in aria la nostra spadona da mille e una notte mentre il drago di torno se la prende comoda a strapparci gli arti uno ad uno da dietro.

La disamina degli aspetti più squisitamente tecnici del gioco ci vede meno critici, tutto sommato. Per essere un gioco portatile, MH non ha nulla a che invidiare all'ottimo aspetto grafico del predecessore per console da tavolo. Le texture sono sufficientemente pulite e rifinite e l'antialiasing fa del suo meglio per evitare sbavature nella fluidità generale. Ottimo anche il frame rate, mantenuto sempre a livelli più che accettabili, incluse le situazioni più concitate.
Qualche problema, invece, lo creano i tempi di caricamento, un po' troppo lunghi per i gusti di un giocatore dotato di pazienza men che biblica. D'altronde la cosa pare essere un difetto comune alla maggior parte dei giochi su supporto UMD, il che la rende una pecca ormai tacitamente accettata dalla maggior parte degli utenti PSP.
Notevole anche il sonoro, caratterizzato anche di un'implementazione Dolby Pro Logic II che rimarrà, com'è ovvio, appannaggio esclusivo di chi si diverte a giocare con una console portatile sul divano di casa, collegandola all'impianto stereo domestico. Musiche adatte alle differenti situazioni di gioco sono accompagnate da effetti speciali di buon livello
Essendoci già pronunciati poco fa sul comparto multiplayer, orbato dell'opzione di gioco via Internet, non ci resta che tirare le fila della nostra analisi, emettendo il fatidico giudizio che dovrebbe convincervi a slacciare o meno i cordoni della vostra borsa, sempre troppo leggera.

Monster Hunter è tutto meno che un brutto gioco. La sua originalità lo caratterizza a maggior ragione nel non troppo affollato panorama PSP, permettendogli di emergere in mezzo alla pletora di puzzle game, sportivi e corse per auto. Le sue fortune, costruite finora attraverso una buona diffusione della versione PS2, meritano a buon titolo di proseguire sulla piccola console Sony, in attesa del più volte annunciato MH2. Il voto però non può essere pieno per colpa di quei difetti del gameplay che potevano, e a nostro giudizio dovevano, essere eliminati in questo porting. Chi spende per un gioco originale, scommettendo su di esso molte ore del proprio tempo libero e non pochi euro, meriterebbe la massima considerazione da parte degli sviluppatori. A causa di queste "dimenticanze" MH rischia di perdere quote di mercato che avrebbe meritato di ottenere per i suoi indubbi meriti. La Capcom farebbe bene a tenerne conto, la prossima volta: non si può pensare di far poggiare in eterno la fama di un brand tanto blasonato sul ricordo dell'indimenticato Street Fighter o del quasi altrettanto storico Resident Evil, poi clonati a ripetizione!