Myst III: Exile

di Redazione Gamesurf
Vi sono titoli che, nel mondo del divertimento elettronico, sono impressi a fuoco nella mente di chiunque si sia anche solo di poco avvicinato a questo tipo di giochi. Uno di questi é stato sicuramente Myst uno dei giochi per computer più venduti in assoluto al mondo. La cosa incredibile di Myst é che non utilizzava nessuna particolare diavoleria tecnologica, per giocarlo non serviva un computer al top della gamma, il gioco non era altro che un insieme di immagini statiche, di click di mouse e di effetti sonori. Eppure riuscì a surclassare in vendite, e ovviamente in apprezzamenti (per quanto la questione sull'effettivo valore del "gioco" sia tuttora discussa), altri rivali che facevano dell'animazione e dell'interattività più spinta il loro cavallo di battaglia. Questo perché la trama di Myst era dotata di quello spessore capace di rendere un gioco un'esperienza incredibilmente accattivante e appagante. Qualche anno dopo uscì sul mercato un suo seguito intitolato Riven che ha rinverdito i successi del progenitore in pratica senza modificare nulla nello schema del gioco. Siamo ora al terzo capitolo della saga e ancora lo schema resta quello di tanti anni fa. C'é qualche importantissima novità, come vedremo, ma in Myst III Exile la carta vincente rimane sempre l'incredibile fascino che rende il gioco una vera e propria esperienza capace di eccitare e stimolare tutti i nostri sensi

VISTA: UN'ESPERIENZA UNICA
I giochi 3D di ultima generazione sono indubbiamente spettacolari ma ancora non possono eguagliare la qualità estetica e la definizione che si può avere con una singola immagine fissa. Myst non é altro che un susseguirsi di immagini fisse (comunque intercalate con filmati in movimento), lo spostarsi di locazione in locazione non avviene in modo fluido, bensì attraverso una sorta di salti grafici. Ma questo non é assolutamente un aspetto negativo, i "disegni" degli ambienti sono resi in modo così spettacolare da non far assolutamente rimpiangere nessun motore 3D e gli artisti che hanno realizzato le scene sono degni di appendere le loro opere all'interno di una qualsiasi pinacoteca nazionale (si fa per dire)