Nascar 07

di Marco Modugno
NASCAR 06 2.0. Andava scritto così sulle confezioni della versione 2007 del gioco di corse EA dedicato al mondo tutto americano delle competizioni su piste ad anello, con vetture a ruote coperte. La nuova versione, infatti, sia sotto il profilo tecnico che sotto quello del gameplay, assomiglia come una gemella omozigote a quella dello scorso anno. D'accordo, sappiamo tutti che l'hardware PS2 è ormai da diversi anni allo stremo, incapace di dare più di quanto non abbia già dato negli anni gloriosi, ma trovarsi tra le mani, dopo averlo acquistato a prezzo pieno, un gioco che sembra la fotocopia di quello che avevamo appena sfrattato sullo scaffale per rivendercelo su Ebay a quattro soldi, può essere seccante. Possibile che una major come la EA non abbia saputo spingere uno dei suoi team di punta, EA Tiburon, a regalarci qualche vera novità, non foss'altro in termini di giocabilità e godimento?


Lo spazio per migliorare, in un gioco cronicamente settario, da sempre caratterizzato da controlli sensibilissimi che richiedono il tocco di un pianista di fama mondiale per tenere la macchina in pista evitando di collezionare testa coda e bandiere gialle ad ogni sportellata, c'era eccome. Per non parlare del multiplayer, limitato a quattro giocatori (due in split-screen e scordatevi il system link!) o l'implementazione dell'head set per i comandi vocali ai gregari, cui abbiamo ritenuto di dedicare un box apposito. Invece niente.
Motore grafico invariato, tanto per cominciare. L'effetto blurring impera, regalandoci sì la sensazione dei 240 Km all'ora ma mettendoci ogni tre per due in condizione di non vedere in tempo una curva e piantarci nel muro di protezione per la gioia dei carrozzieri e la disperazione del nostro team manager. Al massimo, a voler essere pignoli, si può dire che sembra migliorato il frame rate, ma se non avete la sensibilità oculare di un falco pellegrino difficilmente ve ne sareste accorti da soli.
Nulla di nuovo nemmeno nel comparto sonoro. I menu sono accompagnati dalle solite musichette stile sudista, che ci aspettiamo accompagnino anche le bevute di birra e lo scambio goliardico di facezie dei paddocks di Daytona, Talaldega e Indianapolis, mentre in gara la fa da padrone il rombo possente dei motori, realistico e coinvolgente, accompagnato dallo stridio delle gomme e, più spesso di quanto lo desiderereste, dallo schianto delle lamiere.
Lo stesso si può dire delle modalità di gioco.

Oltre alla possibilità di giocare l'intero campionato o, in alternativa, solo le ultime dieci gare decisive per la conquista della Coppa Nextel, è anche possibile disputare una gara singola, i Dodge Challenges (divertenti rivisitazioni di gare del campionato scorso in cui potrete letteralmente "cambiare il passato", magari vincendo una gara che il vostro pilota aveva perso e così via) e la carriera. Quest'ultima modalità, in teoria il punto di forza della longevità del gioco, può tuttavia rivelarsi defatigante da ricominciare daccapo, a partire dalle serie riservate ai semidilettanti, per giocatori affezionati costretti a fare lo stesso ogni anno, senza la possibilità di "andare subito al sodo". Nemmeno la possibilità, per chi si sente già bravo, d'inserirsi fin da subito in una categoria superiore, stempera la noia. Sarà infatti difficile, per chiunque non sia il figlio naturale segreto di Dale Earnhardt, strappare una qualificazione in un campionato decente fin da subito.


La difficoltà, lo avrete capito, rappresenta uno di punti dolenti della serie NASCAR, al punto da tenere storicamente lontano chiunque sia in cerca di un gioco di corse abbordabile, con un'impostazione arcade alla Need For Speed, da imparare al volo e poi godere fino in fondo. La verità è che, oggi come oggi, i videogiocatori conducono vite sempre più impegnate, tra mille attività alternative alle sessioni con il gamepad in mano. La cultura del "mordi e fuggi" diffusa ovunque, diventa ancor più valida in un mondo ad elevatissima concorrenza dove una società che aspiri a veri successi commerciali non può sperare di contare solo ed unicamente sullo zoccolo di hardcore gamers pronti a sobbarcarsi lunghissime sessioni di allenamento anche solo per riuscire a portare a termine una competizione con tutte e quattro le ruote ancora al loro posto. In questa logica, implementare un approccio maggiormente "user friendly" avrebbe rappresentato davvero quel quid in più che l'utenza si aspettava dalla versione 2007 del titolo EA. Invece niente da fare. I controlli sono quelli di sempre, sensibilissimi, e la minima collisione con un avversario vi porterà a compiere frustranti "giri di valzer" in pista, per la gioia dei vostri avversari elettronici che, nella migliore delle occasioni, vi precederanno spensierati al traguardo.

E ancora. Passi per un multiplayer deficitario, nel quale si può al massimo spaziare da uno split screen uno contro uno in locale a partite a quattro online dove il lag la fa da padrone, ma i ragazzi della EA Tiburon potevano almeno aggiornare il roster piloti con i nomi della stagione in corso, quella 2006, iniziata più di sette mesi fa. Vedere Jeremy Mayfield, licenziato in tronco dal team Evernham ad agosto scorso per la sua condotta di gara disastrosa, ancora al volante della Dodge rossa con il numero 19, o cercare inutilmente nell'elenco piloti gente come Kenny Wallace o il promettente esordiente Clint Bowyer lascia francamente disorientati gli appassionati.
Risultato: il gioco sembra davvero solo una versione appena migliorata del suo predecessore, azzerando qualsiasi possibilità di appeal verso gli appassionati della serie che amano tenersi aggiornati comprando ogni nuovo capitolo. In definitiva NASCAR 2007 rimane consigliabile solo per un pubblico ristretto, già esperto nella guida virtuale al punto di non scoraggiarsi per la ripida curva di apprendimento ma, allo stesso tempo, novizio della serie. A chi possiede già NASCAR 2006 e non è parente stretto di uno degli sviluppatori, infatti, non facciamo fatica a suggerire mille modi migliori di spendere qualche decina di euro.