Mortal Kombat Deception
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Fra tutti i beat em'up bidimensionali apparsi durante gli anni novanta, Mortal Kombat è stato senz'ombra di dubbio quello che più di ogni altro ha segnato un'epoca. Passato alla storia più per i contenuti violenti che per l'innovativo comparto grafico proposto dodici anni or sono, il capolavoro di casa Midway è finito col diventare un vero e proprio fenomeno di culto, fattore che gli ha permesso di resistere anche ai clamorosi flop coincisi guarda caso con l'avvento dei picchiaduro in tre dimensioni. Dopo un periodo non proprio felicissimo, Midway ha ben veduto di tornare sui propri passi nel tentativo di ridare lustro ad una serie che pareva aver smarrito la strada del successo. E' così nato Deadly Alliance, esperimento 3D tutto sommato riuscito, di cui Deception è il diretto discendente.
Come ogni picchiaduro che si rispetti, anche Deception usufruisce di un "drammatico" background narrativo che giustifichi una qualsivoglia lotta fratricida. Questa volta, il nostro compito sarà tanto per cambiare quello di impedire che l'imperatore dell'Altro Regno Outworld -, responsabile fra l'altro dell'uccisione di Raiden, estenda il suo dominio sulla terra degli uomini.
Nulla o quasi è cambiato
Presentato come la naturale evoluzione di Deadly Alliance, Mortal Kombat Deception propone un concept del tutto identico al prequel. Ci troviamo quindi di fronte ad un titolo che sfoggia ancora una volta arene 3D e personaggi poligonali dotati di tre differenti stili di lotta, features che vanno a sommarsi a quelle, completamente nuove, rappresentate dagli Hara Kiri e dalle arene multi livello.
Inserita come contromossa delle fatality, combo tanto cruente quanto inutili al fine del risultato, l'hara kiri consente di evitare l'onta "della mossa definitiva" attraverso il ben più onorevole suicidio, azione che non ci metterà comunque al riparo da una fine altrettanto cruenta.
Ben più interessante è invece il ruolo ricoperto dalle arene che, oltre ad offrire più piani di combattimento alla Dead Or Alive 3, potranno essere utilizzate per liquidare anzitempo il nostro avversario.
Alle classiche locazioni come The Pit, in cui potremo gettare il nostro avversario sulle punte acuminate sottostanti, vanno così ad aggiungersi background alternativi che ci permetteranno per esempio di usufruire di pareti semoventi per stritolare la vittima di turno, o meglio ancora vederla ridotta ad un cumulo di cenere grazie all'aiuto di un'enorme altoforno.
Quattro è meglio di uno
Salvo rare eccezioni, la longevità di un beat em'up è strettamente legata alla presenza di features accessorie che ne prolunghino di fatto la curva di vita . Il più delle volte, memorizzate tutte le mosse e sbloccati gli eventuali personaggi nascosti, il gioco è infatti destinato a concludere anzitempo il suo triste percorso verso il paradiso della dimenticanza, salvo poi essere opportunamente "rispolverato" in caso di serate a base di pizza ed amici.
Sotto questo punto di vista Midway è stata senz'ombra di dubbio accorta, unendo alle classiche modalità di gioco, due mini game del calibro di Puzzle Kombat e Chess Kombat ed il rinnovato Konquest che rappresentano ben più di un semplice elemento di contorno.
Sulla falsa riga della serie Puzzle Fighter di Capcom, il Puzzle Kombat propone una versione in chiave multiplayer del Tetris. Il nostro compito, sia che si giochi contro la CPU o contro un avversario umano, sarà quello di raggruppare i pezzi dello stesso colore che pioveranno sulla nostra porzione di campo, al fine di intasare quello avversario. A differenza di quanto accade in Puzzle Fighter, la nostra vittoria sarà comunque decretata non da una classica schermata di trionfo ma da una ben più interessante fatality in versione deformed, con relativo spappolamento del malcapitato.
Sicuramente più interessante è invece il Chess Kombat, versione riveduta e corretta degli scacchi in cui, selezionati i personaggi da utilizzare come pedine e posizionate le varie trappole sul campo, dovremo di fatto partecipare ad una normale partita ( utilizzando le stesse regole di movimento e di ingaggio ), arricchita però dalla necessita di combattere, nel più classico dei Mortal Kombat, per la conquista dell'eventuale casella occupata dal pezzo avversario. Scopo del gioco sarà ovviamente dare scacco matto al Re avversario, che andrà come sempre affrontato e vinto in combattimento.
Come ogni picchiaduro che si rispetti, anche Deception usufruisce di un "drammatico" background narrativo che giustifichi una qualsivoglia lotta fratricida. Questa volta, il nostro compito sarà tanto per cambiare quello di impedire che l'imperatore dell'Altro Regno Outworld -, responsabile fra l'altro dell'uccisione di Raiden, estenda il suo dominio sulla terra degli uomini.
Nulla o quasi è cambiato
Presentato come la naturale evoluzione di Deadly Alliance, Mortal Kombat Deception propone un concept del tutto identico al prequel. Ci troviamo quindi di fronte ad un titolo che sfoggia ancora una volta arene 3D e personaggi poligonali dotati di tre differenti stili di lotta, features che vanno a sommarsi a quelle, completamente nuove, rappresentate dagli Hara Kiri e dalle arene multi livello.
Inserita come contromossa delle fatality, combo tanto cruente quanto inutili al fine del risultato, l'hara kiri consente di evitare l'onta "della mossa definitiva" attraverso il ben più onorevole suicidio, azione che non ci metterà comunque al riparo da una fine altrettanto cruenta.
Ben più interessante è invece il ruolo ricoperto dalle arene che, oltre ad offrire più piani di combattimento alla Dead Or Alive 3, potranno essere utilizzate per liquidare anzitempo il nostro avversario.
Alle classiche locazioni come The Pit, in cui potremo gettare il nostro avversario sulle punte acuminate sottostanti, vanno così ad aggiungersi background alternativi che ci permetteranno per esempio di usufruire di pareti semoventi per stritolare la vittima di turno, o meglio ancora vederla ridotta ad un cumulo di cenere grazie all'aiuto di un'enorme altoforno.
Quattro è meglio di uno
Salvo rare eccezioni, la longevità di un beat em'up è strettamente legata alla presenza di features accessorie che ne prolunghino di fatto la curva di vita . Il più delle volte, memorizzate tutte le mosse e sbloccati gli eventuali personaggi nascosti, il gioco è infatti destinato a concludere anzitempo il suo triste percorso verso il paradiso della dimenticanza, salvo poi essere opportunamente "rispolverato" in caso di serate a base di pizza ed amici.
Sotto questo punto di vista Midway è stata senz'ombra di dubbio accorta, unendo alle classiche modalità di gioco, due mini game del calibro di Puzzle Kombat e Chess Kombat ed il rinnovato Konquest che rappresentano ben più di un semplice elemento di contorno.
Sulla falsa riga della serie Puzzle Fighter di Capcom, il Puzzle Kombat propone una versione in chiave multiplayer del Tetris. Il nostro compito, sia che si giochi contro la CPU o contro un avversario umano, sarà quello di raggruppare i pezzi dello stesso colore che pioveranno sulla nostra porzione di campo, al fine di intasare quello avversario. A differenza di quanto accade in Puzzle Fighter, la nostra vittoria sarà comunque decretata non da una classica schermata di trionfo ma da una ben più interessante fatality in versione deformed, con relativo spappolamento del malcapitato.
Sicuramente più interessante è invece il Chess Kombat, versione riveduta e corretta degli scacchi in cui, selezionati i personaggi da utilizzare come pedine e posizionate le varie trappole sul campo, dovremo di fatto partecipare ad una normale partita ( utilizzando le stesse regole di movimento e di ingaggio ), arricchita però dalla necessita di combattere, nel più classico dei Mortal Kombat, per la conquista dell'eventuale casella occupata dal pezzo avversario. Scopo del gioco sarà ovviamente dare scacco matto al Re avversario, che andrà come sempre affrontato e vinto in combattimento.