Monster Hunter Stories

di Simone Rampazzi

La serie di Monster Hunter, nata in Giappone ormai nel lontano 2004, ha riscosso un enorme successo nel corso degli anni, al punto di veder proliferare un franchise che, ad oggi, conta la bellezza di tredici capitoli pubblicati su quasi tutte le piattaforme. Gli avventurieri hanno continuato a cacciare le loro prede senza sosta, abituandosi ad uno stile di gioco improntato sul genere action RPG, dove l’alter-ego di circostanza deve appunto far fuori numerosi mostri sparsi per il mondo di gioco al fine di ottenere preziose risorse per migliorare il proprio inventario.

A differenza di questo trend ormai radicato nella struttura di gioco, emerge uno spin-off per console Nintendo dove tutto sembra letteralmente cambiare. Cosa ci aspetta in Monster Hunter Stories? Un mondo completamente diverso dal passato.

Da cacciatori a pacifici rider

Nel minuscolo villaggio di Hakum la vita scorre in modo diverso da quanto siamo abituati, grazie alla presenza di una pietra che ci permette di entrare in simbiosi con le creature che popolano il territorio circostante. La Pietra del Legame, questo è il suo nome, funge così da collante con un mondo che fino ad ora avevamo solo imparato a cacciare, regalando quindi un nuovo scopo al protagonista dell’avventura che ora diventa un pacifico Rider.

Le responsabilità dietro a questo ruolo, con tanto di rituale sacro adibito per ottenerne il titolo, ci permette quindi non soltanto di diventare un allevatore di bestie (nel senso stretto del termine), ma ci obbliga anche a proteggere il villaggio da qualunque pericolo venisse a bussare alla sua porta. Chiaramente l’arrivo di questa responsabilità combacia con l’inizio della nostra avventura, dove il pericoloso Flagello Nero torna a devastare il mondo, alterando la natura pacifica delle creature che la popolano.

È proprio il giovane protagonista, nostro alter-ego, a salvare fortuitamente Hakum dalla distruzione totale grazie al suo piccolo rathalos, ed è proprio da qui che la nostra avventura ha inizio. Marvelous Game ha eseguito un lavoro certosino nella conversione del brand, al punto che la storia scritta per l’occasione riesce a coinvolgere a dovere il giocatore, che pian piano riesce anche a conoscere meglio i personaggi principali che la caratterizzano.

Anche se ci troviamo di fronte a quello che potrebbe essere un pokèmon-like, almeno per quanto riguarda il combat system, l’esplorazione del mondo, ma anche tutta la tipologia di rapporti tra i personaggi presentati ci permette di godere appieno un’avventura degna di nota in pieno stile nipponico.

Il viaggio del nostro alter-ego ci spinge verso luoghi inesplorati, dandoci un vero assaggio di tutto ciò che è possibile fare al di fuori del combattimento. Potremo infatti raccogliere differenti risorse al fine di portarle al fabbro, ottenendo potenziamenti per armi e armature, oppure potremo imbatterci in tane di mostri dove sarà possibile recuperare (dopo aver sconfitto il boss del caso) delle piccole uova da portare al nostro compagno nelle scuderie.

Questa parte ci permette di arricchire i monstie in nostro possesso, dandoci quindi la possibilità di cambiare il nostro compagno di avventure a seconda di rarità, potenza o del nostro semplice gusto estetico. Senza contare che poi, grazie ad un particolare rituale sciamanico, sarà possibile perfino modificare i tratti genetici del nostro monstie preferito, conferendogli abilità e bonus presi da un altro compagno animale. Oltre alla missione principali esistono anche moltissime side-quest a cui attingere, al fine di aumentare la longevità del titolo, tra cui troviamo anche la modalità esplorazione dove potremo assemblare una squadra autonoma di monstie e mandarla a raccogliere in automatico le risorse per il crafting (un po' come visto in Ever Oasis, ricordate?).

Al posto della caccia…

I nuovi elementi inseriti in questa conversione arricchiscono l’opera con stimolanti svolte, primo fra tutti il combat system suddetto, che adesso si adatta alla storia acquistando una sua propria caratteristica unica. Una volta incontrato il bersaglio da combattere, lo scontro viene diviso in turni dove bisogna scegliere uno degli attacchi a disposizione (Potenza – Tecnica – Velocità) ed in questa tripletta, come in una morra cinese, il primo batte il secondo e così via.

Ogni volta che il nostro monstie infligge un colpo all’avversario, il nostro alter-ego guadagna punti legame che riempiono un ciondolo in nostro possesso, così da permettere una simbiosi duratura che si traduce nella possibilità di cavalcarlo ottenendo attacchi speciali utili a fargli infliggere danni extra.

Le armi equipaggiate dal nostro alter-ego, invece, cambiano le abilità utilizzabili dall’eroe in prima persona, anche se comunque sarà quasi sempre più conveniente far attaccare il nostro monstie, così da riempire più velocemente la barra legame e sbloccare l’attacco più potente.

Il cambio di rotta impostato per l’opera non finisce qui. Anche il comparto stilistico ha subito un cambiamento piuttosto marcato, evidenziato dalla caratterizzazione dei mostri che adesso acquistano tratti cartooneschi molto colorati, adatti certamente al pubblico a cui è indirizzato maggiormente il titolo. Questa caratteristica potrebbe far storcere il naso ai fan di vecchia data, ma nella nostra disamina è risultata invece una nota forte ispirata, che riesce ad appagare l’occhio restando perfettamente in tema con l’esperienza videoludica proposta.

Per quanto riguarda il comparto multigiocatore, infine, si può solamente menzionare la possibilità di effettuare scontri in PvP contro altri giocatori, facendo scendere in campo i propri monstie.