Naughty Bear Panic in Paradise

di Massimiliano Pacchiano
Immaginate uno di quegli show per bambini con pupazzi animati che scorrazzano su prati felici e fanno ogni sorta di azione banale. Magari una combriccola di orsetti colorati che gioca e organizza festicciole. Ora immaginate che uno di questi orsetti sia scuro, brutto, mezzo rotto e di pessimo umore. Emarginato e deriso dagli altri, l'orsacchiotto cattivo pianifica quindi una terribile vendetta trasformando lo spettacolo per bimbi in un concentrato di violenza e sadismo. L'idea alla base di Naughty Bear non é nuovissima, in quanto già vecchi videogiochi come Creatures per C64 o cartoon come Happy Tree Friends e South Park proponevano il bizzarro accostamento di temi infantili e violenza esasperata, ma la peculiarità sta nel trasferire il tutto in un contesto stealth-picchiaduro.



Il primo capitolo di Naughty Bear, uscito ormai ben due anni fa, narrava le gesta dell'orsetto furente che, dopo il mancato invito ad una festa di compleanno e umiliazioni assortite, scatenava un inferno tra i suoi “amichetti” peluche. Uno stealth game in cui si potevano spaventare ed uccidere gli avversari; ma anche vandalizzare e distruggere oggetti con il doppio scopo di aumentare il moltiplicatore di punti e distrarre i nemici. Nonostante la struttura di gioco fosse piuttosto libera ed aperta, il gioco era pieno di difetti realizzativi che lo rendevano poco piacevole da fruire: telecamera orribile, grafica scattosa, IA deficitaria e controlli scadenti rendevano un potenziale ottimo gioco in un disastro semi-ingiocabile. Insomma, il cugino scadente di Manhunt e di Metal Gear. Naughty Bear fu anche un caso bizzarro: nonostante lo scarso successo dell'edizione su disco, venne pubblicata una versione digital delivery ed uscirono un nutrito numero di DLC, tra cui tre capitoli inediti a tema supereroistico, piratesco e vampirico.

Ma passiamo a Panic in Paradise, non un DLC ma un gioco stand-alone: un vero e proprio sequel se vogliamo. Stavolta il nostro orsetto pieno di cicatrici seguirà i suoi insopportabili “amichetti” all'interno di un esotico villaggio vacanze.. dove ovviamente non é stato invitato. La trama, estremamente banale e priva di sviluppi, si ripete ancora una volta ed é solo una scusa per continuare a perpetrare il massacro di peluche. Il gioco ha subito alcune modifiche strutturali: l'interfaccia é cambiata ed abbiamo un diverso sistema di interazione con le vittime, che stavolta potranno essere non solo spaventate ed uccise ma anche trascinate verso alcuni oggetti “fissi” con i quali terminarli (ad esempio falciatrici, telefoni, cactus, barbecue) o spogliati per ottenerne il costume e quindi utilizzarlo per passare inosservati. Stavolta non abbiamo più il moltiplicatore di punti, ma un sistema con livelli di esperienza e soldi da raccogliere per comprare equipaggiamenti o vestiti. In alcuni stage abbiamo un bersaglio prestabilito, e c'é la possibilità che il nostro obbiettivo di turno “se la svigni” su un'automobile (scassabile). Altre meccaniche sono immutate, anche se abbiamo una maggior enfasi sul “suicidio indotto” in seguito allo spavento estremo, presentato in maniera differente dal prequel.




Ultima differenza é la struttura dei livelli, che ora appaiono generalmente più ampi e liberi, con grandi spazi aperti. Il problema é che questo non é affatto sinonimo di buon level design, anzi i livelli appaiono spesso vuoti e dispersivi. Tra l'altro questa maggior ampiezza degli ambienti rende il gioco ancor meno fluido che in passato (il motore sembra grossomodo lo stesso), e nonostante la grafica abbia subito un restyling é persino più brutta e spoglia dell'originale: l'unica cosa davvero migliore sono i menu e l'interfaccia. In sostanza ci troviamo davanti ad un gioco che non risolve i difetti del precedente, ma anzi in alcuni casi li amplifica. Sebbene il gameplay sia stato alterato, problemi annosi come controlli, collisioni e scarsa fluidità rimangono; la telecamera pare leggermente migliorata ma é semplicemente “più lontana” nel vano tentativo di avere una visione di gioco più completa. La grafica ed il level design sono assolutamente mediocri, quando invece l'originale, nella sua semplicità appariva più curato e coeso.

Riguardo la durata, i livelli sono in numero discreto, ma si ripetono di continuo con nuovi obbiettivi per annacquare la longevità; inoltre il multiplayer é stato rimosso. Come ciliegina sulla torta il gioco ogni tanto crasha o si blocca in maniera strana. Insomma, i Behaviour Interactive hanno ripreso il lavoro degli A2M col tentativo di migliorarlo ma a nostro parere hanno fatto solo un bel pasticcio. Il sonoro ci risparmia le solite musiche cacofoniche e inascoltabili del primo Naughty Bear, sostituendole con una colonna sonora da film horror discreta ma sin troppo stereotipata. Stavolta però manca il doppiaggio italiano del narratore, che con la sua voce allegra e accondiscendente mentre illustrava atrocità di ogni genere era la parte migliore del gioco: al suo posto abbiamo solo un anonimo speaker con uno spiccato accento anglosassone e dei sottotitoli italiano ben tradotti ma difficili da seguire.